Negli ultimi anni abbiamo assistito a un profondo mutamento di paradigma negli studi di storia della filosofia. Divenuta definitiva la presa di distanza dall’approccio storicistico che cercava di mettere in risalto una filosofia “pura”, la storicità della quale si sarebbe verificata attraverso passaggi da pensiero a pensiero e da argomento ad argomento, si è affermato l’approccio che vede il pensiero filosofico svolgersi all’interno di “costellazioni”, che sono poi i movimenti, le mentalità, i valori accettati, gli slogan, tutti elementi che non si lasciano certo ridurre alla dimostrazione che un pensatore abbia letto un altro pensatore e che da lì sia partito un progetto filosofico. Occorre pensare a un complesso di punti, che assieme concorrono a definire un’epoca filosofica. Nel caso di questo bel lavoro di Laura Anna Macor, l’epoca filosofica è l’illuminismo, il pensatore è il poeta Friedrich Schiller e l’argomento è un argomento dalle chiare origini bibliche: Cos’è l’uomo? La Bibbia ebraica ci offre le indicazioni fondamentali: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari […] Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure tu l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi” (Salmo 8, 3-7). Le relazioni sono poste alzando lo sguardo al paradiso. Non è richiesto all’essere umano di rendersi piccolo, ma di percepire e vivere il paradiso come un segno della sua parentela con Dio e l’intera creazione. Questa è l’unica opportunità dell’uomo di ritrovare la via verso se stesso. Gli uomini e le donne che innalzano gli occhi al cielo e che contemplano la totalità e l’universo, si confrontano con tali termini di riferimento, con sensazioni, da un lato, d’intensa curiosità, d’invito a spingersi verso l’infinito, dal fascino di raggiungere obiettivi potenzialmente alla loro portata, ma dall’altro lato, con il crescente orrore e con la paura, o con il senso di rassegnata impotenza di fronte alla distruzione e al degrado del nostro ambiente. Anche Schiller affronta la questione di come garantire l’autonomia della ragione umana contro istanze condizionatrici quali l’apparato metafisico, la tutela altrui e la portata dei condizionamenti sensibili nell’uomo. La valutazione che Schiller dà del problema sollevato dal salmista viene proposta da Laura Anna Macor ricostruendo la maturazione della richiesta di autonomia in Schiller prima e dopo la sua lettura di Kant, mettendo in evidenza “il motivo filosofico forte per la svolta teorica” compiuta da Schiller a partire dal 1789 (p. 19). Seguendo la tripartizione delle idee fondamentali dell’illuminismo proposta da Norbert Hinske nel suo fortunato saggio omonimo del 1990, Laura Anna Macor ricostruisce la posizione che il giovane Schiller di volta in volta assume dinanzi alla costellazione costituita dall’idea (di base) della destinazione dell’uomo (pp. 23-71), dall’idea (programmatica) di eclettismo (pp. 73-96) e dall’idea (polemica) di pregiudizio (pp. 97-121). Laura Anna Macor mostra come Schiller proponga un ripensamento del tema della destinazione, che nei Räuber trova espressione nella celebre perorazione del brigante Franz Moor: “L’uomo nasce nel fango, per un po’ guazza nel fango, e, putrefacendosi, torna a confondersi col fango, finché si appiccica a lordare le suole delle scarpe del pronipote. Quella è la fine della canzone, il giro fangoso dell’umana destinazione [das morastige Zirkel der menschlichen Bestimmung]” (p. 45). L’insieme di sollecitazioni documentate da Laura Anna Macor nel periodo di solitaria riflessione tra il 1780 e il 1787 riscontra nel sistema kantiano “una nuova e valida sistematizzazione, che conferma Schiller nelle posizioni guadagnate in via del tutto personale” (p. 149). La questione cruciale che influenza l’intera ricezione dello spirito e della lettera della filosofia di Kant da parte di Schiller trova espressione nella lettera di Schiller a Christian Gottfried Körner del 18 febbraio 1793: “detérminati a partire da te stesso [Bestimme Dich aus Dich selbst!]”. Schiller affronta la relazione tra morale ed estetica, conclude Laura Anna Macor la sua pregevole ricerca, “in maniera diffusa e problematica nei saggi usciti tra il 1792 e il 1795, non pregiudica la prospettiva di fondo che guida il primo interesse per Kant, ma si fonda su di essa, presupponendola” (p. 152).
Laura Anna Macor, Il giro fangoso dell’umana destinazione (Pisa: ETS, 2008)
POZZO, Riccardo
2010-01-01
Abstract
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un profondo mutamento di paradigma negli studi di storia della filosofia. Divenuta definitiva la presa di distanza dall’approccio storicistico che cercava di mettere in risalto una filosofia “pura”, la storicità della quale si sarebbe verificata attraverso passaggi da pensiero a pensiero e da argomento ad argomento, si è affermato l’approccio che vede il pensiero filosofico svolgersi all’interno di “costellazioni”, che sono poi i movimenti, le mentalità, i valori accettati, gli slogan, tutti elementi che non si lasciano certo ridurre alla dimostrazione che un pensatore abbia letto un altro pensatore e che da lì sia partito un progetto filosofico. Occorre pensare a un complesso di punti, che assieme concorrono a definire un’epoca filosofica. Nel caso di questo bel lavoro di Laura Anna Macor, l’epoca filosofica è l’illuminismo, il pensatore è il poeta Friedrich Schiller e l’argomento è un argomento dalle chiare origini bibliche: Cos’è l’uomo? La Bibbia ebraica ci offre le indicazioni fondamentali: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari […] Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure tu l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi” (Salmo 8, 3-7). Le relazioni sono poste alzando lo sguardo al paradiso. Non è richiesto all’essere umano di rendersi piccolo, ma di percepire e vivere il paradiso come un segno della sua parentela con Dio e l’intera creazione. Questa è l’unica opportunità dell’uomo di ritrovare la via verso se stesso. Gli uomini e le donne che innalzano gli occhi al cielo e che contemplano la totalità e l’universo, si confrontano con tali termini di riferimento, con sensazioni, da un lato, d’intensa curiosità, d’invito a spingersi verso l’infinito, dal fascino di raggiungere obiettivi potenzialmente alla loro portata, ma dall’altro lato, con il crescente orrore e con la paura, o con il senso di rassegnata impotenza di fronte alla distruzione e al degrado del nostro ambiente. Anche Schiller affronta la questione di come garantire l’autonomia della ragione umana contro istanze condizionatrici quali l’apparato metafisico, la tutela altrui e la portata dei condizionamenti sensibili nell’uomo. La valutazione che Schiller dà del problema sollevato dal salmista viene proposta da Laura Anna Macor ricostruendo la maturazione della richiesta di autonomia in Schiller prima e dopo la sua lettura di Kant, mettendo in evidenza “il motivo filosofico forte per la svolta teorica” compiuta da Schiller a partire dal 1789 (p. 19). Seguendo la tripartizione delle idee fondamentali dell’illuminismo proposta da Norbert Hinske nel suo fortunato saggio omonimo del 1990, Laura Anna Macor ricostruisce la posizione che il giovane Schiller di volta in volta assume dinanzi alla costellazione costituita dall’idea (di base) della destinazione dell’uomo (pp. 23-71), dall’idea (programmatica) di eclettismo (pp. 73-96) e dall’idea (polemica) di pregiudizio (pp. 97-121). Laura Anna Macor mostra come Schiller proponga un ripensamento del tema della destinazione, che nei Räuber trova espressione nella celebre perorazione del brigante Franz Moor: “L’uomo nasce nel fango, per un po’ guazza nel fango, e, putrefacendosi, torna a confondersi col fango, finché si appiccica a lordare le suole delle scarpe del pronipote. Quella è la fine della canzone, il giro fangoso dell’umana destinazione [das morastige Zirkel der menschlichen Bestimmung]” (p. 45). L’insieme di sollecitazioni documentate da Laura Anna Macor nel periodo di solitaria riflessione tra il 1780 e il 1787 riscontra nel sistema kantiano “una nuova e valida sistematizzazione, che conferma Schiller nelle posizioni guadagnate in via del tutto personale” (p. 149). La questione cruciale che influenza l’intera ricezione dello spirito e della lettera della filosofia di Kant da parte di Schiller trova espressione nella lettera di Schiller a Christian Gottfried Körner del 18 febbraio 1793: “detérminati a partire da te stesso [Bestimme Dich aus Dich selbst!]”. Schiller affronta la relazione tra morale ed estetica, conclude Laura Anna Macor la sua pregevole ricerca, “in maniera diffusa e problematica nei saggi usciti tra il 1792 e il 1795, non pregiudica la prospettiva di fondo che guida il primo interesse per Kant, ma si fonda su di essa, presupponendola” (p. 152).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.