Intervenendo dalla cattedra di gnoseologia della celebre Hochschule für Philosophie di Monaco, il padre Sala ha da poco pubblicato in italiano un commentario alla seconda critica di Kant (Immanuel Kant, Critica della ragion pratica: Un commentario, Vita e Pensiero, Milano 2009, 504 p., ISBN 9788834317815 – già apparso in tedesco nel 2004 a Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft), nel quale il lettore viene guidato paragrafo per paragrafo con un’intelligenza diretta del testo che tiene presente sia il complesso degli scritti di Kant sia il contesto della riflessione morale alla fine del secolo diciottesimo. Il padre Sala evita ogni interpretazione armonizzatrice e certamente non passa sopra scabrosità e incongruenze del testo per dare maggior smalto e incisività alle posizione kantiane nelle discussioni di oggi. I suoi obiettivi sono un’esegesi interna che dia luogo a un senso obiettivo del testo kantiano e assieme a questa un’esegesi esterna, che valuti l’etica di Kant dal punto di vista dell’esperienza morale comune a tutti gli uomini – e qui è la filosofia morale di Tommaso d’Aquino ad essere assunta come costante parametro di valutazione. Riprendendo e innovando la ricca tradizione della manualistica gesuitica (si pensi alla Theoria cognitionis critica del padre Aloisius Naber, S.J., Roma, 1933), il padre Sala propone nel volume che qui si presenta un trattato il più possibile dettagliato sul fenomeno della conoscenza umana. Al centro dell’attenzione è l’atto tipicamente umano del comprendere (Verstehen), l’apprensione di un che di intelligibile nel contenuto dell’esperienza, dapprima un comprendere diretto, che a sua volta viene sottoposto a un’apprensione critica della correttezza di quell’intelligibile, in seguito un comprendere riflesso. Benché l’approccio scelto sia trascendentale, il metodo è necessariamente quello dell’indagine introspettiva, che il padre Sala considera nella sua storicità dagli studi settecenteschi sulla psicologia delle facoltà fino all’analisi fenomenologica dell’intenzionalità. Gli atti della conoscenza sono coscienti ed è appunto questo che rende possibile la verificabilità di una dottrina della conoscenza. Il manuale, perché di un manuale si tratta, anche se è scritto con le competenze del ventunesimo secolo, si articola in due parti, diremmo docens e utens, la prima sulla “struttura tripartita della conoscenza umana” e la seconda sul “compimento della conoscenza nei singoli domini del sapere”. Il volume prende le mosse dall’intenzionalità, definita come “l’aspirazione cosciente, illimitata, intelligente e razionale che sta alla base di ogni processo conoscitivo”. L’intenzionalità, chiarisce subito il padre Sala è però sempre nozione dell’oggetto al quale tende, dunque dell’essere. La conoscenza umana va vista come una struttura formale e dinamica, e in quanto tale si contrappone all’apprensione immediata della realtà attraverso la semplice intuizione. Il primo momento del processo conoscitivo è dato dall’esperienza esterna e interna, che ha come oggetto il mero dato. Il secondo è dato invece dalla comprensione dei dati dell’esperienza ed è quella che produce il concetto. Il terzo momento lo dà ovviamente il giudizio, che si fonda su una comprensione riflessiva, che abbraccia un incondizionato virtuale. Il giudizio è posizione assoluta di un oggetto pensato. Solo attraverso il giudizio conosciamo la realtà, e dunque la verità e l’oggettività. Il giudizio a sua volta viene dedotto dalla coscienza, che è l’esperienza di se stesso che il soggetto ha dei propri atti psichici. La fede è l’altro mezzo per conoscere, ma in questo caso per rivelazione. La parte utens considera l’applicazione della conoscenza nel senso comune, nelle scienze della natura, nelle scienze dello spirito e specialmente rispetto alla questione metafisica dell’essere da considerare in proporzione alla nostra modalità di conoscenza (anche qui è utile ricordare il precedente costituito dal manuale di Carl Frick, S.J., Ontologia sive metaphysica generalis, Freiburg 1894). L’ultimo capitolo è dedicato a quella che oggi si suole chiamare “filosofia della religione” e che il padre Sala riformula in termini di “conoscenza trascendente”.

Giovanni Battista Sala, Die Struktur der menschlichen Erkenntnis: Eine Erkenntnislehre, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 2009

POZZO, Riccardo
2010-01-01

Abstract

Intervenendo dalla cattedra di gnoseologia della celebre Hochschule für Philosophie di Monaco, il padre Sala ha da poco pubblicato in italiano un commentario alla seconda critica di Kant (Immanuel Kant, Critica della ragion pratica: Un commentario, Vita e Pensiero, Milano 2009, 504 p., ISBN 9788834317815 – già apparso in tedesco nel 2004 a Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft), nel quale il lettore viene guidato paragrafo per paragrafo con un’intelligenza diretta del testo che tiene presente sia il complesso degli scritti di Kant sia il contesto della riflessione morale alla fine del secolo diciottesimo. Il padre Sala evita ogni interpretazione armonizzatrice e certamente non passa sopra scabrosità e incongruenze del testo per dare maggior smalto e incisività alle posizione kantiane nelle discussioni di oggi. I suoi obiettivi sono un’esegesi interna che dia luogo a un senso obiettivo del testo kantiano e assieme a questa un’esegesi esterna, che valuti l’etica di Kant dal punto di vista dell’esperienza morale comune a tutti gli uomini – e qui è la filosofia morale di Tommaso d’Aquino ad essere assunta come costante parametro di valutazione. Riprendendo e innovando la ricca tradizione della manualistica gesuitica (si pensi alla Theoria cognitionis critica del padre Aloisius Naber, S.J., Roma, 1933), il padre Sala propone nel volume che qui si presenta un trattato il più possibile dettagliato sul fenomeno della conoscenza umana. Al centro dell’attenzione è l’atto tipicamente umano del comprendere (Verstehen), l’apprensione di un che di intelligibile nel contenuto dell’esperienza, dapprima un comprendere diretto, che a sua volta viene sottoposto a un’apprensione critica della correttezza di quell’intelligibile, in seguito un comprendere riflesso. Benché l’approccio scelto sia trascendentale, il metodo è necessariamente quello dell’indagine introspettiva, che il padre Sala considera nella sua storicità dagli studi settecenteschi sulla psicologia delle facoltà fino all’analisi fenomenologica dell’intenzionalità. Gli atti della conoscenza sono coscienti ed è appunto questo che rende possibile la verificabilità di una dottrina della conoscenza. Il manuale, perché di un manuale si tratta, anche se è scritto con le competenze del ventunesimo secolo, si articola in due parti, diremmo docens e utens, la prima sulla “struttura tripartita della conoscenza umana” e la seconda sul “compimento della conoscenza nei singoli domini del sapere”. Il volume prende le mosse dall’intenzionalità, definita come “l’aspirazione cosciente, illimitata, intelligente e razionale che sta alla base di ogni processo conoscitivo”. L’intenzionalità, chiarisce subito il padre Sala è però sempre nozione dell’oggetto al quale tende, dunque dell’essere. La conoscenza umana va vista come una struttura formale e dinamica, e in quanto tale si contrappone all’apprensione immediata della realtà attraverso la semplice intuizione. Il primo momento del processo conoscitivo è dato dall’esperienza esterna e interna, che ha come oggetto il mero dato. Il secondo è dato invece dalla comprensione dei dati dell’esperienza ed è quella che produce il concetto. Il terzo momento lo dà ovviamente il giudizio, che si fonda su una comprensione riflessiva, che abbraccia un incondizionato virtuale. Il giudizio è posizione assoluta di un oggetto pensato. Solo attraverso il giudizio conosciamo la realtà, e dunque la verità e l’oggettività. Il giudizio a sua volta viene dedotto dalla coscienza, che è l’esperienza di se stesso che il soggetto ha dei propri atti psichici. La fede è l’altro mezzo per conoscere, ma in questo caso per rivelazione. La parte utens considera l’applicazione della conoscenza nel senso comune, nelle scienze della natura, nelle scienze dello spirito e specialmente rispetto alla questione metafisica dell’essere da considerare in proporzione alla nostra modalità di conoscenza (anche qui è utile ricordare il precedente costituito dal manuale di Carl Frick, S.J., Ontologia sive metaphysica generalis, Freiburg 1894). L’ultimo capitolo è dedicato a quella che oggi si suole chiamare “filosofia della religione” e che il padre Sala riformula in termini di “conoscenza trascendente”.
2010
9783534220793
Immanuel Kant; Erkenntnislehre; Metaphysik
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/376230
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