In Resp. X è citata un'insolita “patologia naturale” (pàthema tes physeos) della vista, quella per cui gli oggetti vicini si vedono come grandi e quelli lontani come piccoli; non solo, ma gli oggetti grandi lontani si vedono come più piccoli di quelli piccoli vicini. Sulla base di tale pàthema, Platone elabora la nozione di skiagraphìa, letteralmente 'pittura d'ombra', di solito tradotta come 'pittura a chiaroscuro': essa muta le proporzioni interne degli oggetti scolpiti o dipinti, per soddisfare il punto di vista specifico di chi dovrà guardarli. Ignorando le regole della prospettiva, gli antichi facevano uso talora di un sistema di 'ombre portate' (ombre proiettate a distanza), in particolare per fondali teatrali e frontoni dei templi, destinati ad esser guardati da lontano e dal basso. Analogamente, per Platone, i poeti tragici rappresentano i piaceri e dolori provati al momento dai loro personaggi come più grandi e intensi di ogni piacere e dolore da essi sperimentabile e dunque fanno sì che essi (e il pubblico che in essi s'immedesima) subordinino la loro condotta a questa 'falsa' prospettiva. In entrambi i casi la prospettiva – nella skiagraphìa quella della vista; nella poesia quella della morale – è patologica. Ma l'anima dovrebbe venir allenata a riconoscere e governare piaceri e dolori davvero grandi ed intensi e a non soffrire l'illusione indotta dalle loro semplici 'ombre portate'.

Platone, il trompe l'oeil e l'ombra

NAPOLITANO, Linda
2009-01-01

Abstract

In Resp. X è citata un'insolita “patologia naturale” (pàthema tes physeos) della vista, quella per cui gli oggetti vicini si vedono come grandi e quelli lontani come piccoli; non solo, ma gli oggetti grandi lontani si vedono come più piccoli di quelli piccoli vicini. Sulla base di tale pàthema, Platone elabora la nozione di skiagraphìa, letteralmente 'pittura d'ombra', di solito tradotta come 'pittura a chiaroscuro': essa muta le proporzioni interne degli oggetti scolpiti o dipinti, per soddisfare il punto di vista specifico di chi dovrà guardarli. Ignorando le regole della prospettiva, gli antichi facevano uso talora di un sistema di 'ombre portate' (ombre proiettate a distanza), in particolare per fondali teatrali e frontoni dei templi, destinati ad esser guardati da lontano e dal basso. Analogamente, per Platone, i poeti tragici rappresentano i piaceri e dolori provati al momento dai loro personaggi come più grandi e intensi di ogni piacere e dolore da essi sperimentabile e dunque fanno sì che essi (e il pubblico che in essi s'immedesima) subordinino la loro condotta a questa 'falsa' prospettiva. In entrambi i casi la prospettiva – nella skiagraphìa quella della vista; nella poesia quella della morale – è patologica. Ma l'anima dovrebbe venir allenata a riconoscere e governare piaceri e dolori davvero grandi ed intensi e a non soffrire l'illusione indotta dalle loro semplici 'ombre portate'.
2009
Platone; skiagraphia o pittura d'ombra; illusione visiva
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/375633
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