Basato su quindici anni di ricerca e lavoro con la Mediazione Culturale nei servizi socio-educativi bresciani, il volume presenta uno studio sul purdah e sul pensiero culturale che vi soggiace. Il purdah è la pratica che regola l’interazione tra i generi e le generazioni e concorre alla costruzione dell’identità femminile nelle famiglie provenienti dal Pakistan: la sua pratica è fortemente messa in discussione nella migrazione, situazione di contatto culturale che non educa allo sharam, complesso sentimento che la sostiene. Con la sua trasmissione, la scommessa che impegna le famiglie è la costruzione di un’identità come progetto a lunga distanza e che fa dall’appartenenza culturale un valore. Appartenenza come qualcosa che fonda, che non si sceglie, ma si eredita con la nascita: si è parte di una lingua, di una famiglia, di una religione. In assenza di contesti educativi significativi che ne attribuiscano valore come la società, la scuola o le relazioni tra pari, la richiesta di una sua pratica può generare conflitto nelle figlie. Accade quindi che il conflitto non rimanga solo interpersonale ma divenga disordine familiare, si manifesti con gesti di violenza o rivendicazioni di diritti in grado di risvegliare l’interesse dei media, produrre scontri culturali, appassionate prese di posizioni politiche. Ma come possono regolarsi le famiglie e gli operatori dei servizi socioeducativi dentro questa trasformazione e/o conflittualità? Quali memorie possono essere rintracciate, studiate, quali i luoghi e i contesti della trasmissione? Ma soprattutto, la pratica del purdah può essere re-inventata, ri-creata, assumere nuove forme e sensi? Rivolgendosi a chi si forma al lavoro educativo e di cura, a chi pratica la politica della relazione, attraverso incontri narrativi con donne pakistane e analisi di dispositivi di mediazione etnoclinica, il volume esplora il modo in cui si fa purdah nel presente della migrazione.

Purdah o della protezione. Educazione e trasmissione culturale nelle famiglie migranti pakistane

SOLDATI, Maria
2011-01-01

Abstract

Basato su quindici anni di ricerca e lavoro con la Mediazione Culturale nei servizi socio-educativi bresciani, il volume presenta uno studio sul purdah e sul pensiero culturale che vi soggiace. Il purdah è la pratica che regola l’interazione tra i generi e le generazioni e concorre alla costruzione dell’identità femminile nelle famiglie provenienti dal Pakistan: la sua pratica è fortemente messa in discussione nella migrazione, situazione di contatto culturale che non educa allo sharam, complesso sentimento che la sostiene. Con la sua trasmissione, la scommessa che impegna le famiglie è la costruzione di un’identità come progetto a lunga distanza e che fa dall’appartenenza culturale un valore. Appartenenza come qualcosa che fonda, che non si sceglie, ma si eredita con la nascita: si è parte di una lingua, di una famiglia, di una religione. In assenza di contesti educativi significativi che ne attribuiscano valore come la società, la scuola o le relazioni tra pari, la richiesta di una sua pratica può generare conflitto nelle figlie. Accade quindi che il conflitto non rimanga solo interpersonale ma divenga disordine familiare, si manifesti con gesti di violenza o rivendicazioni di diritti in grado di risvegliare l’interesse dei media, produrre scontri culturali, appassionate prese di posizioni politiche. Ma come possono regolarsi le famiglie e gli operatori dei servizi socioeducativi dentro questa trasformazione e/o conflittualità? Quali memorie possono essere rintracciate, studiate, quali i luoghi e i contesti della trasmissione? Ma soprattutto, la pratica del purdah può essere re-inventata, ri-creata, assumere nuove forme e sensi? Rivolgendosi a chi si forma al lavoro educativo e di cura, a chi pratica la politica della relazione, attraverso incontri narrativi con donne pakistane e analisi di dispositivi di mediazione etnoclinica, il volume esplora il modo in cui si fa purdah nel presente della migrazione.
2011
9788856840070
Migrazione; famiglie; mediazione culturale; ricerca; etnoclinica
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