Il Macellum di Pozzuoli, una delle maggiori testimonianze archeologiche dell’area flegrea, è stato per oltre un secolo meta privilegiata dei viaggiatori impegnati nel Grand Tour. Agli occhi di aristocratici e intellettuali provenienti da ogni parte d’Europa, il monumento presentava due principali motivi di interesse. Da un lato il sito era soggetto a fenomeni di forte oscillazione del livello relativo della terra e del mare (oggi noti come ‘bradisismo’) che suscitavano la meraviglia dei viaggiatori e lo sconcerto degli scienziati, dall’altro il Tempio costituiva un mirabile esempio di ‘magnificenza’ dell’architettura romana. Il libro di Luca Ciancio presenta un approccio fortemente interdisciplinare all'ermeneutica di questo monumento che rivela come le conoscenze e i metodi dello storico della scienza si possano bene integrare con quelli dello storico dell’antiquaria, dell’erudizione e dell’arte. Uno studio di carattere tradizionale, condotto da una specifica prospettiva disciplinare (geologia, archeologia, vedutismo), avrebbe di fatto impedito di cogliere la significatività storico-culturale di questo ‘oggetto’ che si presenta come un intreccio di fenomeni naturali e artificiali, geologici e archeologici. La novità metodologica della ricerca è quindi basata sullo sforzo di salvaguardare l’unitarietà dell’oggetto storiografico corredandola con la puntuale ricostruzione dei nessi del sapere che attorno al Tempio si concentrano.Il libro mostra anche come il processo di trasformazione dell’icona del ‘Tempio di Serapide’ passi da raffigurazione per le élite aristocratiche a stereotipo del turismo di massa, evidenziando le funzioni ‘suggestive’, ‘filosofiche’, e dunque politiche in senso lato, che essa ha svolto in aggiunta al suo significato propriamente scientifico.

Recensione a Luca Ciancio, Le colonne del Tempo. Il “Tempio di Serapide” a Pozzuoli nella storia della geologia, dell’archeologia e dell’arte (1750-1900)

BEZRUCKA, Yvonne
2010-01-01

Abstract

Il Macellum di Pozzuoli, una delle maggiori testimonianze archeologiche dell’area flegrea, è stato per oltre un secolo meta privilegiata dei viaggiatori impegnati nel Grand Tour. Agli occhi di aristocratici e intellettuali provenienti da ogni parte d’Europa, il monumento presentava due principali motivi di interesse. Da un lato il sito era soggetto a fenomeni di forte oscillazione del livello relativo della terra e del mare (oggi noti come ‘bradisismo’) che suscitavano la meraviglia dei viaggiatori e lo sconcerto degli scienziati, dall’altro il Tempio costituiva un mirabile esempio di ‘magnificenza’ dell’architettura romana. Il libro di Luca Ciancio presenta un approccio fortemente interdisciplinare all'ermeneutica di questo monumento che rivela come le conoscenze e i metodi dello storico della scienza si possano bene integrare con quelli dello storico dell’antiquaria, dell’erudizione e dell’arte. Uno studio di carattere tradizionale, condotto da una specifica prospettiva disciplinare (geologia, archeologia, vedutismo), avrebbe di fatto impedito di cogliere la significatività storico-culturale di questo ‘oggetto’ che si presenta come un intreccio di fenomeni naturali e artificiali, geologici e archeologici. La novità metodologica della ricerca è quindi basata sullo sforzo di salvaguardare l’unitarietà dell’oggetto storiografico corredandola con la puntuale ricostruzione dei nessi del sapere che attorno al Tempio si concentrano.Il libro mostra anche come il processo di trasformazione dell’icona del ‘Tempio di Serapide’ passi da raffigurazione per le élite aristocratiche a stereotipo del turismo di massa, evidenziando le funzioni ‘suggestive’, ‘filosofiche’, e dunque politiche in senso lato, che essa ha svolto in aggiunta al suo significato propriamente scientifico.
2010
geologia scienza XVIII e XIX secolo letteratura
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/350676
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