In questi ultimi anni si è manifestata la generale tendenza dei sistemi educativi europei a organizzarsi secondo il modello della inclusive education. Nella scuola dell’infanzia – con particolare riferimento alla situazione italiana -, si sono manifestati, da un lato, significativi cambiamenti come conseguenza delle riforme che hanno interessato quest’ordine di scuola e, dall’altro, veri e propri percorsi di consapevolizzazione del guadagno educativo dato dalla positiva accoglienza della sfida rappresentata dalla “normale specialità”. Dallo studio qui riportato emerge la necessità di rivedere la distinzione – ormai superata - tra bambini speciali (con certificazione di handicap) e bambini normali (senza certificazione), in quanto fuorviante rispetto alla costruzione della scuola inclusiva. Il problema non è di natura linguistica o semantica, ma riguarda la radice da cui si è sviluppata la tendenza a ritenere che chi si trova alle prese con determinati problemi appartenga – come se lo fosse per “natura” - a una specie diversa dell’umano, ovvero alla categoria degli “esseri speciali”. Il passaggio dalla logica della specialità a quella dell’inclusione, richiede un ripensamento delle modalità teoriche e pratiche di guardare al fenomeno della presenza nella scuola di un numero sempre maggiore di bambini in situazione di difficoltà. La scuola inclusiva si realizza laddove il bisogno di educazione di ogni bambino, indipendentemente dalle sue condizioni fisiche, psichiche, relazionali, sociali, trova accoglienza e risposte efficaci. La piena realizzazione del sistema dell’Inclusive education, non consiste nel dare un posto nella scuola anche a chi è rappresentante di qualche differenza, ma nel trasformare la scuola in un luogo in cui l’apertura e l’accoglienza delle differenze diviene proprio ciò che ne caratterizza e qualifica l’organizzazione e la proposta educativa.

Bambini con bisogni educativi speciali nella scuola dell’infanzia. Dalla logica della specialità a quella dell’inclusione

LASCIOLI, Angelo
2011-01-01

Abstract

In questi ultimi anni si è manifestata la generale tendenza dei sistemi educativi europei a organizzarsi secondo il modello della inclusive education. Nella scuola dell’infanzia – con particolare riferimento alla situazione italiana -, si sono manifestati, da un lato, significativi cambiamenti come conseguenza delle riforme che hanno interessato quest’ordine di scuola e, dall’altro, veri e propri percorsi di consapevolizzazione del guadagno educativo dato dalla positiva accoglienza della sfida rappresentata dalla “normale specialità”. Dallo studio qui riportato emerge la necessità di rivedere la distinzione – ormai superata - tra bambini speciali (con certificazione di handicap) e bambini normali (senza certificazione), in quanto fuorviante rispetto alla costruzione della scuola inclusiva. Il problema non è di natura linguistica o semantica, ma riguarda la radice da cui si è sviluppata la tendenza a ritenere che chi si trova alle prese con determinati problemi appartenga – come se lo fosse per “natura” - a una specie diversa dell’umano, ovvero alla categoria degli “esseri speciali”. Il passaggio dalla logica della specialità a quella dell’inclusione, richiede un ripensamento delle modalità teoriche e pratiche di guardare al fenomeno della presenza nella scuola di un numero sempre maggiore di bambini in situazione di difficoltà. La scuola inclusiva si realizza laddove il bisogno di educazione di ogni bambino, indipendentemente dalle sue condizioni fisiche, psichiche, relazionali, sociali, trova accoglienza e risposte efficaci. La piena realizzazione del sistema dell’Inclusive education, non consiste nel dare un posto nella scuola anche a chi è rappresentante di qualche differenza, ma nel trasformare la scuola in un luogo in cui l’apertura e l’accoglienza delle differenze diviene proprio ciò che ne caratterizza e qualifica l’organizzazione e la proposta educativa.
2011
Bisogni educativi speciali; scuola dell’infanzia; inclusione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/350609
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