La tesi presentata da Wolfgang Rother nel semestre estivo 2004 per ottenere la libera docenza presso la Philosophische Fakultät dell’Università di Zurigo ha un titolo italiano e un sottotitolo tedesco: La maggiore felicità possibile. Untersuchungen zur Philosophie der Aufklärung in Nord- und Mittelitalien (Schwabe Philosophica, vol. 6, Schwabe, Basilea 2005, 445 p., €50,50). Si tratta della rielaborazione molto ampliata di parti del capitolo dedicato all’Italia nel terzo volume della Philosophie des 18. Jahrhunderts. Italien, Iberische Halbinsel, Lateinamerika, a cura di Johannes Rohbeck e Helmut Holzhey (Ueberwegs Grundriss der Philosophie, Schwabe, Basilea, in corso di stampa). Il lavoro di Rother consta di sei capitoli. Il primo considera la descrizione che i lumi dell’Italia settentrionale e centrale – Pietro Verri, Paolo Frisi, Pietro Secchi, Cesare Beccaria, Alessandro Verri, Pietro Custodi – davano di sé in quanto filosofi al servizio dell’illuminismo, il secondo i fondamenti antropologici della loro filosofia pratica, il terzo l’interpretazione dell’eudemonismo, il quarto la filosofia politica, il terzo le loro posizioni sul rapporto tra religione e ragione e tra stato e chiesa, il sesto la questione della pena capitale e l’ottavo e ultimo l’economia politica. Rother rimedia dunque con grande efficacia alle lacune messe in evidenza da Carlo Borghero nel suo articolo sul Ritorno del rimosso (in Un decennio di storiografia italiana sul secolo XVIII, a cura di Alberto Postigliola, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 1995, pp. 105-142), che notava, appunto, come ben pochi fossero gli studi stranieri dedicati al Settecento italiano, come il nord e il centro Italia fossero stati trascurati a favore della Napoli di Vico e Genovesi, e infine come fosse da sfatare l’idea che l’Italia fosse stata solo recettiva degli influssi illuministi, e non invece propositiva. Da un punto di vista antropologico, il punto di partenza è l’interpretazione utilitaristico-contrattualistica della formula di Hutcheson della più gran felicità per il più gran numero (p. 65), che in Beccaria diventa il fondamento della scienza dell’uomo sulla base della morale, politica e estetica e in Pietro Verri un sistema di morale, politica e economia (p. 66). Centrale nel pensiero di Pietro Verri è appunto la nozione di felicità, che ne fa uno dei più vigorosi rappresentanti dell’eudemonismo del suo tempo, ancora apprezzato come tale da Kant (p. 92-94). La morale cristiana e civile di Gian Rinaldo Carli, che ancora si colloca nella tradizione del diritto naturale (p. 113), apre la disamina degli scritti di filosofia morale, seguite della messa in rilievo del ruolo delle passioni e dei sentimenti nelle idee sulla filosofia morale di Alessandro Verri (p. 117), e dal pensiero di Pietro Verri su virtù, doveri e interessi (p. 126), come pure dalla postulazione dell’unità di morale e politica da parte di Cesare Beccaria (p. 133). Nell’ambito della filosofia politica domina il contrasto tra il contrattualismo di Carli e l’utilitarismo dei Verri (p. 142). La felicità degli stati, dunque, viene fatta dipendere da un’appropriazione molto critica del Contrat social rousseauiano, ad esempio da parte di Dalmazzo Francesco vasco (p. 157). Carli critica l’egalitarismo di Rousseau dal punto di vista del diritto naturale (p. 167). Del resto, anche la fede viene posta dai lumi settentrionali nei limiti unici della ragione e dell’utilità (p. 192), con il che si liberavano le energie da dedicare alla critica alla curia e alla chiesa (p. 206). La questione della pena rappresenta il contributo originale più rilevante dell’illuminismo lombardo al dibattito europeo, a partire da Dei delitti e delle pene di Beccaria (p. 230), “un libro che appartiene a tutto il mondo”, per passare alla critica della tortura di Beccaria e di Pietro Verri (pp. 247sg.), trattati dei quali Rother ha cura di indagare l’immediata risonanza europea. Conclude questo volume molto informato e equilibrato una disamina dell’economia politica dei lumi, in primo luogo delle Meditazioni sulla economia politica di Pietro Verri, il primo rappresentante italiano del liberalismo economico (p. 300).

Wolfgang Rother, La maggiore felicità possible (Basel: Schwabe 2005)

POZZO, Riccardo
2009-01-01

Abstract

La tesi presentata da Wolfgang Rother nel semestre estivo 2004 per ottenere la libera docenza presso la Philosophische Fakultät dell’Università di Zurigo ha un titolo italiano e un sottotitolo tedesco: La maggiore felicità possibile. Untersuchungen zur Philosophie der Aufklärung in Nord- und Mittelitalien (Schwabe Philosophica, vol. 6, Schwabe, Basilea 2005, 445 p., €50,50). Si tratta della rielaborazione molto ampliata di parti del capitolo dedicato all’Italia nel terzo volume della Philosophie des 18. Jahrhunderts. Italien, Iberische Halbinsel, Lateinamerika, a cura di Johannes Rohbeck e Helmut Holzhey (Ueberwegs Grundriss der Philosophie, Schwabe, Basilea, in corso di stampa). Il lavoro di Rother consta di sei capitoli. Il primo considera la descrizione che i lumi dell’Italia settentrionale e centrale – Pietro Verri, Paolo Frisi, Pietro Secchi, Cesare Beccaria, Alessandro Verri, Pietro Custodi – davano di sé in quanto filosofi al servizio dell’illuminismo, il secondo i fondamenti antropologici della loro filosofia pratica, il terzo l’interpretazione dell’eudemonismo, il quarto la filosofia politica, il terzo le loro posizioni sul rapporto tra religione e ragione e tra stato e chiesa, il sesto la questione della pena capitale e l’ottavo e ultimo l’economia politica. Rother rimedia dunque con grande efficacia alle lacune messe in evidenza da Carlo Borghero nel suo articolo sul Ritorno del rimosso (in Un decennio di storiografia italiana sul secolo XVIII, a cura di Alberto Postigliola, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 1995, pp. 105-142), che notava, appunto, come ben pochi fossero gli studi stranieri dedicati al Settecento italiano, come il nord e il centro Italia fossero stati trascurati a favore della Napoli di Vico e Genovesi, e infine come fosse da sfatare l’idea che l’Italia fosse stata solo recettiva degli influssi illuministi, e non invece propositiva. Da un punto di vista antropologico, il punto di partenza è l’interpretazione utilitaristico-contrattualistica della formula di Hutcheson della più gran felicità per il più gran numero (p. 65), che in Beccaria diventa il fondamento della scienza dell’uomo sulla base della morale, politica e estetica e in Pietro Verri un sistema di morale, politica e economia (p. 66). Centrale nel pensiero di Pietro Verri è appunto la nozione di felicità, che ne fa uno dei più vigorosi rappresentanti dell’eudemonismo del suo tempo, ancora apprezzato come tale da Kant (p. 92-94). La morale cristiana e civile di Gian Rinaldo Carli, che ancora si colloca nella tradizione del diritto naturale (p. 113), apre la disamina degli scritti di filosofia morale, seguite della messa in rilievo del ruolo delle passioni e dei sentimenti nelle idee sulla filosofia morale di Alessandro Verri (p. 117), e dal pensiero di Pietro Verri su virtù, doveri e interessi (p. 126), come pure dalla postulazione dell’unità di morale e politica da parte di Cesare Beccaria (p. 133). Nell’ambito della filosofia politica domina il contrasto tra il contrattualismo di Carli e l’utilitarismo dei Verri (p. 142). La felicità degli stati, dunque, viene fatta dipendere da un’appropriazione molto critica del Contrat social rousseauiano, ad esempio da parte di Dalmazzo Francesco vasco (p. 157). Carli critica l’egalitarismo di Rousseau dal punto di vista del diritto naturale (p. 167). Del resto, anche la fede viene posta dai lumi settentrionali nei limiti unici della ragione e dell’utilità (p. 192), con il che si liberavano le energie da dedicare alla critica alla curia e alla chiesa (p. 206). La questione della pena rappresenta il contributo originale più rilevante dell’illuminismo lombardo al dibattito europeo, a partire da Dei delitti e delle pene di Beccaria (p. 230), “un libro che appartiene a tutto il mondo”, per passare alla critica della tortura di Beccaria e di Pietro Verri (pp. 247sg.), trattati dei quali Rother ha cura di indagare l’immediata risonanza europea. Conclude questo volume molto informato e equilibrato una disamina dell’economia politica dei lumi, in primo luogo delle Meditazioni sulla economia politica di Pietro Verri, il primo rappresentante italiano del liberalismo economico (p. 300).
2009
9783796521065
Illuminismo; felicità; Pietro Verri
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