Uscita in prima edizione tra il 1980 e il 1996 in quattro volumi, l’enciclopedia diretta da Jürgen Mittelstraß esce ora in una seconda edizione riveduta e essenzialmente ampliata in otto volumi, i primi due (A-B e C-F) già usciti, nel 2005, e i restanti sei previsti con scadenza biennale entro il 2011. Non che manchino enciclopedie filosofiche, né tanto meno in lingua tedesca. Tre anni fa sono usciti i dieci volumi della seconda edizione della gloriosa MacMillan Encyclopedia of Philosophy, a cura di Donald Borchert (New York, MacMillan, 2005), che era uscita in prima edizione nel 1967; mentre la Routledge Encyclopedia of Philosophy, a cura di Edward Craig (London, Routledge, 1998), apparve in occasione del ventesimo congresso mondiale di filosofia. In Italia, sono appena usciti i dodici volumi (con 10500 lemmi) della terza edizione dell’Enciclopedia filosofica del Centro di Ricerche Filosofiche di Gallarate, curata da Virgilio Melchiorre assieme a Massimo Marassi (Milano, Bompiani), la prima edizione della quale, apparsa nel 1957, inaugurò il genere e fece da modello per quelle che l’hanno seguita negli ultimi cinquant’anni. Per quel che riguarda la Germania, occorre ricordare la Europäische Enzyklopädie zu Philosophie und Wissenschaften, curata da Hans Jörg Sandkühler, uscita in quattro volumi (Hamburg, Meiner, 1990) di impianto analogo a quella di Mittelstraß, ma che ancora rispecchia le divisioni ideologiche della guerra fredda. Ciò che distingue l’enciclopedia di Mittelstraß lo proclama il titolo e lo si deve prendere alla lettera: gettare un ponte tra la filosofia e le scienze, rimettere in sesto rapporti guastati tra filosofia e scienze e intervenire sulle questioni che toccano la filosofia e la scienza al livello dei fondamenti, oggi come nella loro storia, last but least, essere strumento per tutti coloro che intendono guardare al mondo con occhi filosofici. L’enciclopedia di Mittelstraß ha diversi pregi per qualità, chiarezza e rigore, ma soprattutto ha il grande vantaggio di essere calata nella contemporaneità, cosa che spiega l’opportunità di un suo aggiornamento a meno di venticinque anni dal suo completamento. L’enciclopedia accoglie nuovi lemmi al ritmo di cento nuovi articoli a volume, molti dei quali estremamente urgenti, come “genetica”, “salute”, “neuroscienze”, “interdisciplinarietà”. L’attenzione al presente la rende del tutto paragonabile alle due opere che seguono nel modo più efficace l’evolversi delle discussioni degli ultimi anni se non degli ultimi decenni, e cioè il Cambridge Dictionary of Philosophy curato da Robert Audi per Cambridge, già uscito in due edizioni nel 1995 e nel 1999 e la Stanford Encyclopedia of Philosophy, diretta da Edward N. Zalta, che risiede on-line, nella dimensione del cibionte, con la conseguenza che molti (ma non tutti) articoli della quale hanno il privilegio di venir aggiornati ogni trimestre. Per fare un esempio, scelgo la coppia di articoli di Gereon Wolters su evoluzione e teoria dell’evoluzione (vol. II, 439-442 e 442-444), che investe la questione del “futuro della natura umana”, come l’ha presentata Habermas. La fissità della specie non è più un tabù. La discussione sul darwinismo è ora esca dalle barricate del Kulturkampf tra positivisti e creazionisti. Bene fa Wolters a prendere le mosse da molto lontano, dalla logica e dalla cosmogonia. Per la logica, appunto l’evoluzione è semplificazione dalla complessità attraverso la delineazione di forme (p. 439), un po’ come l’evolvere il nucleo di una cipolla togliendone via via gli strati esterni. E questo processo di semplificazione ha luogo attraverso la matematica e dunque anche attraverso la cosmogonia (l’interpretazione dell’armonico cigolìo delle sfere dei cieli di Dante, anche quelli come una cipolla). Come si vede, l’argomento ha una sua eleganza. Senza arrivare alle citate altezze siderali, direi non si può non apprezzare questo intervento piano, istruttivo, garbato e però anche spiazzante. Nella filosofia e nella filosofia della scienza, insomma, l’evoluzione ha valenza paradigmatica in primo luogo per quel che riguarda la teoria del progresso delle scoperte scientifiche e in secondo per quel che riguarda l’adattamento delle strutture cognitive rispetto alle strutture della realtà (p. 441). Una parola, infine, sulla ricostruzione storica. Mittelstraß continua a proporre lo schema di un’enciclopedia che tratta di concetti e di autori, con i primi che stanno però ben al di sopra dei secondi, con ciò ribaltando la proporzione che si trova ancora, ad esempio, nella terza edizione dell’Enciclopedia filosofica, nella quale ben più del 50% dei lemmi è riservato agli autori. Questa scelta permette a chi la consulta di trovare nello stesso luogo ogni genere di informazione che può desiderare chi, appunto, guarda alla realtà con occhi filosofici. Va però detto che la ricerca storico-filosofico più recente separa con grande acribia i concetti dagli autori. Nella nuova edizione del Grundriss der Geschichte der Philosophie begründet von Friedrich Ueberweg, a cura di Helmut Holzhey, della quale sono finora usciti sette volumi, ciascuno in più tomi (Basel, Schwabe, 1988-), si è addirittura andati oltre la considerazione per autore e la si è sostituita con quella per aree di cultura. Nessun autore, invece, ma solo 3700 concetti, sono la materia dei tredici volumi dello Historisches Wörterbuch der Philosophie (Basel, Schwabe, 1971-2007), a cura di Joachim Ritter, Karlfried Gründer e Gottfried Gabriel. Per quel che riguarda infine la valutazione dell’impatto nel ventunesimo secolo, è assai significativo che nell’enciclopedia di Mittelstraß a Abbagnano (vol. I, p. 4s.) sia dedicato esattamente lo stesso numero di righe che a Croce (vol. II, p. 98s.).

Enzyklopädie Philosophie und Wissenschaftstheorie. 2. neubearbeitete und wesentlich ergänzte Auflage, ed. Jürgen Mittelstraß and Martin Carrier, 8 vols. (Stuttgart-Weimar: Metzler, 2005-2011)

POZZO, Riccardo
2008-01-01

Abstract

Uscita in prima edizione tra il 1980 e il 1996 in quattro volumi, l’enciclopedia diretta da Jürgen Mittelstraß esce ora in una seconda edizione riveduta e essenzialmente ampliata in otto volumi, i primi due (A-B e C-F) già usciti, nel 2005, e i restanti sei previsti con scadenza biennale entro il 2011. Non che manchino enciclopedie filosofiche, né tanto meno in lingua tedesca. Tre anni fa sono usciti i dieci volumi della seconda edizione della gloriosa MacMillan Encyclopedia of Philosophy, a cura di Donald Borchert (New York, MacMillan, 2005), che era uscita in prima edizione nel 1967; mentre la Routledge Encyclopedia of Philosophy, a cura di Edward Craig (London, Routledge, 1998), apparve in occasione del ventesimo congresso mondiale di filosofia. In Italia, sono appena usciti i dodici volumi (con 10500 lemmi) della terza edizione dell’Enciclopedia filosofica del Centro di Ricerche Filosofiche di Gallarate, curata da Virgilio Melchiorre assieme a Massimo Marassi (Milano, Bompiani), la prima edizione della quale, apparsa nel 1957, inaugurò il genere e fece da modello per quelle che l’hanno seguita negli ultimi cinquant’anni. Per quel che riguarda la Germania, occorre ricordare la Europäische Enzyklopädie zu Philosophie und Wissenschaften, curata da Hans Jörg Sandkühler, uscita in quattro volumi (Hamburg, Meiner, 1990) di impianto analogo a quella di Mittelstraß, ma che ancora rispecchia le divisioni ideologiche della guerra fredda. Ciò che distingue l’enciclopedia di Mittelstraß lo proclama il titolo e lo si deve prendere alla lettera: gettare un ponte tra la filosofia e le scienze, rimettere in sesto rapporti guastati tra filosofia e scienze e intervenire sulle questioni che toccano la filosofia e la scienza al livello dei fondamenti, oggi come nella loro storia, last but least, essere strumento per tutti coloro che intendono guardare al mondo con occhi filosofici. L’enciclopedia di Mittelstraß ha diversi pregi per qualità, chiarezza e rigore, ma soprattutto ha il grande vantaggio di essere calata nella contemporaneità, cosa che spiega l’opportunità di un suo aggiornamento a meno di venticinque anni dal suo completamento. L’enciclopedia accoglie nuovi lemmi al ritmo di cento nuovi articoli a volume, molti dei quali estremamente urgenti, come “genetica”, “salute”, “neuroscienze”, “interdisciplinarietà”. L’attenzione al presente la rende del tutto paragonabile alle due opere che seguono nel modo più efficace l’evolversi delle discussioni degli ultimi anni se non degli ultimi decenni, e cioè il Cambridge Dictionary of Philosophy curato da Robert Audi per Cambridge, già uscito in due edizioni nel 1995 e nel 1999 e la Stanford Encyclopedia of Philosophy, diretta da Edward N. Zalta, che risiede on-line, nella dimensione del cibionte, con la conseguenza che molti (ma non tutti) articoli della quale hanno il privilegio di venir aggiornati ogni trimestre. Per fare un esempio, scelgo la coppia di articoli di Gereon Wolters su evoluzione e teoria dell’evoluzione (vol. II, 439-442 e 442-444), che investe la questione del “futuro della natura umana”, come l’ha presentata Habermas. La fissità della specie non è più un tabù. La discussione sul darwinismo è ora esca dalle barricate del Kulturkampf tra positivisti e creazionisti. Bene fa Wolters a prendere le mosse da molto lontano, dalla logica e dalla cosmogonia. Per la logica, appunto l’evoluzione è semplificazione dalla complessità attraverso la delineazione di forme (p. 439), un po’ come l’evolvere il nucleo di una cipolla togliendone via via gli strati esterni. E questo processo di semplificazione ha luogo attraverso la matematica e dunque anche attraverso la cosmogonia (l’interpretazione dell’armonico cigolìo delle sfere dei cieli di Dante, anche quelli come una cipolla). Come si vede, l’argomento ha una sua eleganza. Senza arrivare alle citate altezze siderali, direi non si può non apprezzare questo intervento piano, istruttivo, garbato e però anche spiazzante. Nella filosofia e nella filosofia della scienza, insomma, l’evoluzione ha valenza paradigmatica in primo luogo per quel che riguarda la teoria del progresso delle scoperte scientifiche e in secondo per quel che riguarda l’adattamento delle strutture cognitive rispetto alle strutture della realtà (p. 441). Una parola, infine, sulla ricostruzione storica. Mittelstraß continua a proporre lo schema di un’enciclopedia che tratta di concetti e di autori, con i primi che stanno però ben al di sopra dei secondi, con ciò ribaltando la proporzione che si trova ancora, ad esempio, nella terza edizione dell’Enciclopedia filosofica, nella quale ben più del 50% dei lemmi è riservato agli autori. Questa scelta permette a chi la consulta di trovare nello stesso luogo ogni genere di informazione che può desiderare chi, appunto, guarda alla realtà con occhi filosofici. Va però detto che la ricerca storico-filosofico più recente separa con grande acribia i concetti dagli autori. Nella nuova edizione del Grundriss der Geschichte der Philosophie begründet von Friedrich Ueberweg, a cura di Helmut Holzhey, della quale sono finora usciti sette volumi, ciascuno in più tomi (Basel, Schwabe, 1988-), si è addirittura andati oltre la considerazione per autore e la si è sostituita con quella per aree di cultura. Nessun autore, invece, ma solo 3700 concetti, sono la materia dei tredici volumi dello Historisches Wörterbuch der Philosophie (Basel, Schwabe, 1971-2007), a cura di Joachim Ritter, Karlfried Gründer e Gottfried Gabriel. Per quel che riguarda infine la valutazione dell’impatto nel ventunesimo secolo, è assai significativo che nell’enciclopedia di Mittelstraß a Abbagnano (vol. I, p. 4s.) sia dedicato esattamente lo stesso numero di righe che a Croce (vol. II, p. 98s.).
2008
9783476020123
enciclopedia; filosofia; teoria della scienza
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