Nato nel 1932 e ancora attivo presso il Dominican College di Ottawa, Lawrence Dewan è tra i più autorevoli filosofi domenicani nordamericani. Questa raccolta di ventisette saggi, il più vecchio dei quali apparve a stampa nel 1971 e il più recente venne presentato a un convegno nel 2004, si affianca all’ultima monografia di Dewan, Form and Being (Washington, Catholic University of America Press, 2006). Un primo gruppo di saggi presenta considerazioni universali al livello della metaetica. Dewan si sofferma dapprima sul rapporto tra sapienza e vita umana come chiave per la comprensione del sopranaturale (pp. 7-31). Segue una collocazione della sapienza come perno sul quale ruota la teoria fondazionistica dell’etica di Tommaso (pp. 32-57). La metafisica è dunque la via per definire la dignità dell’uomo (pp. 58-67), così come la verità è la via per la felicità (pp. 68-84). E sempre la metafisica risolve il dissidio tra antimoderni, ultramoderni e postmoderni attraverso l’opzione a favore di ciò che è perenne (pp. 85-98). Il nostro secolo farebbe bene a tenere a mente un insegnamento dell’Aquinate del quale si è finora parlato poco, ma che nei prossimi anni è destinato a grande fortun: l’edonismo spirituale (pp. 99-121). Il secondo gruppo di saggi tratta della distinzione reale tra l’intelletto e la volontà (pp. 125-150) sulla base dell’analisi di quell’ossimoro che sono le cause del libero aribtrio (pp. 151-174, 175-196). Di diritto naturale si occupano i saggi del terzo gruppo, su ordine morale e luce naturale (pp. 199-220, 221-241, 242-268). I saggi del quarto gruppo si occupano di casuistica ovvero di giustizia legale, proponendo l’amore tra persone, il bene comune e il bene politico come capisaldi dell’equità (pp. 271-278, 279-311) e affrontando temi dibattuti quali la pena di morte (pp. 312-325), il morire stesso (pp. 326-335) e il suicidio (pp. 336-345). Il penultimo gruppo, dedicato alle varie virtù, considera temi di filosofia della religione e varia spiritualità (pp. 349-357, 358-364), come l’ontologia della preghiera (pp. 365-373), la menzogna (pp. 374-386), la comunanza nella tradizione (pp. 387-399). Posto sotto la dicitura di poscritto metodologico, l’ultimo gruppo di saggi presenta, accanto a un saggio sulla dottrina generale della tassonomia morale dell’Aquinate (pp. 444-477), uno studio di estrema preziosità, “Obiectum”: Notes on the Invention of a Word (403-443, già pubblicato negli “Archives d’histoire doctrinale et littéraire du Moyen Age” 48 [1981], p. 37-96), nel quale Dewan rintraccia la formazione di una dottrina che è già presente senza nome nella Repubblica (477c-d), ne riceve uno nel De anima (415a14-23), antikeimenon, e però viene reinventata grazie all’uso di obiectum da parte di Roberto Grossatesta nel tredicesimo secolo. Da quanto sopra si sarà capito che questi lavori di Dewan, non sono saggi di filosofia e nemmeno di storia della filosofia, sono saggi di filosofia cristiana. Insomma, sebbene le considerazioni filosofiche siano centrali, il contesto che le lega resta quello della Rivelazione. Ciò che hanno di buono i suoi saggi, scrive Dewan certo senza falsa modestia, è quel che contengono di filosofia perenne (p. 1). La posizione può stupire, ma sicuramente non è nuova. Dewan vede la storia della filosofia come sviluppo di dottrine fondamentali che sono state individuate e insegnate nel corso dei secoli, come uno sviluppo, peraltro, che va più nella direzione di un progressivo apprezzamento che di una continua sostituzione di concezioni del mondo tra loro. Dewan vede i suoi antenati in Socrate, Platone, Aristotele, Plotino e soprattutto in Tommaso d’Aquino. Anche parlando di temi contemporanei, l’approccio seguito è sempre mettere Tommaso al centro dell’attenzione, le sue fonti e chi ha interpretato e commentato le sue dottrine.

Lawrence Dewan, Wisdom, Law, and Virtue: Essays in Thomistic Ethics (New York: Fordham University Press, 2008)

POZZO, Riccardo
2008-01-01

Abstract

Nato nel 1932 e ancora attivo presso il Dominican College di Ottawa, Lawrence Dewan è tra i più autorevoli filosofi domenicani nordamericani. Questa raccolta di ventisette saggi, il più vecchio dei quali apparve a stampa nel 1971 e il più recente venne presentato a un convegno nel 2004, si affianca all’ultima monografia di Dewan, Form and Being (Washington, Catholic University of America Press, 2006). Un primo gruppo di saggi presenta considerazioni universali al livello della metaetica. Dewan si sofferma dapprima sul rapporto tra sapienza e vita umana come chiave per la comprensione del sopranaturale (pp. 7-31). Segue una collocazione della sapienza come perno sul quale ruota la teoria fondazionistica dell’etica di Tommaso (pp. 32-57). La metafisica è dunque la via per definire la dignità dell’uomo (pp. 58-67), così come la verità è la via per la felicità (pp. 68-84). E sempre la metafisica risolve il dissidio tra antimoderni, ultramoderni e postmoderni attraverso l’opzione a favore di ciò che è perenne (pp. 85-98). Il nostro secolo farebbe bene a tenere a mente un insegnamento dell’Aquinate del quale si è finora parlato poco, ma che nei prossimi anni è destinato a grande fortun: l’edonismo spirituale (pp. 99-121). Il secondo gruppo di saggi tratta della distinzione reale tra l’intelletto e la volontà (pp. 125-150) sulla base dell’analisi di quell’ossimoro che sono le cause del libero aribtrio (pp. 151-174, 175-196). Di diritto naturale si occupano i saggi del terzo gruppo, su ordine morale e luce naturale (pp. 199-220, 221-241, 242-268). I saggi del quarto gruppo si occupano di casuistica ovvero di giustizia legale, proponendo l’amore tra persone, il bene comune e il bene politico come capisaldi dell’equità (pp. 271-278, 279-311) e affrontando temi dibattuti quali la pena di morte (pp. 312-325), il morire stesso (pp. 326-335) e il suicidio (pp. 336-345). Il penultimo gruppo, dedicato alle varie virtù, considera temi di filosofia della religione e varia spiritualità (pp. 349-357, 358-364), come l’ontologia della preghiera (pp. 365-373), la menzogna (pp. 374-386), la comunanza nella tradizione (pp. 387-399). Posto sotto la dicitura di poscritto metodologico, l’ultimo gruppo di saggi presenta, accanto a un saggio sulla dottrina generale della tassonomia morale dell’Aquinate (pp. 444-477), uno studio di estrema preziosità, “Obiectum”: Notes on the Invention of a Word (403-443, già pubblicato negli “Archives d’histoire doctrinale et littéraire du Moyen Age” 48 [1981], p. 37-96), nel quale Dewan rintraccia la formazione di una dottrina che è già presente senza nome nella Repubblica (477c-d), ne riceve uno nel De anima (415a14-23), antikeimenon, e però viene reinventata grazie all’uso di obiectum da parte di Roberto Grossatesta nel tredicesimo secolo. Da quanto sopra si sarà capito che questi lavori di Dewan, non sono saggi di filosofia e nemmeno di storia della filosofia, sono saggi di filosofia cristiana. Insomma, sebbene le considerazioni filosofiche siano centrali, il contesto che le lega resta quello della Rivelazione. Ciò che hanno di buono i suoi saggi, scrive Dewan certo senza falsa modestia, è quel che contengono di filosofia perenne (p. 1). La posizione può stupire, ma sicuramente non è nuova. Dewan vede la storia della filosofia come sviluppo di dottrine fondamentali che sono state individuate e insegnate nel corso dei secoli, come uno sviluppo, peraltro, che va più nella direzione di un progressivo apprezzamento che di una continua sostituzione di concezioni del mondo tra loro. Dewan vede i suoi antenati in Socrate, Platone, Aristotele, Plotino e soprattutto in Tommaso d’Aquino. Anche parlando di temi contemporanei, l’approccio seguito è sempre mettere Tommaso al centro dell’attenzione, le sue fonti e chi ha interpretato e commentato le sue dottrine.
2008
9780823227969
Tommaso d'Aquino; filosofia del diritto; etica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/346746
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