L’utilizzo della rete aziendale per navigare su siti non legati al lavoro e per inviare o leggere email personali durante l’orario lavorativo (cyberloafing; Lim, 2002) è un fenomeno che si è affermato nelle organizzazioni con l’introduzione delle nuove tecnologie della comunicazione. L’avvento della tecnologia ha infatti moltiplicato le possibilità di comunicare e la libertà del lavoratore di farlo anche per scopi personali; molti impiegati hanno a disposizione nei loro uffici, per lo svolgimento delle proprie mansioni, computer collegati alla rete che possono usare liberamente, in modo continuativo e per loro gratuito senza che altri possano notare la cosa. Un esempio: oltre il 90% degli investimenti on line e di utilizzo delle chatline/social network avviene nel più tradizionale orario d’ufficio (9/17). L’ozio telematico si manifesta come una devianza produttiva che induce costi legati alla mancata produttività e interventi tecnici, rischi alla sicurezza e alla qualità dei dati. Più persone partecipano alle attività on line in una organizzazione più sono i rischi che si presentano per la stessa: dalla diminuzione della funzionalità della rete al maggior rischio di comportamenti legalmente perseguibili (divulgazione di materiale offensivo, forme di harassment…). Le cause che spingono i lavoratori all’ozio telematico sono varie, di tipo individuale e organizzativo (ricerca di conforto sociale, distrazione, noia, monotonia lavorativa, isolamento psicosociale). Gli interventi manageriali di controllo sono complicati dalle numerose variabili che concorrono alla sua pianificazione e realizzazione (normative, rispetto della privacy, difficoltà di rilevazione, effetti del controllo stesso sulla soddisfazione e il clima lavorativo). L’articolo presenta i risultati di una ricerca, svolta su circa 200 lavoratori, che permette di evidenziare la portata del fenomeno dell’ozio telematico, le attività preferite dai cyberloafer, le motivazioni che spingono a questa forma di devianza produttiva e l’impatto sulla soddisfazione lavorativa.
Titolo: | L’ozio telematico nelle organizzazioni |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2010 |
Rivista: | |
Abstract: | L’utilizzo della rete aziendale per navigare su siti non legati al lavoro e per inviare o leggere email personali durante l’orario lavorativo (cyberloafing; Lim, 2002) è un fenomeno che si è affermato nelle organizzazioni con l’introduzione delle nuove tecnologie della comunicazione. L’avvento della tecnologia ha infatti moltiplicato le possibilità di comunicare e la libertà del lavoratore di farlo anche per scopi personali; molti impiegati hanno a disposizione nei loro uffici, per lo svolgimento delle proprie mansioni, computer collegati alla rete che possono usare liberamente, in modo continuativo e per loro gratuito senza che altri possano notare la cosa. Un esempio: oltre il 90% degli investimenti on line e di utilizzo delle chatline/social network avviene nel più tradizionale orario d’ufficio (9/17). L’ozio telematico si manifesta come una devianza produttiva che induce costi legati alla mancata produttività e interventi tecnici, rischi alla sicurezza e alla qualità dei dati. Più persone partecipano alle attività on line in una organizzazione più sono i rischi che si presentano per la stessa: dalla diminuzione della funzionalità della rete al maggior rischio di comportamenti legalmente perseguibili (divulgazione di materiale offensivo, forme di harassment…). Le cause che spingono i lavoratori all’ozio telematico sono varie, di tipo individuale e organizzativo (ricerca di conforto sociale, distrazione, noia, monotonia lavorativa, isolamento psicosociale). Gli interventi manageriali di controllo sono complicati dalle numerose variabili che concorrono alla sua pianificazione e realizzazione (normative, rispetto della privacy, difficoltà di rilevazione, effetti del controllo stesso sulla soddisfazione e il clima lavorativo). L’articolo presenta i risultati di una ricerca, svolta su circa 200 lavoratori, che permette di evidenziare la portata del fenomeno dell’ozio telematico, le attività preferite dai cyberloafer, le motivazioni che spingono a questa forma di devianza produttiva e l’impatto sulla soddisfazione lavorativa. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11562/345258 |
Appare nelle tipologie: | 01.01 Articolo in Rivista |