Il dibattito scientifico sul fenomeno della permanenza di un’attività farmacologica in soluzioni altamente diluite e dinamizzate non sembra essersi concluso con la nota vicenda apparsa sulla rivista Nature nel 1988 (la storia della cosiddetta “memoria dell’acqua”):da allora sono stati sviluppati numerosi modelli di laboratorio per verificare se diluizioni di un composto bio-attivo spinte oltre il numero diAvogadro siano in grado di suscitare un’attività biologica misurabile. Il più solido di questi modelli è rappresentato dall’inibizione del mediatore vasoattivo istamina sui basofili umani. In questo modello diluizioni centesimali succusse di istamina in acqua tali da abbassare la concentrazione - anche fino a valori teorici inferiori a 10-23 mol/L - sono in grado di inibire significativamente l’attivazione dei basofili in vitro. L’azione inibitoria è specifica poiché viene bloccata da H2-antagonisti come la cimetidina e non si verifica con analoghi inattivi dell’istamina. Tuttavia, numerosi problemi di riproducibilità e di standardizzazione non hanno consentito di dare la giusta risonanza al fenomeno osservato dai diversi gruppi di ricerca. I protocolli usati dai diversi gruppi non sempre sono stati confrontabili, gli studi multicentrici hanno presentato diverse variabili critiche e l’attività delle alte diluizioni ha manifestato anche dati apparentemente discordanti. I problemi principali hanno riguardato, oltre che la metodologia di identificazione dei basofili e il livello qualitativo dei reagenti, anche l’inclusione di replicati di controllo con solo solvente, la standardizzazione dei metodi di dinamizzazione e la scelta dei più adeguati parametri di valutazione. Il nonostro gruppo di ricerca è riuscito a dimostrare che l’istamina 12C, 14C, 15C e 16C inibisce significativamente l’attivazione cellulare mentre diluizioni assolutamente simili ma fatte da sola acqua dinamizzata non hanno riportato alcun effetto.Questi risultati consolidano fortemente le prove che il solvente (acqua e gas o ioni in essa disciolti) conserva l’informazione molecolare di un principio attivo da cui sono state eseguite diluizioni seriali fino a superare il cosiddetto numero diAvogadro e spingono a continuare gli studi biofisici e biologici sull’acqua liquida e sul suo ruolo nella funzione cellulare.
Il modello dei basofili nello studio delle alte diluizioni dinamizzate:nuove evidenze di laboratorio
CHIRUMBOLO, Salvatore;BELLAVITE, Paolo
2009-01-01
Abstract
Il dibattito scientifico sul fenomeno della permanenza di un’attività farmacologica in soluzioni altamente diluite e dinamizzate non sembra essersi concluso con la nota vicenda apparsa sulla rivista Nature nel 1988 (la storia della cosiddetta “memoria dell’acqua”):da allora sono stati sviluppati numerosi modelli di laboratorio per verificare se diluizioni di un composto bio-attivo spinte oltre il numero diAvogadro siano in grado di suscitare un’attività biologica misurabile. Il più solido di questi modelli è rappresentato dall’inibizione del mediatore vasoattivo istamina sui basofili umani. In questo modello diluizioni centesimali succusse di istamina in acqua tali da abbassare la concentrazione - anche fino a valori teorici inferiori a 10-23 mol/L - sono in grado di inibire significativamente l’attivazione dei basofili in vitro. L’azione inibitoria è specifica poiché viene bloccata da H2-antagonisti come la cimetidina e non si verifica con analoghi inattivi dell’istamina. Tuttavia, numerosi problemi di riproducibilità e di standardizzazione non hanno consentito di dare la giusta risonanza al fenomeno osservato dai diversi gruppi di ricerca. I protocolli usati dai diversi gruppi non sempre sono stati confrontabili, gli studi multicentrici hanno presentato diverse variabili critiche e l’attività delle alte diluizioni ha manifestato anche dati apparentemente discordanti. I problemi principali hanno riguardato, oltre che la metodologia di identificazione dei basofili e il livello qualitativo dei reagenti, anche l’inclusione di replicati di controllo con solo solvente, la standardizzazione dei metodi di dinamizzazione e la scelta dei più adeguati parametri di valutazione. Il nonostro gruppo di ricerca è riuscito a dimostrare che l’istamina 12C, 14C, 15C e 16C inibisce significativamente l’attivazione cellulare mentre diluizioni assolutamente simili ma fatte da sola acqua dinamizzata non hanno riportato alcun effetto.Questi risultati consolidano fortemente le prove che il solvente (acqua e gas o ioni in essa disciolti) conserva l’informazione molecolare di un principio attivo da cui sono state eseguite diluizioni seriali fino a superare il cosiddetto numero diAvogadro e spingono a continuare gli studi biofisici e biologici sull’acqua liquida e sul suo ruolo nella funzione cellulare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.