Chi studia le forme letterarie è quasi chiamato a cogliere la continuità e la discontinuità nei complessi semiotici attivati o privilegiati dagli autori; riguardo alla poesia drammatica l’attenzione si appunta sull’universo semiotico costituito dall’invenzione drammaturgica, dalla testualità verbale e dall’interazione fra le due. Credo di esprimere un’opinione largamente condivisa dicendo che, anche a prescindere dal poco lusinghiero giudizio su Eschilo attribuito dalla tradizione a Sofocle e dagli indizi, per la verità non sempre del tutto trasparenti, di contrapposizione biografica e politica, e anche a non voler speculare su ciò che oppone, o semplicemente differenzia, le visioni del mondo dei due drammaturghi, comunque non possiamo sottrarci all’impressione immediata di una rilevante discontinuità tra Sofocle ed Eschilo, tanto nella drammaturgia quanto nella dizione. Il proposito di questa relazione è invece quello di verificare se si possano cogliere, fra i due autori, almeno alcuni tratti di continuità: tanto quelli ravvisabili nella costituzione e nel rafforzamento di un linguaggio proprio della scena tragica, quanto quelli rispondenti a una precisa scelta individuale - dunque tanto sul piano della langue quanto su quello della parole

Eschilo in Sofocle

AVEZZU', Guido
2006-01-01

Abstract

Chi studia le forme letterarie è quasi chiamato a cogliere la continuità e la discontinuità nei complessi semiotici attivati o privilegiati dagli autori; riguardo alla poesia drammatica l’attenzione si appunta sull’universo semiotico costituito dall’invenzione drammaturgica, dalla testualità verbale e dall’interazione fra le due. Credo di esprimere un’opinione largamente condivisa dicendo che, anche a prescindere dal poco lusinghiero giudizio su Eschilo attribuito dalla tradizione a Sofocle e dagli indizi, per la verità non sempre del tutto trasparenti, di contrapposizione biografica e politica, e anche a non voler speculare su ciò che oppone, o semplicemente differenzia, le visioni del mondo dei due drammaturghi, comunque non possiamo sottrarci all’impressione immediata di una rilevante discontinuità tra Sofocle ed Eschilo, tanto nella drammaturgia quanto nella dizione. Il proposito di questa relazione è invece quello di verificare se si possano cogliere, fra i due autori, almeno alcuni tratti di continuità: tanto quelli ravvisabili nella costituzione e nel rafforzamento di un linguaggio proprio della scena tragica, quanto quelli rispondenti a una precisa scelta individuale - dunque tanto sul piano della langue quanto su quello della parole
2006
Aeschylus; Sopocles; Letteratura greca
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