Cattarina Donati, nata nel 1652 da una famiglia contadina e vissuta prevalentemente a Riva e a Rovereto, fu condannata nel 1710 per “affettata” santità. La sua fama fu riconosciuta da sacerdoti secolari e regolari, da suore e terziarie, da laici di qualunque condizione sociale, fino a giungere alla famiglia del principe vescovo di Trento Giovanni Michele Spaur, l’imperatore Leopoldo I e l’imperatrice. I doni spirituali di Cattarina erano molti, ma a renderla cara e popolare furono soprattutto le rivelazioni sullo stato delle anime, delle quali affrettava l’ascesa in Paradiso. In cambio delle rivelazioni e delle intercessioni, Cattarina otteneva elemosine e donazioni che impiegò anche per scopi personali inducendo per questo un suo “figlio spirituale” a denunciarla presso l’Inquisizione romana. Inizialmente, la presenza dell’inquisitore non innescò alcun conflitto giurisdizionale, ma nei mesi successivi, la vicenda divenne motivo di forti tensioni tra il principe vescovo e la Magistratura consolare, l’organo amministrativo della città di Trento.
La “santa” delle anime: Cattarina Donati (1652 – post 1717)
GARBELLOTTI, Marina;
2003-01-01
Abstract
Cattarina Donati, nata nel 1652 da una famiglia contadina e vissuta prevalentemente a Riva e a Rovereto, fu condannata nel 1710 per “affettata” santità. La sua fama fu riconosciuta da sacerdoti secolari e regolari, da suore e terziarie, da laici di qualunque condizione sociale, fino a giungere alla famiglia del principe vescovo di Trento Giovanni Michele Spaur, l’imperatore Leopoldo I e l’imperatrice. I doni spirituali di Cattarina erano molti, ma a renderla cara e popolare furono soprattutto le rivelazioni sullo stato delle anime, delle quali affrettava l’ascesa in Paradiso. In cambio delle rivelazioni e delle intercessioni, Cattarina otteneva elemosine e donazioni che impiegò anche per scopi personali inducendo per questo un suo “figlio spirituale” a denunciarla presso l’Inquisizione romana. Inizialmente, la presenza dell’inquisitore non innescò alcun conflitto giurisdizionale, ma nei mesi successivi, la vicenda divenne motivo di forti tensioni tra il principe vescovo e la Magistratura consolare, l’organo amministrativo della città di Trento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.