Recensione al volume che riscostruisce la vicenda storica dei sette fratelli Cervi, uccisi da militi fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre 1943. Lo compongono tre saggi, di Giorgio Vecchio (Una famiglia di contadini nella Bassa Reggiana), Toni Rovatti («Sovversivi-comunisti». I Cervi tra guerra e Resistenza) e Alessandro Santagata («I figli di Alcide non sono mai morti». La costruzione del mito). Tre diverse sensibilità storiografiche si sono incontrate con l’obiettivo di giungere a definire con la maggior nitidezza possibile – grazie anche alla consultazione e alla valorizzazione di nuove fonti – i profili delle donne e degli uomini di casa Cervi districando, nell’intricata matassa che li teneva avvolti, storia, memoria e mito. Nel libro – si legge nell’introduzione – «il tentativo di ridare concretezza ai Cervi si sviluppa nella destrutturazione del mito. Ovvero, cercando di chiarire come si sono svolte le dinamiche che hanno condotto questi contadini della Bassa reggiana a diventare simbolo dell’antifascismo e della Resistenza» (p. 11).
Toni Rovatti - Alessandro Santagata - Giorgio Vecchio, Fratelli Cervi. La storia e la memoria, Roma, Viella, 2024, 368 pp.
Daria Gabusi
2025-01-01
Abstract
Recensione al volume che riscostruisce la vicenda storica dei sette fratelli Cervi, uccisi da militi fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre 1943. Lo compongono tre saggi, di Giorgio Vecchio (Una famiglia di contadini nella Bassa Reggiana), Toni Rovatti («Sovversivi-comunisti». I Cervi tra guerra e Resistenza) e Alessandro Santagata («I figli di Alcide non sono mai morti». La costruzione del mito). Tre diverse sensibilità storiografiche si sono incontrate con l’obiettivo di giungere a definire con la maggior nitidezza possibile – grazie anche alla consultazione e alla valorizzazione di nuove fonti – i profili delle donne e degli uomini di casa Cervi districando, nell’intricata matassa che li teneva avvolti, storia, memoria e mito. Nel libro – si legge nell’introduzione – «il tentativo di ridare concretezza ai Cervi si sviluppa nella destrutturazione del mito. Ovvero, cercando di chiarire come si sono svolte le dinamiche che hanno condotto questi contadini della Bassa reggiana a diventare simbolo dell’antifascismo e della Resistenza» (p. 11).| File | Dimensione | Formato | |
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