Vissuto da sempre dall’umanità come uno spazio utopico di bellezza, unione perfetta di natura e cultura, il giardino a partire dal Settecento aspira a diventare immagine “reale” del Paradiso perduto, sulla scorta di una riflessione teorica che coinvolse letterati, filosofi e poeti come Addison, Walpole, Kant, Schiller, Goethe e molti altri. In Germania la teoria del giardino privilegerà quell’estetica della percezione atta a suscitare “sentimenti morali”, come insegnerà il massimo filosofo tedesco del giardino Christian Cay Lorenz Hirschfeld, che con la sua opera Theorie der Gartenkunst darà il via alla “moda” del giardino cosiddetto “sentimentale”, oggetto di entusiamo, ma anche di critiche spietate. Gli studi qui raccolti, partendo da un’analisi del testo di Hirschfeld, indagano le ricadute della sua teoria nella costruzione sia di giardini reali sia immaginari tra Settecento e Ottocento e ne approfondiscono alcuni aspetti nell’opera di Goethe, le cui riflessioni sul giardino paesaggistico investono anche l’architettura, oppure si trasformano in suggestioni poetiche ispirate alla moda del giardino cinese. Se tra realtà e immaginazione si muovono ancora i giardini della “memoria” della romantica Bettina von Arnim, quelli evocati dagli autori del ’900, come Hofmannsthal, Rilke o George diventano invece simboli di una grammatica dell’anima che va ben oltre ogni teoria e applicazione pratica, assurgendo spesso a “cifra” dell’arte stessa. Con Thomas Mann il giardino torna ad essere immagine simbolica della contrapposizione Geist-Natur, la cui conciliazione incarna l’idea di un «nuovo umanesimo».
Rec. a M. Cottone, Eutopia. Giardini reali e immaginari tra Settecento e Novecento, Palermo 2022
davide di Maio
Writing – Review & Editing
2024-01-01
Abstract
Vissuto da sempre dall’umanità come uno spazio utopico di bellezza, unione perfetta di natura e cultura, il giardino a partire dal Settecento aspira a diventare immagine “reale” del Paradiso perduto, sulla scorta di una riflessione teorica che coinvolse letterati, filosofi e poeti come Addison, Walpole, Kant, Schiller, Goethe e molti altri. In Germania la teoria del giardino privilegerà quell’estetica della percezione atta a suscitare “sentimenti morali”, come insegnerà il massimo filosofo tedesco del giardino Christian Cay Lorenz Hirschfeld, che con la sua opera Theorie der Gartenkunst darà il via alla “moda” del giardino cosiddetto “sentimentale”, oggetto di entusiamo, ma anche di critiche spietate. Gli studi qui raccolti, partendo da un’analisi del testo di Hirschfeld, indagano le ricadute della sua teoria nella costruzione sia di giardini reali sia immaginari tra Settecento e Ottocento e ne approfondiscono alcuni aspetti nell’opera di Goethe, le cui riflessioni sul giardino paesaggistico investono anche l’architettura, oppure si trasformano in suggestioni poetiche ispirate alla moda del giardino cinese. Se tra realtà e immaginazione si muovono ancora i giardini della “memoria” della romantica Bettina von Arnim, quelli evocati dagli autori del ’900, come Hofmannsthal, Rilke o George diventano invece simboli di una grammatica dell’anima che va ben oltre ogni teoria e applicazione pratica, assurgendo spesso a “cifra” dell’arte stessa. Con Thomas Mann il giardino torna ad essere immagine simbolica della contrapposizione Geist-Natur, la cui conciliazione incarna l’idea di un «nuovo umanesimo».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.