Se, come vuole il titolo della miniserie di Joe Wright (e prima ancora il romanzo di Antonio Scurati da cui è tratta), Benito Mussolini è il figlio del secolo, l’immaginario del Novecento è figlio a propria volta anche del cinema e delle mitografie che ha contribuito a creare e diffondere. Ci sono i rimandi espliciti, volti a restituire al medium un ruolo di primo piano attraverso l’uso del found footage (è il caso delle sequenze tratte da A Noi!, un “dal vero” del 1922 che riprende le fasi della marcia su Roma); ma non mancano le allusioni più sottili: uno dei tanti primi piani di M (Luca Marinelli) che contrappuntano il racconto, appare deformato dal riflesso in un bacile d’acqua increspata, richiamando una sequenza del primo Pinocchio cinematografico (Giulio Antamoro, 1911), in cui, proprio grazie a questo espediente, il burattino scopre la propria trasformazione in asino. A proposito di trasformazioni, M offre al protagonista un catalogo di cambi d’abito degni di Leopoldo Fregoli, incarnate da un uomo che ama il potere e in esso proietta una propria immagine idealizzata, già divistica. In una delle ultime puntate, vediamo M, ormai a capo del governo, soffermarsi adorante davanti a un busto bronzeo che lo ritrae – dono di Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli) – che richiama Dux, opera realizzata da Adolfo Wildt. Durante la Resistenza, una copia della scultura, recentemente esposta al Mart, venne deformata dalle picconate inferte da partigiani divenendo una testimonianza “aumentata”, ma quanto mai fedele, della tragica sorte che attese il dittatore.

M - la serie: ritratto di un divo

Lotti, Denis
2025-01-01

Abstract

Se, come vuole il titolo della miniserie di Joe Wright (e prima ancora il romanzo di Antonio Scurati da cui è tratta), Benito Mussolini è il figlio del secolo, l’immaginario del Novecento è figlio a propria volta anche del cinema e delle mitografie che ha contribuito a creare e diffondere. Ci sono i rimandi espliciti, volti a restituire al medium un ruolo di primo piano attraverso l’uso del found footage (è il caso delle sequenze tratte da A Noi!, un “dal vero” del 1922 che riprende le fasi della marcia su Roma); ma non mancano le allusioni più sottili: uno dei tanti primi piani di M (Luca Marinelli) che contrappuntano il racconto, appare deformato dal riflesso in un bacile d’acqua increspata, richiamando una sequenza del primo Pinocchio cinematografico (Giulio Antamoro, 1911), in cui, proprio grazie a questo espediente, il burattino scopre la propria trasformazione in asino. A proposito di trasformazioni, M offre al protagonista un catalogo di cambi d’abito degni di Leopoldo Fregoli, incarnate da un uomo che ama il potere e in esso proietta una propria immagine idealizzata, già divistica. In una delle ultime puntate, vediamo M, ormai a capo del governo, soffermarsi adorante davanti a un busto bronzeo che lo ritrae – dono di Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli) – che richiama Dux, opera realizzata da Adolfo Wildt. Durante la Resistenza, una copia della scultura, recentemente esposta al Mart, venne deformata dalle picconate inferte da partigiani divenendo una testimonianza “aumentata”, ma quanto mai fedele, della tragica sorte che attese il dittatore.
2025
Mussolini
M - il figlio del secolo
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