Con il presente testo si intendono esaminare alcuni passaggi che, nel conteso della Critica della ragion pura, mettono in campo delle tensioni tra diverse accezioni del concetto di oggetto e il concetto di esperienza. Quel che pare evidenziarsi è la possibilità di delineare la strettissima interdipendenza tra l’oggetto, nelle sue diverse declinazioni, e l’esperienza [Erfahrung], intesa come processo che ha di mira proprio l’individuazione, la delimitazione e l’espressione dell’oggetto. In particolare giova qui ricordare come molte delle questioni che saranno esaminate nel presente testo si richiamino a temi ampiamente trattati nell’ambito della cosiddetta lettura ‘realista’ dell’Erkenntnissheorie kantiana, si pensi ad esempio ad autori come Hans Vaihinger (Kommentar zu Kants Kritik der reinen Vernunft, Stuttgart, Spemann e Union Deutsche Verlagsgesellschaft, 1881-1892¹) ed Erich Adickes (Kant und das Ding an sich, Berlin, Heise, 1924¹, Kants Lehre von der doppelten Affektion unseres ich als Schlüssel zu seiner Erkenntnistheorie, Tübingen, Mohr, 1929¹) o, in ambito anglosassone, Norman Kemp-Smith (A Commentary to Kant’s Critique of Pure Reason, London, Macmillan, 1918¹) e Herbert J. Paton, (Kant’s Metaphysics of Experience: A Commentary on the First Half of the Kritik der reinen Vernunft, London, Allen & Unwin, 1936¹). Le posizioni di questi autori sono state recentemente raccolte ed analizzate nel testo di Paola Vasconi, La cosa in sé e la doppia affezione in Kant. Uno studio sul realismo empirico kantiano, Roma, Bulzoni, 1988. Tuttavia, per quanto nella presente sede questa tradizione non possa essere trascurata, un confronto sistematico con questi autori tradirebbe lo spirito del lavoro, che non si propone, come nel caso degli autori citati, di utilizzare considerazioni di carattere ilologico per corroborare un’interpretazione ilosoica autonoma, quanto piuttosto di veriicare un’ipotesi ilologica in modo strettamente attinente al testo e sullo sfondo di indicazioni teoretiche fornite dall’autore. L’intento è quindi quello di seguire determinati passaggi del testo kantiano secondo un metodo che si avvicina al commentario e che, quando fa riferimento ad altri testi kantiani, intende solamente ricercare elementi che possano meglio ricondurre determinati passi alla coerenza interna seguita dall’autore stesso.
Esperienza e oggetto. Luoghi problematici della Critica della Ragion Pura
Gualtiero Lorini
2009-01-01
Abstract
Con il presente testo si intendono esaminare alcuni passaggi che, nel conteso della Critica della ragion pura, mettono in campo delle tensioni tra diverse accezioni del concetto di oggetto e il concetto di esperienza. Quel che pare evidenziarsi è la possibilità di delineare la strettissima interdipendenza tra l’oggetto, nelle sue diverse declinazioni, e l’esperienza [Erfahrung], intesa come processo che ha di mira proprio l’individuazione, la delimitazione e l’espressione dell’oggetto. In particolare giova qui ricordare come molte delle questioni che saranno esaminate nel presente testo si richiamino a temi ampiamente trattati nell’ambito della cosiddetta lettura ‘realista’ dell’Erkenntnissheorie kantiana, si pensi ad esempio ad autori come Hans Vaihinger (Kommentar zu Kants Kritik der reinen Vernunft, Stuttgart, Spemann e Union Deutsche Verlagsgesellschaft, 1881-1892¹) ed Erich Adickes (Kant und das Ding an sich, Berlin, Heise, 1924¹, Kants Lehre von der doppelten Affektion unseres ich als Schlüssel zu seiner Erkenntnistheorie, Tübingen, Mohr, 1929¹) o, in ambito anglosassone, Norman Kemp-Smith (A Commentary to Kant’s Critique of Pure Reason, London, Macmillan, 1918¹) e Herbert J. Paton, (Kant’s Metaphysics of Experience: A Commentary on the First Half of the Kritik der reinen Vernunft, London, Allen & Unwin, 1936¹). Le posizioni di questi autori sono state recentemente raccolte ed analizzate nel testo di Paola Vasconi, La cosa in sé e la doppia affezione in Kant. Uno studio sul realismo empirico kantiano, Roma, Bulzoni, 1988. Tuttavia, per quanto nella presente sede questa tradizione non possa essere trascurata, un confronto sistematico con questi autori tradirebbe lo spirito del lavoro, che non si propone, come nel caso degli autori citati, di utilizzare considerazioni di carattere ilologico per corroborare un’interpretazione ilosoica autonoma, quanto piuttosto di veriicare un’ipotesi ilologica in modo strettamente attinente al testo e sullo sfondo di indicazioni teoretiche fornite dall’autore. L’intento è quindi quello di seguire determinati passaggi del testo kantiano secondo un metodo che si avvicina al commentario e che, quando fa riferimento ad altri testi kantiani, intende solamente ricercare elementi che possano meglio ricondurre determinati passi alla coerenza interna seguita dall’autore stesso.File | Dimensione | Formato | |
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