Plauto di solito non crea personaggi che agiscano come animali nel corso di un’intera commedia: talvolta possiamo vedere una temporanea ‘identificazione’, secondo la classificazione di Fraenkel (per esempio Merc. 361 muscast meus pater: nil potest clam illum haberi; Pseud. 747 anguillast: elabitur); in altri casi, ci sono scene mimiche nelle quali un personaggio assume forti tratti animali, ma soltanto per un breve lasso di tempo (per esempio As. 699-710, quando lo schiavo umilia il giovane padrone cavalcandolo come un cavallo o un asino); infine, gli animali possono essere rappresentazioni allegoriche di uno o più personaggi in una singola scena (per esempio Merc. 225-54, dove un senex racconta un sogno rivelatore). Nei Captivi, invece, il parasitus Ergasilus ostenta una sorprendente vita animale: partendo dall’abituale comparazione con il topo (v. 77: quasi mures semper edimus alienum cibum), Plauto inizialmente presenta il personaggio come una lumaca, che ben presto si trasforma in un cane, compagno di mensa e parassita dell’uomo, perennemente affamato e capace di sviluppare persino la ferocia del lupo, come alla fine della commedia.
Vita da cani e fame da lupo: le caratterizzazioni animalesche di un parassita plautino
rota,rosanna
2023-01-01
Abstract
Plauto di solito non crea personaggi che agiscano come animali nel corso di un’intera commedia: talvolta possiamo vedere una temporanea ‘identificazione’, secondo la classificazione di Fraenkel (per esempio Merc. 361 muscast meus pater: nil potest clam illum haberi; Pseud. 747 anguillast: elabitur); in altri casi, ci sono scene mimiche nelle quali un personaggio assume forti tratti animali, ma soltanto per un breve lasso di tempo (per esempio As. 699-710, quando lo schiavo umilia il giovane padrone cavalcandolo come un cavallo o un asino); infine, gli animali possono essere rappresentazioni allegoriche di uno o più personaggi in una singola scena (per esempio Merc. 225-54, dove un senex racconta un sogno rivelatore). Nei Captivi, invece, il parasitus Ergasilus ostenta una sorprendente vita animale: partendo dall’abituale comparazione con il topo (v. 77: quasi mures semper edimus alienum cibum), Plauto inizialmente presenta il personaggio come una lumaca, che ben presto si trasforma in un cane, compagno di mensa e parassita dell’uomo, perennemente affamato e capace di sviluppare persino la ferocia del lupo, come alla fine della commedia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.