l contributo è dedicato al presunto autoritratto del Morto da Feltre e restituisce, in termini più estesi, i risultati delle ricerche intraprese in occasione della catalogazione della specifica collezione iconografica della Galleria degli Uffizi attualmente in corso. Acquisito nel 1682, il dipinto è inventariato nel 1704 come <>, titolo o attribuzione confermata dall’iscrizione sul retro. La fortuna critica ha però inizio nel 1784 quando è inventariato come autoritratto del Morto da Feltre, con ovvio riferimento al profilo del pittore veneto di Vasari (1550, 1568). La presenza del teschio ha evidentemente sostenuto tale ipotesi identificativa, collegandolo al tema del memento mori. A conferma, si propone un’ipotesi interpretativa dell’iscrizione posta sul tavolo, finora non affrontata. Si delinea dapprima la fortuna del ritratto del Morto da Feltre affatto diverso proposto da Vasari nelle Vite che si avvale di un disegno di Polidoro da Caravaggio. Di seguito, si pongono a confronto le traduzioni calcografiche che sono alternative perché derivanti invece dal presunto autoritratto, designato come tale nel 1784, e che si susseguono a partire dal 1789. Sono traduzioni contemporanee e fanno seguito alle ricerche fondamentali condotte nel frattempo da Luigi Lanzi che nel 1809, può valorizzare più compiutamente le determinanti fonti feltrine qui riprodotte segnalate dal corrispondente Giovanni de Lazara. Grazie ad esse egli identifica il Morto da Feltre con Pietro Luzzo (di cui parla Ridolfi, 1648). Accanto a costui opera anche il fratello Lorenzo. Il catalogo delle opere raccolte di provenienza feltrina, spettanti in effetti a Lorenzo, fa escludere a Lanzi l’attribuzione del presunto autoritratto degli Uffizi. Da quel momento infatti l’accertamento attributivo può fondarsi su base comparativa, trova talvolta conferma, ma per lo più non ha esiti univoci. Si distingue per diretta cognizione di causa delle opere feltrine e autorevolezza, l’attribuzione di Cavalcaselle in favore del pittore veronese Francesco Torbido. A conclusione, si considera a grandi linee l’esiguo catalogo di Lorenzo Luzzo nell’attuale assetto problematico, soprattutto per ribadire l’incongruità dell’originaria attribuzione. Di conseguenza si orienta la ricerca in più direzioni per proporre infine una soluzione nell’ambito di Dosso Dossi e giungere a indicare l’attribuzione diretta al pittore ferrarese Gabriele Capellini detto il Calzolaretto, con riferimento a due pale d’altare sicure, e grazie al confronto convincente con il Ritratto di Laura Pisani del 1525 a lui attribuito, ora in collezione privata.

Intorno all'avveduto scetticismo di Luigi Lanzi sull'Autoritratto del Morto da Feltre della Galleria degli Uffizi

Giorgio Fossaluzza
2024-01-01

Abstract

l contributo è dedicato al presunto autoritratto del Morto da Feltre e restituisce, in termini più estesi, i risultati delle ricerche intraprese in occasione della catalogazione della specifica collezione iconografica della Galleria degli Uffizi attualmente in corso. Acquisito nel 1682, il dipinto è inventariato nel 1704 come <>, titolo o attribuzione confermata dall’iscrizione sul retro. La fortuna critica ha però inizio nel 1784 quando è inventariato come autoritratto del Morto da Feltre, con ovvio riferimento al profilo del pittore veneto di Vasari (1550, 1568). La presenza del teschio ha evidentemente sostenuto tale ipotesi identificativa, collegandolo al tema del memento mori. A conferma, si propone un’ipotesi interpretativa dell’iscrizione posta sul tavolo, finora non affrontata. Si delinea dapprima la fortuna del ritratto del Morto da Feltre affatto diverso proposto da Vasari nelle Vite che si avvale di un disegno di Polidoro da Caravaggio. Di seguito, si pongono a confronto le traduzioni calcografiche che sono alternative perché derivanti invece dal presunto autoritratto, designato come tale nel 1784, e che si susseguono a partire dal 1789. Sono traduzioni contemporanee e fanno seguito alle ricerche fondamentali condotte nel frattempo da Luigi Lanzi che nel 1809, può valorizzare più compiutamente le determinanti fonti feltrine qui riprodotte segnalate dal corrispondente Giovanni de Lazara. Grazie ad esse egli identifica il Morto da Feltre con Pietro Luzzo (di cui parla Ridolfi, 1648). Accanto a costui opera anche il fratello Lorenzo. Il catalogo delle opere raccolte di provenienza feltrina, spettanti in effetti a Lorenzo, fa escludere a Lanzi l’attribuzione del presunto autoritratto degli Uffizi. Da quel momento infatti l’accertamento attributivo può fondarsi su base comparativa, trova talvolta conferma, ma per lo più non ha esiti univoci. Si distingue per diretta cognizione di causa delle opere feltrine e autorevolezza, l’attribuzione di Cavalcaselle in favore del pittore veronese Francesco Torbido. A conclusione, si considera a grandi linee l’esiguo catalogo di Lorenzo Luzzo nell’attuale assetto problematico, soprattutto per ribadire l’incongruità dell’originaria attribuzione. Di conseguenza si orienta la ricerca in più direzioni per proporre infine una soluzione nell’ambito di Dosso Dossi e giungere a indicare l’attribuzione diretta al pittore ferrarese Gabriele Capellini detto il Calzolaretto, con riferimento a due pale d’altare sicure, e grazie al confronto convincente con il Ritratto di Laura Pisani del 1525 a lui attribuito, ora in collezione privata.
2024
Morto da Feltre, Lorenzo Luzzo, Gabriele Capellini detto il Calzolaretto, Dosso Dossi, Girolamo da Carpi, Francesco Torbido, Polidoro da Caravaggio, Giorgio Vasari, Carlo Ridolfi, Luigi Lanzi, Giovanni de Lazara, Giovanni Battista Cavalcaselle, J. A. Crowe, Feltre, Ferrara, Zara, Jean Baron de Toulouse, Luigi Garzi, Niccolò Pio, Giovanni Gaetano Bottari, Cosimo Colombini, Carlo Lasinio, Giovanni Paolo Lasinio, Girolamo Tubino, Jean Baptiste Marie Auguste II Blanchard, Ferdinando Giorgione, Giovanni da Udine, grottesche, Ranalli, Alexandre Dumas, Antonio Cambruzzi, Antonio Zanghellini, Pietro Selvatico, Pietro Mugna,
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1125486
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