Il ripristino degli ecosistemi degradati e l'utilizzo di pratiche agricole sostenibili sono tra gli obiettivi del programma globale Agenda 2030 delle Nazioni Unite che identifica la biodiversità del suolo come il fulcro delle Nature-based Solutions per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Le pratiche agricole non sostenibili, infatti, rappresentano un rischio concreto per il funzionamento del suolo, incidendo fortemente su numerosi aspetti, primo fra tutti la quantità e la qualità della sostanza organica, con conseguente perdita di fertilità, e favorendo fenomeni come il compattamento, l'erosione e la perdita di biodiversità. Quest’ultima, in particolare, influenza la ‘salute’ dell'ecosistema in risposta al cambiamento globale. Considerati i molteplici vantaggi offerti dalle piantagioni miste in termini di servizi ecosistemici e socio-economici, il presente studio propone l’utilizzo di una specifica gestione forestale per il recupero di suoli sovrasfuttati valutandone l’impatto su parametri chimici e biologici. A tal fine, è stato identificato un sito in prossimità di Empoli caratterizzato da un impianto misto allestito su un terreno agricolo. Sono state considerate diverse parcelle contraddistinte dalla presenza di specie accessorie (azotofissatrici e non) in consociazione a specie di pregio, nonché un suolo agricolo adiacente utilizzato come controllo. Il Populus alba e lo Juglans regia sono le specie di pregio coinvolte in ciascuna consociazione, accompagnate da una specie accessoria, rispettivamente Alnus cordata e Elaeagnus umbellata, entrambe N-fissatrici, e Corylus avellana. Sui corrispondenti suoli (0-10 cm) sono stati poi determinati una serie di parametri chimici, quali contenuto di carbonio organico, azoto totale, lignina, cellulosa e fosforo biodisponibile, nonché biologici, ossia l’attività dell’enzima fluoresceina diacetato idrolasi e, mediante analisi di metabarcoding, sono state identificate le specie fungine. I risultati ottenuti indicano che la gestione forestale ha indotto, rispetto al suolo agricolo, un aumento di tutti i parametri considerati. Quanto emerge dall’analisi del DNA fungino risulta di particolare rilievo in termini biodiversità e ruolo ecologico rappresentato dalle gilde afferenti alle differenti famiglie identificate. L’analisi multivariata ha messo in luce importanti differenze sia tra le consociazioni considerate, laddove la presenza dell’Alnus cordata ha indotto un incremento della maggior parte dei parametri considerati, che tra le consociazioni e il suolo agricolo. Pertanto, l'individuazione di una gestione forestale in grado di implementare la qualità chimica e biologica del suolo rappresenta una valida strategia per il ripristino di suoli marginali, soprattutto alla luce dei futuri scenari di cambiamento climatico.
Il recupero di suoli agricoli come nature-based solution per la tutela della biodiversità
Danise T.;Zaccone C.
2023-01-01
Abstract
Il ripristino degli ecosistemi degradati e l'utilizzo di pratiche agricole sostenibili sono tra gli obiettivi del programma globale Agenda 2030 delle Nazioni Unite che identifica la biodiversità del suolo come il fulcro delle Nature-based Solutions per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Le pratiche agricole non sostenibili, infatti, rappresentano un rischio concreto per il funzionamento del suolo, incidendo fortemente su numerosi aspetti, primo fra tutti la quantità e la qualità della sostanza organica, con conseguente perdita di fertilità, e favorendo fenomeni come il compattamento, l'erosione e la perdita di biodiversità. Quest’ultima, in particolare, influenza la ‘salute’ dell'ecosistema in risposta al cambiamento globale. Considerati i molteplici vantaggi offerti dalle piantagioni miste in termini di servizi ecosistemici e socio-economici, il presente studio propone l’utilizzo di una specifica gestione forestale per il recupero di suoli sovrasfuttati valutandone l’impatto su parametri chimici e biologici. A tal fine, è stato identificato un sito in prossimità di Empoli caratterizzato da un impianto misto allestito su un terreno agricolo. Sono state considerate diverse parcelle contraddistinte dalla presenza di specie accessorie (azotofissatrici e non) in consociazione a specie di pregio, nonché un suolo agricolo adiacente utilizzato come controllo. Il Populus alba e lo Juglans regia sono le specie di pregio coinvolte in ciascuna consociazione, accompagnate da una specie accessoria, rispettivamente Alnus cordata e Elaeagnus umbellata, entrambe N-fissatrici, e Corylus avellana. Sui corrispondenti suoli (0-10 cm) sono stati poi determinati una serie di parametri chimici, quali contenuto di carbonio organico, azoto totale, lignina, cellulosa e fosforo biodisponibile, nonché biologici, ossia l’attività dell’enzima fluoresceina diacetato idrolasi e, mediante analisi di metabarcoding, sono state identificate le specie fungine. I risultati ottenuti indicano che la gestione forestale ha indotto, rispetto al suolo agricolo, un aumento di tutti i parametri considerati. Quanto emerge dall’analisi del DNA fungino risulta di particolare rilievo in termini biodiversità e ruolo ecologico rappresentato dalle gilde afferenti alle differenti famiglie identificate. L’analisi multivariata ha messo in luce importanti differenze sia tra le consociazioni considerate, laddove la presenza dell’Alnus cordata ha indotto un incremento della maggior parte dei parametri considerati, che tra le consociazioni e il suolo agricolo. Pertanto, l'individuazione di una gestione forestale in grado di implementare la qualità chimica e biologica del suolo rappresenta una valida strategia per il ripristino di suoli marginali, soprattutto alla luce dei futuri scenari di cambiamento climatico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.