Il romanzo Cosmopolis2 di Don DeLillo costituisce lo spunto origi- nario della presente riflessione. Il protagonista dell’opera, il giovane miliardario Eric Packer, costituisce il perno di uno sfasamento co- gnitivo e identitario che sembra trovare nel silenzio una sorta di contrappunto costante, che si rivela tanto necessario alla vita quanto sfuggente e labile. Eppure, il romanzo racconta una giornata trascorsa a bordo di una limousine che attraversa il centro di New York in una delle giornate più caotiche che la grande mela potrebbe ricordare. Se si isolano tutti i passaggi narrativi che si ri- feriscono inequivocabilmente al silenzio, è possibile rilevare una singolare convergenza rispetto all’esperienza estetica vissuta dal protagonista, un’esperienza non esente da riferimenti puntuali al- l’arte contemporanea. Cosmopolis testimonia in modo esemplare l’interconnessione linguistica dei fenomeni comunicativi nella cultu- ra post-umanista: interrelazione fra linguaggi artistici e non, fra tec- nologia e mercato, fra scienza e arte, fra arte e vita. Questo dato emerge in modo ancora più evidente se si pensa alla recentissima versione cinematografica di Cosmopolis, diretta proprio da David Cronenberg: un regista la cui poetica può essere decisamente ri- condotta alla cultura post-umanista.
Dimensioni letterarie, plastiche e cybernetiche del silenzio nel romanzo Cosmopolis di Don DeLillo
L. Bochicchio
2012-01-01
Abstract
Il romanzo Cosmopolis2 di Don DeLillo costituisce lo spunto origi- nario della presente riflessione. Il protagonista dell’opera, il giovane miliardario Eric Packer, costituisce il perno di uno sfasamento co- gnitivo e identitario che sembra trovare nel silenzio una sorta di contrappunto costante, che si rivela tanto necessario alla vita quanto sfuggente e labile. Eppure, il romanzo racconta una giornata trascorsa a bordo di una limousine che attraversa il centro di New York in una delle giornate più caotiche che la grande mela potrebbe ricordare. Se si isolano tutti i passaggi narrativi che si ri- feriscono inequivocabilmente al silenzio, è possibile rilevare una singolare convergenza rispetto all’esperienza estetica vissuta dal protagonista, un’esperienza non esente da riferimenti puntuali al- l’arte contemporanea. Cosmopolis testimonia in modo esemplare l’interconnessione linguistica dei fenomeni comunicativi nella cultu- ra post-umanista: interrelazione fra linguaggi artistici e non, fra tec- nologia e mercato, fra scienza e arte, fra arte e vita. Questo dato emerge in modo ancora più evidente se si pensa alla recentissima versione cinematografica di Cosmopolis, diretta proprio da David Cronenberg: un regista la cui poetica può essere decisamente ri- condotta alla cultura post-umanista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.