Il 17 gennaio, il Segretario di Stato per la Scozia Jack Alister ha emanato un order ai sensi della Section 35 dello Scotland Act 1998, vietando di presentare il Gender Recognition Reform (Scotland) Bill per il Royal Assent ai fini della sua promulgazione. La principale motivazione addotta dal governo britannico per l’esercizio di tale potere è stata ravvisata nelle asseritamente illegittime modifiche che il disegno di legge avrebbe apportato al UK Equality Act 2010 e, conseguentemente, alla materia «Equal Opportunities», quest’ultima di competenza del livello di governo centrale. Il disegno di legge, nello specifico, mirava a modificare il UK Gender Recognition Act 2004, per rendere più agevole alle persone transgender l’ottenimento di un certificato di riconoscimento di genere (GRC) in Scozia. Si tratta della prima volta nella storia in cui il governo britannico ha esercitato i suoi poteri per ‘porre il veto’ sulla legislazione approvata nell’ambito delle competenze devolute. La vicenda così delineata si pone nel contesto di quello che il governo scozzese identifica come un attacco diretto alla devolution e al riparto di competenze tra Regno Unito e Scozia, per come tracciato a partire dallo Scotland Act 1998: la materia «Gender Recognition», invero, è materia devoluta a Holyrood. In seguito ad aspre polemiche sul piano eminentemente politico, il 19 aprile è stata pubblicata la richiesta del governo scozzese per il judicial review del ‘veto’ esercitato dal governo britannico, istanza che mira a ottenere un’interpretazione in merito a quale dovrebbe essere l’uso corretto del potere di cui alla Section 35. Il presente contributo intende dunque analizzare le motivazioni sottese, nonché i rischi connessi, all’esercizio di tale potere nei rapporti tra ‘centro’ e ‘periferia’.
Gender Recognition Reform (Scotland) Bill e Devolution. Spunti di riflessione sui conflitti di competenze tra Regno Unito e Scozia
Enrico andreoli
2023-01-01
Abstract
Il 17 gennaio, il Segretario di Stato per la Scozia Jack Alister ha emanato un order ai sensi della Section 35 dello Scotland Act 1998, vietando di presentare il Gender Recognition Reform (Scotland) Bill per il Royal Assent ai fini della sua promulgazione. La principale motivazione addotta dal governo britannico per l’esercizio di tale potere è stata ravvisata nelle asseritamente illegittime modifiche che il disegno di legge avrebbe apportato al UK Equality Act 2010 e, conseguentemente, alla materia «Equal Opportunities», quest’ultima di competenza del livello di governo centrale. Il disegno di legge, nello specifico, mirava a modificare il UK Gender Recognition Act 2004, per rendere più agevole alle persone transgender l’ottenimento di un certificato di riconoscimento di genere (GRC) in Scozia. Si tratta della prima volta nella storia in cui il governo britannico ha esercitato i suoi poteri per ‘porre il veto’ sulla legislazione approvata nell’ambito delle competenze devolute. La vicenda così delineata si pone nel contesto di quello che il governo scozzese identifica come un attacco diretto alla devolution e al riparto di competenze tra Regno Unito e Scozia, per come tracciato a partire dallo Scotland Act 1998: la materia «Gender Recognition», invero, è materia devoluta a Holyrood. In seguito ad aspre polemiche sul piano eminentemente politico, il 19 aprile è stata pubblicata la richiesta del governo scozzese per il judicial review del ‘veto’ esercitato dal governo britannico, istanza che mira a ottenere un’interpretazione in merito a quale dovrebbe essere l’uso corretto del potere di cui alla Section 35. Il presente contributo intende dunque analizzare le motivazioni sottese, nonché i rischi connessi, all’esercizio di tale potere nei rapporti tra ‘centro’ e ‘periferia’.File | Dimensione | Formato | |
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