Il programma della 57esima edizione dell’Ancient Theatre Festival at Syracuse (17 maggio – 12 luglio 2022) ha previsto la messa in scena di tre tragedie greche. L’Agamemnon di Aischylus (prima parte dell’Oresteia) diretta da Davide Livermore con traduzione di Walter Lapini, proietta la vicenda della casa degli Atridi negli anni Trenta del secolo scorso. Lo spettacolo è costruito su alcuni effetti scenici di grande efficacia spettacolare ed emotiva, a partire dall’enorme parete a specchio, collocata sullo sfondo, nella quale il pubblico si rispecchia per tutta la durata della rappresentazione. Inoltre il regista introduce nell’azione il fantasma di Iphigenia, un personaggio che nel modello eschileo non compare se non nelle rievocazioni del suo sacrificio prima della guerra dei Greci contro i Troiani. La messinscena dell’Oedipus the King di Sophocles, per la regia di Robert Carsen e la traduzione di Francesco Morosi, segue uno stile di regia completamente differente, senza effetti speciali, tutto concentrato sulle parole e sui gesti degli attori. Sulla scena si trova una gigantesca scala su cui si muovono i protagonisti e in particolare il sovrano di Tebe Oidipus: il salire e lo scendere dalla rappresentano simbolicamente l’ascesa e la caduta del re in una lettura scarna ed ‘esistenziale’ del dramma sofocleo che vede nella figura di Oedipus il paradigma della condicio humana. Infine l’Iphigenia in Tauris di Euripides, per la regia di Jacopo Gassmann e la traduzione di Giorgio Ieranò, colloca la vicenda in uno spazio astratto e atemporale, mettendo in risalto le personalità ‘traumatizzate’ dei due protagonisti (Iphigenia e Orestes), che solo attraverso il riconoscimento reciproco sembrano trovare una propria precisa identità.
The Ghost of Iphigenia and Oedipus on the Stairs: Ancient Teatre Festival - Syracuse 2022
Ugolini, Gherardo
2022-01-01
Abstract
Il programma della 57esima edizione dell’Ancient Theatre Festival at Syracuse (17 maggio – 12 luglio 2022) ha previsto la messa in scena di tre tragedie greche. L’Agamemnon di Aischylus (prima parte dell’Oresteia) diretta da Davide Livermore con traduzione di Walter Lapini, proietta la vicenda della casa degli Atridi negli anni Trenta del secolo scorso. Lo spettacolo è costruito su alcuni effetti scenici di grande efficacia spettacolare ed emotiva, a partire dall’enorme parete a specchio, collocata sullo sfondo, nella quale il pubblico si rispecchia per tutta la durata della rappresentazione. Inoltre il regista introduce nell’azione il fantasma di Iphigenia, un personaggio che nel modello eschileo non compare se non nelle rievocazioni del suo sacrificio prima della guerra dei Greci contro i Troiani. La messinscena dell’Oedipus the King di Sophocles, per la regia di Robert Carsen e la traduzione di Francesco Morosi, segue uno stile di regia completamente differente, senza effetti speciali, tutto concentrato sulle parole e sui gesti degli attori. Sulla scena si trova una gigantesca scala su cui si muovono i protagonisti e in particolare il sovrano di Tebe Oidipus: il salire e lo scendere dalla rappresentano simbolicamente l’ascesa e la caduta del re in una lettura scarna ed ‘esistenziale’ del dramma sofocleo che vede nella figura di Oedipus il paradigma della condicio humana. Infine l’Iphigenia in Tauris di Euripides, per la regia di Jacopo Gassmann e la traduzione di Giorgio Ieranò, colloca la vicenda in uno spazio astratto e atemporale, mettendo in risalto le personalità ‘traumatizzate’ dei due protagonisti (Iphigenia e Orestes), che solo attraverso il riconoscimento reciproco sembrano trovare una propria precisa identità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.