L’articolo si focalizza sulla prima traduzione di un passo della Divina commedia pubblicata da un americano nel 1791. Si tratta della versione in distici eroici dell’episodio del Conte Ugolino da parte di William Dunlap – pittore, drammaturgo, impresario teatrale e amico di George Washington. Quasi un secolo prima che Henry Wadsworth Longfellow inaugurasse ufficialmente l’ingresso di Dante negli Stati Uniti con la sua traduzione della Commedia, Dunlap iniziò a riconoscere nella filigrana dell’opera dantesca principi ideologici e meccanismi politici simili a quelli che stavano caratterizzando il neonato paese americano. In particolare, l’enfasi posta sulla violenza delle rivolte democratiche e populiste che egli coglieva nell’episodio di Ugolino sembrava riprodurre le preoccupazioni di molti politici e intellettuali suoi connazionali; negli anni novanta del XVIII secolo, quali rappresentanti dell’establishment, essi si arroccarono su posizioni sempre più autoritarie contro possibili insurrezioni che – analoghe a quelle verificatesi ai tempi dei guelfi e dei ghibellini nella Toscana del XIII secolo – avrebbero potuto sconvolgere un’identità nazionale ancora in fieri e instabile come quella americana.
La torre che mangiava gli uomini: William Dunlap e il conte Ugolino negli Stati Uniti
Enrico Botta
2021-01-01
Abstract
L’articolo si focalizza sulla prima traduzione di un passo della Divina commedia pubblicata da un americano nel 1791. Si tratta della versione in distici eroici dell’episodio del Conte Ugolino da parte di William Dunlap – pittore, drammaturgo, impresario teatrale e amico di George Washington. Quasi un secolo prima che Henry Wadsworth Longfellow inaugurasse ufficialmente l’ingresso di Dante negli Stati Uniti con la sua traduzione della Commedia, Dunlap iniziò a riconoscere nella filigrana dell’opera dantesca principi ideologici e meccanismi politici simili a quelli che stavano caratterizzando il neonato paese americano. In particolare, l’enfasi posta sulla violenza delle rivolte democratiche e populiste che egli coglieva nell’episodio di Ugolino sembrava riprodurre le preoccupazioni di molti politici e intellettuali suoi connazionali; negli anni novanta del XVIII secolo, quali rappresentanti dell’establishment, essi si arroccarono su posizioni sempre più autoritarie contro possibili insurrezioni che – analoghe a quelle verificatesi ai tempi dei guelfi e dei ghibellini nella Toscana del XIII secolo – avrebbero potuto sconvolgere un’identità nazionale ancora in fieri e instabile come quella americana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.