A partire dai primi secoli della cristianità e per tutto il corso dell’età medievale molti fedeli, uomini e donne, scandirono la vita religiosa con l’esperienza del pellegrinaggio verso i grandi e piccoli luoghi sacri dell’epoca. Benché alcuni viaggi si caratterizzassero per fatica, costi e pericolosità (si pensi al pellegrinaggio verso la Terrasanta, oppure ai cammini che prevedevano l’attraversamento di passi alpini, come Sant’Antonio di Vienne o Santiago di Compostela), l’iter devotionis fu praticato con singolare continuità e intensità anche dalle donne, incanalandosi nel tardo medioevo verso l’esperienza del viaggio giubilare (la romeria). Ciò accadde nonostante le continuative prese di posizione di alcuni uomini di Chiesa, che osteggiarono la mobilità religiosa delle donne, ritenendola fonte di turbamento e di pericolo. Oltre alle esperienze di alcune ‘famose’ pellegrine (santa Bona, Brigida di Svezia, Margery Kempe e molte altre) la ricerca ha portato alla luce anche i numerosi pellegrinaggi compiuti nei secoli bassomedievali da donne ‘sconosciute’, la cui vicenda ci è nota da una lettura ‘mirata’ dei numerosi resoconti di viaggio scritti da uomini, dalle fonti agiografiche e anche dai numerosi testamenti redatti dalle donne prima della partenza verso le mete santuariali. Nel novero di tali protagoniste si segnala Isotta Nogarola, intellettuale veronese del XV secolo che realizzò un pellegrinaggio a Roma e tenne in tale contesto un discorso al papa e ai cardinali.
Pellegrine medievali
Mariaclara Rossi
2020-01-01
Abstract
A partire dai primi secoli della cristianità e per tutto il corso dell’età medievale molti fedeli, uomini e donne, scandirono la vita religiosa con l’esperienza del pellegrinaggio verso i grandi e piccoli luoghi sacri dell’epoca. Benché alcuni viaggi si caratterizzassero per fatica, costi e pericolosità (si pensi al pellegrinaggio verso la Terrasanta, oppure ai cammini che prevedevano l’attraversamento di passi alpini, come Sant’Antonio di Vienne o Santiago di Compostela), l’iter devotionis fu praticato con singolare continuità e intensità anche dalle donne, incanalandosi nel tardo medioevo verso l’esperienza del viaggio giubilare (la romeria). Ciò accadde nonostante le continuative prese di posizione di alcuni uomini di Chiesa, che osteggiarono la mobilità religiosa delle donne, ritenendola fonte di turbamento e di pericolo. Oltre alle esperienze di alcune ‘famose’ pellegrine (santa Bona, Brigida di Svezia, Margery Kempe e molte altre) la ricerca ha portato alla luce anche i numerosi pellegrinaggi compiuti nei secoli bassomedievali da donne ‘sconosciute’, la cui vicenda ci è nota da una lettura ‘mirata’ dei numerosi resoconti di viaggio scritti da uomini, dalle fonti agiografiche e anche dai numerosi testamenti redatti dalle donne prima della partenza verso le mete santuariali. Nel novero di tali protagoniste si segnala Isotta Nogarola, intellettuale veronese del XV secolo che realizzò un pellegrinaggio a Roma e tenne in tale contesto un discorso al papa e ai cardinali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.