L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo e la sua conoscibilità attraverso le tecniche ubicatorie utilizzate dai notai costituiscono un tema classico nella storiografia italiana della seconda metà del Novecento. La documentazione prodotta nel territorio veronese e quella relativa alla Valpolicella in particolare ben si presta per una verifica delle ipotesi e la formulazione di alcune linee guida per l’interpretazione delle formule notarili per quanto attiene all’insediamento e alla territorialità di villaggio. Il presupposto di partenza è che le formule ubicatorie siano articolate in schemi frutto di una dialettica tra cultura notarile da un lato e percezione dell’organizzazione dello spazio dall’altro; quest’ultima a sua volta risultato del rapporto che si instaura tra le comunità umane e il territorio in cui le stesse vengono ad agire. L’intento è quello di evidenziare i molteplici fattori che sono stati ritenuti alla base della formazione dei territori di villaggio. È questo il livello più sfuggente e meno preso in considerazione da una storiografia italiana che ha tradizionalmente privilegiato il piano giurisdizionale (sia signorile che ecclesiastico) o fiscale e dunque il rapporto tra potere e territorio. La lettura comparata delle prassi ubicatorie come sistema di relazioni tra i termini, condotta a livello topografico sia in senso diacronico che sincronico, permette invece di evidenziarne i nessi con le diverse pratiche sul territorio: non solo le presenze fondiarie o signorili, ma anche le strutture dell’habitat, le forme di solidarietà e l’accesso alle risorse comuni.

Tra parole e cose: insediamento e territorialità in Valpolicella dalle fonti scritte (IX-XII secolo)

Brugnoli, Andrea
2011-01-01

Abstract

L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo e la sua conoscibilità attraverso le tecniche ubicatorie utilizzate dai notai costituiscono un tema classico nella storiografia italiana della seconda metà del Novecento. La documentazione prodotta nel territorio veronese e quella relativa alla Valpolicella in particolare ben si presta per una verifica delle ipotesi e la formulazione di alcune linee guida per l’interpretazione delle formule notarili per quanto attiene all’insediamento e alla territorialità di villaggio. Il presupposto di partenza è che le formule ubicatorie siano articolate in schemi frutto di una dialettica tra cultura notarile da un lato e percezione dell’organizzazione dello spazio dall’altro; quest’ultima a sua volta risultato del rapporto che si instaura tra le comunità umane e il territorio in cui le stesse vengono ad agire. L’intento è quello di evidenziare i molteplici fattori che sono stati ritenuti alla base della formazione dei territori di villaggio. È questo il livello più sfuggente e meno preso in considerazione da una storiografia italiana che ha tradizionalmente privilegiato il piano giurisdizionale (sia signorile che ecclesiastico) o fiscale e dunque il rapporto tra potere e territorio. La lettura comparata delle prassi ubicatorie come sistema di relazioni tra i termini, condotta a livello topografico sia in senso diacronico che sincronico, permette invece di evidenziarne i nessi con le diverse pratiche sul territorio: non solo le presenze fondiarie o signorili, ma anche le strutture dell’habitat, le forme di solidarietà e l’accesso alle risorse comuni.
2011
Insediamento; Territorio; Organizzazione del territorio; Formule notarili; Valpolicella; Medioevo
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