La monografia fa parte della prestigiosa collana Codice Civile, Commentario, fondato da P. Schlesinger e diretto da F.D. Busnelli e contiene un commento agli artt. 336, 336 bis e 337 c.c. Nel confrontarsi con tematiche complesse e attuali, si individuano dapprima le origini e i crismi che connotano i provvedimenti de potestate, da tempo oggetto di profondi dibattiti dottrinali e giurisprudenziali. Viene poi operata una ricostruzione organica degli istituti di diritto sostanziale per poi confrontarsi con questioni propriamente processualistiche, quali la legittimazione attiva e passiva, il ruolo del pubblico ministero, la capacità di stare in giudizio, l’individuazione del giudice competente. Durante tale indagine, si rileva come i procedimenti de potestate, volti alla possibile esclusione o limitazione dei munera potestatori, siano evidentemente espressione di un conflitto fra i diritti, quelli genitoriali, e un interesse del minore, che di altrettanti diritti è la massima sintetica espressione. In questo senso, il procedimento minorile assume i veri connotati di una procedura contenziosa, per questo bisognosa delle garanzie sostanziali del contraddittorio e del diritto di difesa. In commento all’art. 336 bis si delineano le fonti dell’ascolto del minore, nonché i presupposti e le finalità del ricorso a tale strumento all’interno dei procedimenti de potestate: l’ascolto è strumento duttile di “evidenziazione degli interessi del fanciullo”, “garanzia indispensabile per la rimozione degli ostacoli che si frappongono alla esplicazione della sua personalità e criterio fondamentale per l’attuazione dei suoi diritti”, nonché elemento che forma, insieme alla categoria ormai consolidata della così detta capacità di discernimento, a cui sovente è associato, una sorta di endiadi concettuale ormai inscindibile, diretta a strutturare un vero e proprio diritto all’autodeterminazione personale. Da ultimo, indagando il disposto di cui all’art. 337 c.c., si ricostruiscono le origini e le funzioni, anche assai eterogenee, del Giudice Tutelare, i suoi rapporti tra Giudice Tutelare e Servizi sociali, con i quali il primo, nell’esercizio delle sue funzioni, deve creare una collaborazione stretta, fattiva ed efficiente.
Responsabilità dei genitori. I controlli. Art. 336-336 bis-337 c.c. Commentario Schlesinger.
Alessandra Cordiano
2020-01-01
Abstract
La monografia fa parte della prestigiosa collana Codice Civile, Commentario, fondato da P. Schlesinger e diretto da F.D. Busnelli e contiene un commento agli artt. 336, 336 bis e 337 c.c. Nel confrontarsi con tematiche complesse e attuali, si individuano dapprima le origini e i crismi che connotano i provvedimenti de potestate, da tempo oggetto di profondi dibattiti dottrinali e giurisprudenziali. Viene poi operata una ricostruzione organica degli istituti di diritto sostanziale per poi confrontarsi con questioni propriamente processualistiche, quali la legittimazione attiva e passiva, il ruolo del pubblico ministero, la capacità di stare in giudizio, l’individuazione del giudice competente. Durante tale indagine, si rileva come i procedimenti de potestate, volti alla possibile esclusione o limitazione dei munera potestatori, siano evidentemente espressione di un conflitto fra i diritti, quelli genitoriali, e un interesse del minore, che di altrettanti diritti è la massima sintetica espressione. In questo senso, il procedimento minorile assume i veri connotati di una procedura contenziosa, per questo bisognosa delle garanzie sostanziali del contraddittorio e del diritto di difesa. In commento all’art. 336 bis si delineano le fonti dell’ascolto del minore, nonché i presupposti e le finalità del ricorso a tale strumento all’interno dei procedimenti de potestate: l’ascolto è strumento duttile di “evidenziazione degli interessi del fanciullo”, “garanzia indispensabile per la rimozione degli ostacoli che si frappongono alla esplicazione della sua personalità e criterio fondamentale per l’attuazione dei suoi diritti”, nonché elemento che forma, insieme alla categoria ormai consolidata della così detta capacità di discernimento, a cui sovente è associato, una sorta di endiadi concettuale ormai inscindibile, diretta a strutturare un vero e proprio diritto all’autodeterminazione personale. Da ultimo, indagando il disposto di cui all’art. 337 c.c., si ricostruiscono le origini e le funzioni, anche assai eterogenee, del Giudice Tutelare, i suoi rapporti tra Giudice Tutelare e Servizi sociali, con i quali il primo, nell’esercizio delle sue funzioni, deve creare una collaborazione stretta, fattiva ed efficiente.File | Dimensione | Formato | |
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