La carenza di vitamina D è stata associata alla presenza di molteplici patologie croniche non scheletriche (tra cui la malattia cardiovascolare, ipertensione, epatopatia steatosica non alcolica, alcune neoplasie e diabete), suggerendo la possibilità che tale vitamina possa svolgere numerosi effetti pleiotropici a livello extra-scheletrico, grazie alla distribuzione ubiquitaria del suo recettore 1-3. Tra queste patologie croniche non scheletriche che sono potenzialmente associate a ridotti livelli circolanti di vitamina D, il diabete mellito tipo 2 (T2DM) ha rappresentato uno dei più importanti focus della ricerca scientifica nell’ultimo decennio 4. Diversi studi epidemiologici hanno documentato che i pazienti con T2DM hanno livelli circolanti di vitamina D ridotti rispetto alla popolazione non diabetica (paragonabile per età, sesso e grado di obesità) e che bassi livelli di vitamina D si associano a una maggior prevalenza di complicanze croniche micro- e macro-vascolari del diabete 4-6. In modelli sperimentali è stato inoltre dimostrato che ridotti livelli di vitamina D si associano ad aumentata resistenza insulinica e alterata secrezione insulinica da parte della beta cellula oltre che a elevati livelli di diversi fattori pro-coagulanti e markers infiammatori, e che la maggior parte di tali alterazioni migliorano dopo somministrazione di vitamina D3 2,4,7
Effetto della supplementazione con vitamina D3 sul rischio di insorgenza di diabete tipo 2: stiamo sovrastimando i suoi possibili benefici extra-scheletrici?
Targher Giovanni
2019-01-01
Abstract
La carenza di vitamina D è stata associata alla presenza di molteplici patologie croniche non scheletriche (tra cui la malattia cardiovascolare, ipertensione, epatopatia steatosica non alcolica, alcune neoplasie e diabete), suggerendo la possibilità che tale vitamina possa svolgere numerosi effetti pleiotropici a livello extra-scheletrico, grazie alla distribuzione ubiquitaria del suo recettore 1-3. Tra queste patologie croniche non scheletriche che sono potenzialmente associate a ridotti livelli circolanti di vitamina D, il diabete mellito tipo 2 (T2DM) ha rappresentato uno dei più importanti focus della ricerca scientifica nell’ultimo decennio 4. Diversi studi epidemiologici hanno documentato che i pazienti con T2DM hanno livelli circolanti di vitamina D ridotti rispetto alla popolazione non diabetica (paragonabile per età, sesso e grado di obesità) e che bassi livelli di vitamina D si associano a una maggior prevalenza di complicanze croniche micro- e macro-vascolari del diabete 4-6. In modelli sperimentali è stato inoltre dimostrato che ridotti livelli di vitamina D si associano ad aumentata resistenza insulinica e alterata secrezione insulinica da parte della beta cellula oltre che a elevati livelli di diversi fattori pro-coagulanti e markers infiammatori, e che la maggior parte di tali alterazioni migliorano dopo somministrazione di vitamina D3 2,4,7I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.