Con la prima guerra mondiale la propaganda assunse un ruolo che prima non aveva mai avuto: i governi europei dovettero convincere le popolazioni che la guerra era una necessità e andava vinta. Anche in Italia si affinarono le tecniche di persuasione grazie ai progressi dei mezzi tipografici: è stato ampiamente illustrato il ruolo assai rilevante delle cartoline e dei manifesti pubblicitari, che mostrarono come fosse indispensabile l’acquisizione delle terre irredente e come, attraverso la guerra, l’Italia sarebbe diventata una grande nazione. Invece ben poco spazio, in Italia e all’estero, è stato dato agli opuscoli, che hanno rappresentato una produzione popolare ma caratterizzata da una base di ragionamento che invece manifesti e cartoline non avevano. Essa raggiunse il grande pubblico più colto e contribuì in maniera determinante alla creazione di una consapevolezza diversa e nuova, a un’adesione più meditata ai miti della Grande Italia, primo fra tutti quello degli eroi e dei caduti. È sugli opuscoli che si sono costruiti i tanti appelli alla popolazione affinché prima la guerra si facesse, poi si resistesse alle avversità e alla lunghezza del conflitto e infine che si coronasse lo sforzo con la vittoria. Le ricerche condotte presso l’Archivio centrale dello Stato e la Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma hanno permesso di ricostruire il ruolo degli opuscoli e delle brevi edizioni delle quali la politica, le associazioni, i comitati e i singoli cittadini si servirono per fare la propaganda interna, sia di carattere neutralista sia interventista. Tali pubblicazioni hanno fotografato il conflitto nelle sue varie fasi attraverso lo strumento editoriale, dapprima tanto utile e funzionale, poi superato, dopo Caporetto, dai giornali di trincea. Ciò comunque non ha fatto perdere del tutto validità agli opuscoli, che dopo la guerra sarebbero stati ancora utilizzati dalla propaganda negli anni dell’ascesa del fascismo al potere.
Anche la parole sono in armi. Opuscoli e propaganda nella Grande Guerra
Federica Formiga
2019-01-01
Abstract
Con la prima guerra mondiale la propaganda assunse un ruolo che prima non aveva mai avuto: i governi europei dovettero convincere le popolazioni che la guerra era una necessità e andava vinta. Anche in Italia si affinarono le tecniche di persuasione grazie ai progressi dei mezzi tipografici: è stato ampiamente illustrato il ruolo assai rilevante delle cartoline e dei manifesti pubblicitari, che mostrarono come fosse indispensabile l’acquisizione delle terre irredente e come, attraverso la guerra, l’Italia sarebbe diventata una grande nazione. Invece ben poco spazio, in Italia e all’estero, è stato dato agli opuscoli, che hanno rappresentato una produzione popolare ma caratterizzata da una base di ragionamento che invece manifesti e cartoline non avevano. Essa raggiunse il grande pubblico più colto e contribuì in maniera determinante alla creazione di una consapevolezza diversa e nuova, a un’adesione più meditata ai miti della Grande Italia, primo fra tutti quello degli eroi e dei caduti. È sugli opuscoli che si sono costruiti i tanti appelli alla popolazione affinché prima la guerra si facesse, poi si resistesse alle avversità e alla lunghezza del conflitto e infine che si coronasse lo sforzo con la vittoria. Le ricerche condotte presso l’Archivio centrale dello Stato e la Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma hanno permesso di ricostruire il ruolo degli opuscoli e delle brevi edizioni delle quali la politica, le associazioni, i comitati e i singoli cittadini si servirono per fare la propaganda interna, sia di carattere neutralista sia interventista. Tali pubblicazioni hanno fotografato il conflitto nelle sue varie fasi attraverso lo strumento editoriale, dapprima tanto utile e funzionale, poi superato, dopo Caporetto, dai giornali di trincea. Ciò comunque non ha fatto perdere del tutto validità agli opuscoli, che dopo la guerra sarebbero stati ancora utilizzati dalla propaganda negli anni dell’ascesa del fascismo al potere.File | Dimensione | Formato | |
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