Il Decameron ha condizionato fortemente la produzione novellistica successiva sia in merito alla strutturazione delle raccolte, sia per quanto concerne i motivi narrativi sviluppati nei singoli racconti. Un caso significativo è costituito da Giovanni Sercambi, che ha composto il suo Novelliere a cavallo tra il Trecento e il Quattrocento. I suoi innegabili debiti nei confronti del Decameron tradiscono, tuttavia, una volontà di personale reinterpretazione del modello: così, nonostante l’incipit dell’opera sia significativamente all’insegna della peste, la compagnia vanta soltanto due personaggi di rilievo, il «preposto», indiscussa figura di guida e giudice, e l’unico novellatore, identificato con Giovanni Sercambi stesso. Il Novelliere presenta, inoltre, chiari rifacimenti di alcune novelle boccacciane: da quella di Landolfo Rufolo (II 4) a quella di Masetto da Lamporecchio (III 1), da quella del cuore mangiato (IV 9) a quella di Griselda (X 10). Singole novelle del Decameron vengono, inoltre, riscritte per ben due volte, dando vita a interessanti varianti: così accade per la II 5, la III 4 e la VI 3. Mettendo in relazione le riprese boccacciane con l’impianto generale del Novelliere e la nuova patina moralistica, che permea la cornice e i racconti, in questo intervento vengono, quindi, analizzate le modalità con cui Sercambi ha messo in atto la sua personale rielaborazione del modello. Proprio nel ricorrente intrecciarsi di un moralismo intransigente, da un lato, e di evidenti rivalità politiche e sentimenti campanilistici, dall’altro, si individuano le motivazioni che soggiacciono alla ripresa di specifici racconti e che spiegano, in particolare, le differenze riscontrabili nelle duplici versioni di singole novelle boccacciane.
Il modello del "Decameron" nel "Novelliere" di Giovanni Sercambi
PALMA, FLAVIA
2019-01-01
Abstract
Il Decameron ha condizionato fortemente la produzione novellistica successiva sia in merito alla strutturazione delle raccolte, sia per quanto concerne i motivi narrativi sviluppati nei singoli racconti. Un caso significativo è costituito da Giovanni Sercambi, che ha composto il suo Novelliere a cavallo tra il Trecento e il Quattrocento. I suoi innegabili debiti nei confronti del Decameron tradiscono, tuttavia, una volontà di personale reinterpretazione del modello: così, nonostante l’incipit dell’opera sia significativamente all’insegna della peste, la compagnia vanta soltanto due personaggi di rilievo, il «preposto», indiscussa figura di guida e giudice, e l’unico novellatore, identificato con Giovanni Sercambi stesso. Il Novelliere presenta, inoltre, chiari rifacimenti di alcune novelle boccacciane: da quella di Landolfo Rufolo (II 4) a quella di Masetto da Lamporecchio (III 1), da quella del cuore mangiato (IV 9) a quella di Griselda (X 10). Singole novelle del Decameron vengono, inoltre, riscritte per ben due volte, dando vita a interessanti varianti: così accade per la II 5, la III 4 e la VI 3. Mettendo in relazione le riprese boccacciane con l’impianto generale del Novelliere e la nuova patina moralistica, che permea la cornice e i racconti, in questo intervento vengono, quindi, analizzate le modalità con cui Sercambi ha messo in atto la sua personale rielaborazione del modello. Proprio nel ricorrente intrecciarsi di un moralismo intransigente, da un lato, e di evidenti rivalità politiche e sentimenti campanilistici, dall’altro, si individuano le motivazioni che soggiacciono alla ripresa di specifici racconti e che spiegano, in particolare, le differenze riscontrabili nelle duplici versioni di singole novelle boccacciane.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.