La presente ricerca si pone come obiettivo l'individuazione della mimesi artistica del latino colloquiale all'interno dell'Eneide, con particolare attenzione ai dialoghi del libro quinto. Si è cercato, infatti, di delineare se, in quale misura e con quali effetti il poeta abbia scelto di riecheggiare il latino tipico della conversazione di carattere informale. Un lavoro di questo tipo è interessante in quanto sonda vie non tentate prima, principalmente perché il genere epico, caratterizzato da una elevatezza tanto di contenuti quanto di lingua è stato visto come improbabile bacino di fenomeni colloquiali. Infatti, non solo mancano studi specifici sull'intero epos, ma anche i timidi tentativi di analisi riguardano poco più di qualche dialogo e contano poche decine di pagine. Inoltre lo studio stesso delle rifrazioni letterarie del «colloquial latin» presenta notevoli ed oggettive difficoltà, le quali sono già state evidenziate da diversi studiosi come L. Ricottilli, A. Chahoud, E. Dickey. Il lavoro si è dipanato lungo due linee direttrici che si sono compenetrate e influenzate a vicenda: una teorica e metodologica, l'altra pratica ed analitica. Da subito si è sentita l'esigenza di definire un metodo di analisi che coniugasse un approccio di tipo linguistico e formale a uno di tipo pragmatico e sociolinguistico, e che rendesse possibile il riconoscimento dell'elemento colloquiale con precisione. Il grado di precisione e di approfondimento richiesto da suddetto metodo ha reso impraticabile l'analisi dei dodici libri dell'Eneide, pertanto lo studio è stato rivolto al solo libro quinto, nella convinzione che l'indagine, sebbene circoscritta ma condotta secondo tali criteri, potesse portare in luce risultati significativi. La scelta del libro quinto deriva soprattutto dalla pervadente «Stimmung» lieta dei ludi in onore di Anchise, bacino privilegiato di situazioni meno epiche e più informali, nei quali c'è spazio anche per autentiche risate di divertimento. A tale motivazione che ha implicazioni metodologiche, si aggiunga anche la scarsa attenzione a torto tributata a questo libro. Dall'indagine è emerso che con la poesia dell'Eneide non si rompono mai i confini del genere epico, in quanto c'è sempre un certo decoro e un certo livello stilistico e lessicale oltre i quali il poeta non si spinge. Tuttavia, è altresì vero che i confini del genere epico vengono talvolta forzati, con il risultato di una lingua mai piatta e mai appiattita, ma sensibile ai cambiamenti di contesto, della relazione tra i personaggi parlanti, dello stato psico-emotivo del personaggio emittente e delle possibili finalità artistiche del poeta. Non è possibile fare delle generalizzazioni nella valutazione del riecheggiamento artistico del latino colloquiale da parte di Virgilio, dal momento che il grado di intensità, di concentrazione e di rielaborazione dei fenomeni colloquiali varia da discorso a discorso. Tuttavia si sono individuate delle costanti, connesse in ultima analisi alle finalità artistiche del poeta (mimesi artistica del latino colloquiale, induzione del riso/ sorriso, caratterizzazione di un personaggio e della relazione tra i personaggi coinvolti nel dialogo, catalizzazione dell'attenzione del lettore, vivacizzazione del discorso). La mimesi della lingua d'uso, lungi dall'essere evitata aprioristicamente, diventa quindi uno strumento sapientemente utilizzato e modulato da Virgilio al fine di illuminare dettagli della scena descritta che altrimenti rimarrebbero in ombra. Solo in quest'ottica l'accoglienza e la rielaborazione del colloquiale possono essere valutati per quello che sono, ovvero come cifra della profonda sensibilità linguistica del poeta.

Mimesi artistica del Colloquial Latin nell'Eneide. Analisi dei dialoghi del libro V

Beghini, Giulia
2019-01-01

Abstract

La presente ricerca si pone come obiettivo l'individuazione della mimesi artistica del latino colloquiale all'interno dell'Eneide, con particolare attenzione ai dialoghi del libro quinto. Si è cercato, infatti, di delineare se, in quale misura e con quali effetti il poeta abbia scelto di riecheggiare il latino tipico della conversazione di carattere informale. Un lavoro di questo tipo è interessante in quanto sonda vie non tentate prima, principalmente perché il genere epico, caratterizzato da una elevatezza tanto di contenuti quanto di lingua è stato visto come improbabile bacino di fenomeni colloquiali. Infatti, non solo mancano studi specifici sull'intero epos, ma anche i timidi tentativi di analisi riguardano poco più di qualche dialogo e contano poche decine di pagine. Inoltre lo studio stesso delle rifrazioni letterarie del «colloquial latin» presenta notevoli ed oggettive difficoltà, le quali sono già state evidenziate da diversi studiosi come L. Ricottilli, A. Chahoud, E. Dickey. Il lavoro si è dipanato lungo due linee direttrici che si sono compenetrate e influenzate a vicenda: una teorica e metodologica, l'altra pratica ed analitica. Da subito si è sentita l'esigenza di definire un metodo di analisi che coniugasse un approccio di tipo linguistico e formale a uno di tipo pragmatico e sociolinguistico, e che rendesse possibile il riconoscimento dell'elemento colloquiale con precisione. Il grado di precisione e di approfondimento richiesto da suddetto metodo ha reso impraticabile l'analisi dei dodici libri dell'Eneide, pertanto lo studio è stato rivolto al solo libro quinto, nella convinzione che l'indagine, sebbene circoscritta ma condotta secondo tali criteri, potesse portare in luce risultati significativi. La scelta del libro quinto deriva soprattutto dalla pervadente «Stimmung» lieta dei ludi in onore di Anchise, bacino privilegiato di situazioni meno epiche e più informali, nei quali c'è spazio anche per autentiche risate di divertimento. A tale motivazione che ha implicazioni metodologiche, si aggiunga anche la scarsa attenzione a torto tributata a questo libro. Dall'indagine è emerso che con la poesia dell'Eneide non si rompono mai i confini del genere epico, in quanto c'è sempre un certo decoro e un certo livello stilistico e lessicale oltre i quali il poeta non si spinge. Tuttavia, è altresì vero che i confini del genere epico vengono talvolta forzati, con il risultato di una lingua mai piatta e mai appiattita, ma sensibile ai cambiamenti di contesto, della relazione tra i personaggi parlanti, dello stato psico-emotivo del personaggio emittente e delle possibili finalità artistiche del poeta. Non è possibile fare delle generalizzazioni nella valutazione del riecheggiamento artistico del latino colloquiale da parte di Virgilio, dal momento che il grado di intensità, di concentrazione e di rielaborazione dei fenomeni colloquiali varia da discorso a discorso. Tuttavia si sono individuate delle costanti, connesse in ultima analisi alle finalità artistiche del poeta (mimesi artistica del latino colloquiale, induzione del riso/ sorriso, caratterizzazione di un personaggio e della relazione tra i personaggi coinvolti nel dialogo, catalizzazione dell'attenzione del lettore, vivacizzazione del discorso). La mimesi della lingua d'uso, lungi dall'essere evitata aprioristicamente, diventa quindi uno strumento sapientemente utilizzato e modulato da Virgilio al fine di illuminare dettagli della scena descritta che altrimenti rimarrebbero in ombra. Solo in quest'ottica l'accoglienza e la rielaborazione del colloquiale possono essere valutati per quello che sono, ovvero come cifra della profonda sensibilità linguistica del poeta.
2019
Colloquial Latin, Eneide, latino colloquiale, lingua d'uso
Poesia di Virgilio, livello linguistico, stile informale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/994703
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