La ricerca esamina la possibilità di formulare un teismo trinitario attraverso l’elaborazione di un’ontologia relazionale e una metafisica trinitaria, invocata sovente come soluzione ai dilemmi del teismo classico. A un Dio internamente molteplice e relazionale dovrebbe corrispondere – questa è l’ipotesi – un mondo in cui molteplicità e relazionalità siano un riflesso della natura trinitaria di Dio. L’indagine è stata compiuta su livelli differenti: si è valutato se la Trinità sia un paradigma efficace e le eventuali aporie che esso genera; si è cercato di comprendere se tale paradigma relazionale abbia un corrispettivo in ontologia. L’ontologia trinitaria-relazionale, infatti, è ancora più un auspicio che una realtà, nonostante esistano vari tentativi di formulare ontologie relazionali. Un bilancio di questi tentativi è tratteggiato attraverso cinque capitoli. Cap. 1: si è chiarito il ruolo della “relazione” nel sistema delle categorie ontologiche, esponendo una breve “storia della categoria di relazione” attraverso autori antichi, medievali e moderni. Individuare le categorie ontologiche è importante perché la loro diversa formulazione distingue la metafisica della sostanza da quella relazionale. Cap. 2: dall’incursione ‘storica’ è emersa la necessità di creare una tassonomia delle relazioni, descritta in questo secondo capitolo. Ciò consente di riferirsi, nelle argomentazioni, a tipi di relazioni e a caratteristiche dei diversi tipi. Cap. 3: si è esaminato il “regresso di Bradley” come regresso intra-oggettuale e infra-oggettuale. Questo secondo dispiega i suoi effetti quando applicato alla relazione di causa. Nel capitolo vengono prese in esame alcune posizioni sulla causalità e come essa debba essere intesa per poter formulare un’ontologia relazionale. Cap. 4: in questo capitolo viene analizzato il dibattito analitico contemporaneo sulla Trinità. La tesi esposta nel capitolo è che la Trinità rimane una teoria contraddittoria. Le “nove strategie” proposte mostrano però come tutti i teismi postulino qualcosa di simile al dogma trinitario: una forma di molteplicità e relazionalità trascendentali divine. Se ciò è vero, la Trinità è una scelta ragionevole, in mancanza di alternative meno contraddittorie. Cap. 5: si torna su questioni ontologiche, esaminando varie ontologie relazionali e la loro applicazione in filosofia della religione. Esse implicano relazioni trascendentali reali, le stesse usate per descrivere la Trinità. Esse sono, dunque, allo stesso tempo impossibili e inevitabili: ogni ontologia trasforma le entità o le relazioni in relazioni trascendentali reali. È impossibile sostituire la nozione di sostanza con la nozione di processo o relazione, sia nel parlare di Dio che nel parlare delle entità fondamentali. L’ipotesi avanzata è che la nozione di gunk-junk sia l’unica che possa tradurre la relazionalità fin qui cercata in un modello ontologico. La parte centrale del capitolo descrive dunque pregi e difetti di un’ontologia eventista-infinitesimante (EIO) basata sul gunk, e la sua fruibilità nel discorso teista. Ogni entità fondamentale è descritta tramite i trascendentali di entità, relazionalità, unità, molteplicità. EIO non elimina la sostanza, bensì la vuole pensare con il trascendentale della relazionalità. Se il gunk è la migliore ontologia che abbiamo, anche nel mondo abbiamo il mistero di una distinzione che non è divisione. Questo trova una spiegazione ultima nella metafisica teista (EIM): Dio crea in Sé e la sua sostanza trinitaria viene “circoscritta” dall’essenza degli enti. L’infinito di Dio fa spazio in Sé a qualcosa di nuovo. Le sostanze del mondo mantengono traccia della natura divina, pur nella Sua “contrazione”. EIO e EIM sono un compromesso tra relazionismo e sostanzialismo: pur se nell’apofaticità, su queste basi una filosofia trinitaria è possibile.
Ontologie Relazionali e Metafisica Trinitaria. Bilanci e Prospettive
damiano migliorini
2019-01-01
Abstract
La ricerca esamina la possibilità di formulare un teismo trinitario attraverso l’elaborazione di un’ontologia relazionale e una metafisica trinitaria, invocata sovente come soluzione ai dilemmi del teismo classico. A un Dio internamente molteplice e relazionale dovrebbe corrispondere – questa è l’ipotesi – un mondo in cui molteplicità e relazionalità siano un riflesso della natura trinitaria di Dio. L’indagine è stata compiuta su livelli differenti: si è valutato se la Trinità sia un paradigma efficace e le eventuali aporie che esso genera; si è cercato di comprendere se tale paradigma relazionale abbia un corrispettivo in ontologia. L’ontologia trinitaria-relazionale, infatti, è ancora più un auspicio che una realtà, nonostante esistano vari tentativi di formulare ontologie relazionali. Un bilancio di questi tentativi è tratteggiato attraverso cinque capitoli. Cap. 1: si è chiarito il ruolo della “relazione” nel sistema delle categorie ontologiche, esponendo una breve “storia della categoria di relazione” attraverso autori antichi, medievali e moderni. Individuare le categorie ontologiche è importante perché la loro diversa formulazione distingue la metafisica della sostanza da quella relazionale. Cap. 2: dall’incursione ‘storica’ è emersa la necessità di creare una tassonomia delle relazioni, descritta in questo secondo capitolo. Ciò consente di riferirsi, nelle argomentazioni, a tipi di relazioni e a caratteristiche dei diversi tipi. Cap. 3: si è esaminato il “regresso di Bradley” come regresso intra-oggettuale e infra-oggettuale. Questo secondo dispiega i suoi effetti quando applicato alla relazione di causa. Nel capitolo vengono prese in esame alcune posizioni sulla causalità e come essa debba essere intesa per poter formulare un’ontologia relazionale. Cap. 4: in questo capitolo viene analizzato il dibattito analitico contemporaneo sulla Trinità. La tesi esposta nel capitolo è che la Trinità rimane una teoria contraddittoria. Le “nove strategie” proposte mostrano però come tutti i teismi postulino qualcosa di simile al dogma trinitario: una forma di molteplicità e relazionalità trascendentali divine. Se ciò è vero, la Trinità è una scelta ragionevole, in mancanza di alternative meno contraddittorie. Cap. 5: si torna su questioni ontologiche, esaminando varie ontologie relazionali e la loro applicazione in filosofia della religione. Esse implicano relazioni trascendentali reali, le stesse usate per descrivere la Trinità. Esse sono, dunque, allo stesso tempo impossibili e inevitabili: ogni ontologia trasforma le entità o le relazioni in relazioni trascendentali reali. È impossibile sostituire la nozione di sostanza con la nozione di processo o relazione, sia nel parlare di Dio che nel parlare delle entità fondamentali. L’ipotesi avanzata è che la nozione di gunk-junk sia l’unica che possa tradurre la relazionalità fin qui cercata in un modello ontologico. La parte centrale del capitolo descrive dunque pregi e difetti di un’ontologia eventista-infinitesimante (EIO) basata sul gunk, e la sua fruibilità nel discorso teista. Ogni entità fondamentale è descritta tramite i trascendentali di entità, relazionalità, unità, molteplicità. EIO non elimina la sostanza, bensì la vuole pensare con il trascendentale della relazionalità. Se il gunk è la migliore ontologia che abbiamo, anche nel mondo abbiamo il mistero di una distinzione che non è divisione. Questo trova una spiegazione ultima nella metafisica teista (EIM): Dio crea in Sé e la sua sostanza trinitaria viene “circoscritta” dall’essenza degli enti. L’infinito di Dio fa spazio in Sé a qualcosa di nuovo. Le sostanze del mondo mantengono traccia della natura divina, pur nella Sua “contrazione”. EIO e EIM sono un compromesso tra relazionismo e sostanzialismo: pur se nell’apofaticità, su queste basi una filosofia trinitaria è possibile.File | Dimensione | Formato | |
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