L’articolo prende in esame gli spettacoli che la Compagnia della Fortezza, composta da detenuti nel carcere Volterra e diretta da Armando Punzo, ha tratto da testi di Shakespeare. L’analisi si basa su due preliminari assunti teorici: 1) che nel teatro di ricerca il rapporto dello spettacolo con il testo drammatico non sia ‘rappresentativo’ ma ‘reattivo’, e proprio per questo incline ad aprirne la pluralità di sensi anche a costo del completo dissesto della drammaturgia originaria; 2) che la particolare predilezione mostrata dal teatro di ricerca nei confronti di Shakespeare sia dovuta principalmente al riconoscimento, all’interno della sua opera, di una ricchezza di senso quasi sul punto di esplodere, una sorta di invito al debordamento dal confine dei singoli testi verso una dimensione di riscrittura scenica ampiamente intertestuale. Tali presupposti sono verificati nell’opera drammaturgica e registica di Punzo con particolare riguardo ai tre progetti shakespeariani sviluppati tra il 2009 e il 2016, nei quali il proposito di liberare la poesia del teatro dalla gabbia del testo si configura come un ‘piano di evasione’, che acquisisce naturalmente un senso forte e del tutto specifico all’interno dell’istituzione carceraria.
Piano d'evasione: carcere e utopia negli Shakespeare della Compagnia della Fortezza
Nicola Pasqualicchio
2018-01-01
Abstract
L’articolo prende in esame gli spettacoli che la Compagnia della Fortezza, composta da detenuti nel carcere Volterra e diretta da Armando Punzo, ha tratto da testi di Shakespeare. L’analisi si basa su due preliminari assunti teorici: 1) che nel teatro di ricerca il rapporto dello spettacolo con il testo drammatico non sia ‘rappresentativo’ ma ‘reattivo’, e proprio per questo incline ad aprirne la pluralità di sensi anche a costo del completo dissesto della drammaturgia originaria; 2) che la particolare predilezione mostrata dal teatro di ricerca nei confronti di Shakespeare sia dovuta principalmente al riconoscimento, all’interno della sua opera, di una ricchezza di senso quasi sul punto di esplodere, una sorta di invito al debordamento dal confine dei singoli testi verso una dimensione di riscrittura scenica ampiamente intertestuale. Tali presupposti sono verificati nell’opera drammaturgica e registica di Punzo con particolare riguardo ai tre progetti shakespeariani sviluppati tra il 2009 e il 2016, nei quali il proposito di liberare la poesia del teatro dalla gabbia del testo si configura come un ‘piano di evasione’, che acquisisce naturalmente un senso forte e del tutto specifico all’interno dell’istituzione carceraria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.