Sono passati più 30 anni da quando Jensen et al. (1983) si sono chiesti quale sia il vero valore ottenuto dalle imprese nel compiere acquisizioni, con l’obiettivo di incorporare aziende altre di dimensioni più piccole od operanti in stadi successivi o precedenti della filiera produttiva e distributiva. Già nel 1986 autori come Roll (1986) mettevano in discussione tali operazioni, descrivendo come spesso il loro valore fosse sovrastimato. Il noto investitore Warren Buffett affermava, a questo proposito, che molte imprese acquirenti si considerano delle “belle principesse”, convinte che il loro bacio possa trasformare un rospo in un affascinante principe: la sua esperienza, invece, lo aveva spesso portato, come scriveva, a vedere “molti baci, ma pochissimi miracoli”. Ciò che si osserva è che spesso l’impresa acquirente agisce secondo logiche di arroganza, ritenendo i propri processi e le proprie capacità manageriali capaci di far elevare il valore potenziale contenuto “a livello germinale” nell’acquisito. Se è certo che arroganza, desiderio di potere e ùbris sono spesso le determinanti di scelte di acquisizione non per forza convenienti per l’impresa, allo stesso tempo alcuni autori hanno ravvisato nelle medesime determinanti la possibilità per l’impresa di accrescere la propria responsabilità sociale, sebbene la leva della corporate social responsibility si fondi su basi non intenzionalmente benevole verso la collettività. Nonostante i testi descrivano casi aziendali di acquisizioni e fusioni aziendali conclusesi con grande successo, nel mercato non mancano affatto esempi di operazioni simili, che hanno comportato serie difficoltà per l’acquirente, molto capace magari nel proprio mercato d’origine, tali da spingerlo a rivendere l’impresa acquisita in un arco temporale più o meno limitato. Questo contributo vuole portare alla luce i rischi legati all'arroganza manageriale e le sue implicazioni nelle operazioni straordinarie d'impresa.

Il valore nelle operazioni di acquisizione e fusione d'impresa

Nicola Cobelli
2018-01-01

Abstract

Sono passati più 30 anni da quando Jensen et al. (1983) si sono chiesti quale sia il vero valore ottenuto dalle imprese nel compiere acquisizioni, con l’obiettivo di incorporare aziende altre di dimensioni più piccole od operanti in stadi successivi o precedenti della filiera produttiva e distributiva. Già nel 1986 autori come Roll (1986) mettevano in discussione tali operazioni, descrivendo come spesso il loro valore fosse sovrastimato. Il noto investitore Warren Buffett affermava, a questo proposito, che molte imprese acquirenti si considerano delle “belle principesse”, convinte che il loro bacio possa trasformare un rospo in un affascinante principe: la sua esperienza, invece, lo aveva spesso portato, come scriveva, a vedere “molti baci, ma pochissimi miracoli”. Ciò che si osserva è che spesso l’impresa acquirente agisce secondo logiche di arroganza, ritenendo i propri processi e le proprie capacità manageriali capaci di far elevare il valore potenziale contenuto “a livello germinale” nell’acquisito. Se è certo che arroganza, desiderio di potere e ùbris sono spesso le determinanti di scelte di acquisizione non per forza convenienti per l’impresa, allo stesso tempo alcuni autori hanno ravvisato nelle medesime determinanti la possibilità per l’impresa di accrescere la propria responsabilità sociale, sebbene la leva della corporate social responsibility si fondi su basi non intenzionalmente benevole verso la collettività. Nonostante i testi descrivano casi aziendali di acquisizioni e fusioni aziendali conclusesi con grande successo, nel mercato non mancano affatto esempi di operazioni simili, che hanno comportato serie difficoltà per l’acquirente, molto capace magari nel proprio mercato d’origine, tali da spingerlo a rivendere l’impresa acquisita in un arco temporale più o meno limitato. Questo contributo vuole portare alla luce i rischi legati all'arroganza manageriale e le sue implicazioni nelle operazioni straordinarie d'impresa.
2018
978-88-921-1865-2
ubris manageriale; valore; operazioni straordinarie d'impresa
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