Il cyberspace consente non solo la delocalizzazione delle risorse, grazie alla “struttura” del web, ma altresì la detemporalizzazione delle attività, che possono essere pianifica-te e svolte attraverso operazioni automatizzate programmate dall’utente, che fanno venire meno l’esigenza di un “collegamento” o “contatto” fisico fra persona e sistema informatico, nonché la deterritorializzazione dell’utente, il quale può svolgere un’operazione complessa essendo “presente virtualmente” in più “luoghi-spazi informa-tici” anche nello stesso momento e attraverso più macchine-sistemi. “Smaterializza-zione”, “velocizzazione”, “deterritorializzazione”, “ubiquità” e “detemporalizzazione” coinvolgono le condotte concrete, che prescindono o si distanziano dalla fisicità dei comportamenti o dei fatti esteriori – ossia dall’azione o dall’omissione tradizionalmente intese – capaci di “incorporare” l’accadimento materiale. La questione necessita di es-sere affrontata in modo casistico, per comprendere anzitutto le frizioni con la teoria generale del reato e, in secondo luogo, per tentare di fornire soluzioni pratiche sul pia-no ermeneutico, compatibili con i principi cardine del diritto penale. La dimensione transnazionale dei cybercrimes limita, di fatto, la capacità dello Stato di sviluppare so-luzioni a livello nazionale. Dalla “cross-border nature” dei crimini cibernetici deriva la necessità, da un lato, di una collaborazione internazionale basata su specifici strumenti investigativi e di cooperazione adatti al mutato contesto tecnologico e, dall’altro lato, di una armonizzazione delle legislazioni che limiti l’impatto di soluzioni meramente nazio-nali attraverso strumenti internazionali che coinvolgano Paesi sviluppati e in via di svi-luppo. In attesa di un intervento sovranazionale tale sfida può essere raccolta, de iure condito, attraverso un’interpretazione evolutiva del principio di territorialità per adattarlo al mutato contesto tecnico-immateriale ed aterritoriale.

La legge penale nello spazio, fra evoluzione tecnologica e difficoltà applicative

Roberto Flor
2019-01-01

Abstract

Il cyberspace consente non solo la delocalizzazione delle risorse, grazie alla “struttura” del web, ma altresì la detemporalizzazione delle attività, che possono essere pianifica-te e svolte attraverso operazioni automatizzate programmate dall’utente, che fanno venire meno l’esigenza di un “collegamento” o “contatto” fisico fra persona e sistema informatico, nonché la deterritorializzazione dell’utente, il quale può svolgere un’operazione complessa essendo “presente virtualmente” in più “luoghi-spazi informa-tici” anche nello stesso momento e attraverso più macchine-sistemi. “Smaterializza-zione”, “velocizzazione”, “deterritorializzazione”, “ubiquità” e “detemporalizzazione” coinvolgono le condotte concrete, che prescindono o si distanziano dalla fisicità dei comportamenti o dei fatti esteriori – ossia dall’azione o dall’omissione tradizionalmente intese – capaci di “incorporare” l’accadimento materiale. La questione necessita di es-sere affrontata in modo casistico, per comprendere anzitutto le frizioni con la teoria generale del reato e, in secondo luogo, per tentare di fornire soluzioni pratiche sul pia-no ermeneutico, compatibili con i principi cardine del diritto penale. La dimensione transnazionale dei cybercrimes limita, di fatto, la capacità dello Stato di sviluppare so-luzioni a livello nazionale. Dalla “cross-border nature” dei crimini cibernetici deriva la necessità, da un lato, di una collaborazione internazionale basata su specifici strumenti investigativi e di cooperazione adatti al mutato contesto tecnologico e, dall’altro lato, di una armonizzazione delle legislazioni che limiti l’impatto di soluzioni meramente nazio-nali attraverso strumenti internazionali che coinvolgano Paesi sviluppati e in via di svi-luppo. In attesa di un intervento sovranazionale tale sfida può essere raccolta, de iure condito, attraverso un’interpretazione evolutiva del principio di territorialità per adattarlo al mutato contesto tecnico-immateriale ed aterritoriale.
2019
978-88-5981870-0
Locus commissi delicti
Giurisdizione penale
Competenza penale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/989676
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