The welfare state was created and primarily developed in Europe. In Italy, it reached its maturity with the issuing of the 1948 Republican Constitution. Its founding principles of solidarity and equality are found in Articles 2 and 3, permeating major social subjects such as family, education, work, and health care. The latter has become an increasingly relevant topic and its analysis is essential in order to better understand the key ideas behind the welfare state system. Following the aftermaths of the 2007-2008 economic crisis, it became evident that the future of the welfare state should be reconsidered not as a temporary emergency, but as an opportunity for structural change. To achieve this, it is critical to obtain adequate and sufficient resources. However, who should remain accountable for determining whether these resources are adequate? It is often argued that the solution to this conflict should be found within the relationship between the governing and the governed. Nevertheless, this relationship has proven to be inefficient. It should instead be based on a mutual support process where citizens fulfill their obligation to pay taxes and the government in turn, efficiently allocates public resources. The premises of the above proposal are based on a reinterpretation of Articles 2, 3, 53, 81 and 97 of the Constitution on the principle of responsibility – true advocate of the welfare state – which was also incorporated into the health care system of the United States through the Obama Health Care Reform.

Lo Stato sociale è – probabilmente – la più nobile ed evoluta tra le istituzioni realizzate dall’uomo. Ha raggiunto il vertice in Europa e in Italia vincendo la resistenza di quanti avrebbero preferito, alla cooperazione e alla solidarietà, la competizione e la libertà. Certo è che, attualmente, ci si interroga sulla sua sostenibilità: soprattutto, dopo gli eventi drammatici del biennio 2007-2008, che si sono ripercossi fino ad oggi soprattutto sulle popolazioni più vulnerabili. La scelta di analizzare i problemi afferenti la sostenibilità della forma di Stato sociale in tempi di crisi economica è stata determinata, in primo luogo, da uno spiccato interesse per i temi riguardanti i diritti sociali e per l’obiettivo che si propongono di perseguire: tutti riconducibili al principio d’eguaglianza sostanziale. Quindi, in ragione del fatto che sono i giovani i più colpiti da un evidente cedimento del sistema. Negli ultimi anni, centinaia di migliaia di essi hanno abbandonato il Paese in cerca di fortuna e le mie esperienze di studio all’estero mi hanno fatto toccare con mano le difficoltà, a volte quasi insormontabili, che si debbono affrontare per sopravvivere. Si è soliti dire che i giovani rappresentano il futuro. Tuttavia, le politiche economiche, che si sono susseguite l’una all’altra, si sono occupate del problema più a parole che con i fatti. Il più delle volte, le analisi giuridiche ed economiche, che hanno preso in considerazione la crisi e i suoi effetti, si sono concentrate sul ruolo del legislatore, inevitabilmente alle prese con i problemi della famiglia, della salute, dell’istruzione, del lavoro e con le relative tutele. Tutele che si possono assicurare unicamente se le risorse disponibili sono adeguate e non già, come ora accade, insufficienti. Ed esse sono tali per varie ragioni, ma anche perché la fedeltà fiscale lascia a desiderare e lo sperpero del denaro pubblico supera, di gran lunga, i livelli di ciò che si può considerare fisiologico. Non ci sarà però soluzione, se ci si limiterà a contrapporre tra loro le istanze dei cittadini e le decisioni dei supremi organi dello Stato. Il principale criterio da seguire, secondo quanto ho cercato di mettere in evidenza in questo studio, sta nella affermazione, in concreto, del principio di responsabilità, nei termini indicati, quanto alla persona umana, dall’art. 2 Cost. (solidarietà) e, quanto alla Repubblica, dall’art. 3, 2°co., Cost. (eguaglianza sostanziale). La salvezza e la continuità, anche se in forme aggiornate e diverse, del nostro Stato sociale, in particolare, riguardano l’insieme della popolazione, senza distinzioni di sorta, e devono coinvolgere responsabilmente tutti, in specie rappresentanti e rappresentati. Più in generale, governanti e governati, sulla base di ciò che stabilisce la Costituzione, che è, in ogni caso, anche un “patto reciprocamente obbligante” le generazioni tra loro.

Stato sociale e crisi economica. L’ancora della responsabilità.

Giacomo Bertolissi
2018-01-01

Abstract

The welfare state was created and primarily developed in Europe. In Italy, it reached its maturity with the issuing of the 1948 Republican Constitution. Its founding principles of solidarity and equality are found in Articles 2 and 3, permeating major social subjects such as family, education, work, and health care. The latter has become an increasingly relevant topic and its analysis is essential in order to better understand the key ideas behind the welfare state system. Following the aftermaths of the 2007-2008 economic crisis, it became evident that the future of the welfare state should be reconsidered not as a temporary emergency, but as an opportunity for structural change. To achieve this, it is critical to obtain adequate and sufficient resources. However, who should remain accountable for determining whether these resources are adequate? It is often argued that the solution to this conflict should be found within the relationship between the governing and the governed. Nevertheless, this relationship has proven to be inefficient. It should instead be based on a mutual support process where citizens fulfill their obligation to pay taxes and the government in turn, efficiently allocates public resources. The premises of the above proposal are based on a reinterpretation of Articles 2, 3, 53, 81 and 97 of the Constitution on the principle of responsibility – true advocate of the welfare state – which was also incorporated into the health care system of the United States through the Obama Health Care Reform.
2018
Persona, dignità, eguaglianza, prestazioni, servizi, sostenibilità, fedeltà fiscale
Lo Stato sociale è – probabilmente – la più nobile ed evoluta tra le istituzioni realizzate dall’uomo. Ha raggiunto il vertice in Europa e in Italia vincendo la resistenza di quanti avrebbero preferito, alla cooperazione e alla solidarietà, la competizione e la libertà. Certo è che, attualmente, ci si interroga sulla sua sostenibilità: soprattutto, dopo gli eventi drammatici del biennio 2007-2008, che si sono ripercossi fino ad oggi soprattutto sulle popolazioni più vulnerabili. La scelta di analizzare i problemi afferenti la sostenibilità della forma di Stato sociale in tempi di crisi economica è stata determinata, in primo luogo, da uno spiccato interesse per i temi riguardanti i diritti sociali e per l’obiettivo che si propongono di perseguire: tutti riconducibili al principio d’eguaglianza sostanziale. Quindi, in ragione del fatto che sono i giovani i più colpiti da un evidente cedimento del sistema. Negli ultimi anni, centinaia di migliaia di essi hanno abbandonato il Paese in cerca di fortuna e le mie esperienze di studio all’estero mi hanno fatto toccare con mano le difficoltà, a volte quasi insormontabili, che si debbono affrontare per sopravvivere. Si è soliti dire che i giovani rappresentano il futuro. Tuttavia, le politiche economiche, che si sono susseguite l’una all’altra, si sono occupate del problema più a parole che con i fatti. Il più delle volte, le analisi giuridiche ed economiche, che hanno preso in considerazione la crisi e i suoi effetti, si sono concentrate sul ruolo del legislatore, inevitabilmente alle prese con i problemi della famiglia, della salute, dell’istruzione, del lavoro e con le relative tutele. Tutele che si possono assicurare unicamente se le risorse disponibili sono adeguate e non già, come ora accade, insufficienti. Ed esse sono tali per varie ragioni, ma anche perché la fedeltà fiscale lascia a desiderare e lo sperpero del denaro pubblico supera, di gran lunga, i livelli di ciò che si può considerare fisiologico. Non ci sarà però soluzione, se ci si limiterà a contrapporre tra loro le istanze dei cittadini e le decisioni dei supremi organi dello Stato. Il principale criterio da seguire, secondo quanto ho cercato di mettere in evidenza in questo studio, sta nella affermazione, in concreto, del principio di responsabilità, nei termini indicati, quanto alla persona umana, dall’art. 2 Cost. (solidarietà) e, quanto alla Repubblica, dall’art. 3, 2°co., Cost. (eguaglianza sostanziale). La salvezza e la continuità, anche se in forme aggiornate e diverse, del nostro Stato sociale, in particolare, riguardano l’insieme della popolazione, senza distinzioni di sorta, e devono coinvolgere responsabilmente tutti, in specie rappresentanti e rappresentati. Più in generale, governanti e governati, sulla base di ciò che stabilisce la Costituzione, che è, in ogni caso, anche un “patto reciprocamente obbligante” le generazioni tra loro.
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Descrizione: Tesi di dottorato - Giacomo Bertolissi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/979682
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