Alcuni specifi ci episodi di scultura altomedievale di ambito periferico – riconsiderati in relazione all’apparato iconografico, alla storia del rinvenimento, alle caratteristiche epigrafi che e alle tecniche d’esecuzione – consentono di recuperare in modo puntuale alcune di quelle specifiche dinamiche culturali che si innestarono nel cruciale momento di passaggio dal regno longobardo a quello carolingio. In tale prospettiva, nel pluteo di Colognola ai Colli nel veronese e nel sarcofago di Cella di Ovaro in Carnia è possibile rintracciare questi particolari stimoli estetici solo a tratti convergenti, come ad esempio il differente modo di intendere il richiamo all’antico. Un altrettanto rigoroso intento d’individuazione e di comprensione delle pratiche di cantiere, ma all’interno di contesti architettonici di piena epoca romanica, è proposto nella disamina degli elevati di due importanti edifici religiosi in prossimità del lago di Garda, Santa Giustina a Palazzolo e San Giorgio in Valpolicella: proprio le tracce lasciate dagli antichi impalcati sui setti murari hanno permesso la lettura di alcune fasi edilizie sconosciute, nonché la valutazione di una metodica di lavoro solo marginalmente individuata in precedenza. Alla figura del Maestro di Sommacampagna sono dedicati due contributi che consentono di incrementare, con alcune inedite testimonianze collocabili nella seconda metà del XIV secolo, il già particolarmente ricco catalogo di questa, in verità, articolata bottega itinerante. Gli aff reschi di Pinzolo, di Pavillo, di Cassana e di Gorno mostrano, con i loro tratti a volte un po’ irrigiditi, i caratteri propri di un linguaggio gotico che ebbe notevole fortuna in sede periferica, in un’area geografica assai estesa. La dinamica opposta, ovvero la circolazione di opere d’arte di piccolo formato, nello specifico, fra le terre a nord e a sud delle Alpi, è attestata invece dal turibolo bronzeo trecentesco della pieve di Santa Maria di Gorto, considerato erroneamente da sempre opera adriatica.
Minima medievalia
CODEN, Fabio
2016-01-01
Abstract
Alcuni specifi ci episodi di scultura altomedievale di ambito periferico – riconsiderati in relazione all’apparato iconografico, alla storia del rinvenimento, alle caratteristiche epigrafi che e alle tecniche d’esecuzione – consentono di recuperare in modo puntuale alcune di quelle specifiche dinamiche culturali che si innestarono nel cruciale momento di passaggio dal regno longobardo a quello carolingio. In tale prospettiva, nel pluteo di Colognola ai Colli nel veronese e nel sarcofago di Cella di Ovaro in Carnia è possibile rintracciare questi particolari stimoli estetici solo a tratti convergenti, come ad esempio il differente modo di intendere il richiamo all’antico. Un altrettanto rigoroso intento d’individuazione e di comprensione delle pratiche di cantiere, ma all’interno di contesti architettonici di piena epoca romanica, è proposto nella disamina degli elevati di due importanti edifici religiosi in prossimità del lago di Garda, Santa Giustina a Palazzolo e San Giorgio in Valpolicella: proprio le tracce lasciate dagli antichi impalcati sui setti murari hanno permesso la lettura di alcune fasi edilizie sconosciute, nonché la valutazione di una metodica di lavoro solo marginalmente individuata in precedenza. Alla figura del Maestro di Sommacampagna sono dedicati due contributi che consentono di incrementare, con alcune inedite testimonianze collocabili nella seconda metà del XIV secolo, il già particolarmente ricco catalogo di questa, in verità, articolata bottega itinerante. Gli aff reschi di Pinzolo, di Pavillo, di Cassana e di Gorno mostrano, con i loro tratti a volte un po’ irrigiditi, i caratteri propri di un linguaggio gotico che ebbe notevole fortuna in sede periferica, in un’area geografica assai estesa. La dinamica opposta, ovvero la circolazione di opere d’arte di piccolo formato, nello specifico, fra le terre a nord e a sud delle Alpi, è attestata invece dal turibolo bronzeo trecentesco della pieve di Santa Maria di Gorto, considerato erroneamente da sempre opera adriatica.File | Dimensione | Formato | |
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