The research deals with the acquisition process of works of art during the Late Republican Period (III-I century B.C.). Starting from the conquest of Syracuse, a great number of statues and paintings arrived in Rome to decor public and sacred buildings. According to some authors, the variety of statues and painting was evaluated positively. However, others considered those objects dangerous for a traditional roman customs. In the first part, I focus my attention on the modality of acquisition with more emphasis on the legal aspect. Indeed, during the military campaign and the division of the booty, morality in war has a significant role. Through the re-exams of the campaigns of roman generals, archaeological items will be take into account; although they are mostly known by literary sources. The second part deals with the growth of private artistic collection and with the spread of the artistic taste through the Roman society. Verres and Cicero were mostly inspired by the desire for Greek artistic works of art. However, the desire for luxury objects was supposed to be more widespread. The Antikythera and Mahdia wrecks show that the cargo was very heterogeneous. Some of these products were made for roman customers, others indeed are Greek original masterpieces stripped from Greek public buildings. The research aims to answer to this question: “How can we explain the presence of ancient bronze statues together with a “fresh” items produced by Greek Neoattic workshops?” For these reasons, in the last section I focus on the development of antiquarian market with a particular attention to the acquisition process of such objects.

La ricerca intende indagare le diverse modalità attraverso cui i capolavori artistici giunsero a Roma, in un contesto cronologico compreso tra la fine del III secolo a.C. e la metà del I secolo a.C. La conquista di Siracusa rappresenta l’inizio di un processo di acquisizione di opere d’arte che non può prescindere dall’espansionismo romano, prima in Italia meridionale e poi in Oriente. Su questo argomento, già gli autori antichi avevano espresso il loro giudizio, giudicando l’arrivo di opere d’arte greca a Roma talvolta positivamente, talvolta in maniera critica soprattutto alla luce dei costumi tradizionali romani. Dal momento che questi nobilia opera giunsero in Italia come bottini di guerra, si è sentita l’esigenza di riconsiderare alcuni aspetti legati a questa particolare modalità di appropriazione. Attraverso il riesame delle fonti letterarie e del materiale archeologico, si è cercato di stabilire come avvenisse la depredazione di una città e quali oggetti potessero essere saccheggiati. La questione, d’altra parte, è strettamente collegata al tema della condotta morale della guerra, la quale ricompare anche nel momento della spartizione dei proventi bellici. I generali potevano rivendicare tutto ciò che volevano del bottino? Come comportarsi nel caso delle numerose opere d’arte? In questo contesto, si inizia a intravedere la nascita di un gusto artistico e di un collezionismo artistico che nel II secolo a.C. caratterizzerà dapprima i ceti sociali più abbienti per poi diffondersi anche al resto della popolazione romana. All’inizio del I secolo a.C. i casi di Verre e Cicerone dimostrano come il desiderio di possedere capolavori artistici greci avesse ormai raggiunto l’apice. I carichi di alcuni celebri relitti, inoltre, permettono di avere un’idea dei beni di lusso richiesti dalla committenza romana, inducendo a riflettere sulla presenza di originali greci di età ellenistica accanto a copie o prodotti di officine neoattiche. Ciò lascia intendere lo sviluppo di un mercato di antiquariato, destinato a soddisfare i bisogni di committenti romani sempre più desiderosi di possedere “pezzi eccezionali”, dei quali siamo ampiamente informati dalle fonti letterarie e talvolta dall’archeologia. La presenza in contesti archeologici di I secolo a.C. di capolavori artistici molto antichi si spiega non solo alla luce delle conquiste militari ma anche per ragioni di ordine economico. In questo periodo, infatti, molte città greche iniziarono a vendere i loro apparati decorativi per ripagare i debiti maturati con i Romani, determinando l’introduzione sul mercato di oggetti artistici molto antichi e particolarmente ricercati.

Il trasferimento di opere d’arte in età tardo-repubblicana (III-I secolo a.C.): modalità di acquisizione e realtà archeologiche a confronto

Sassù, Alessio
2017-01-01

Abstract

The research deals with the acquisition process of works of art during the Late Republican Period (III-I century B.C.). Starting from the conquest of Syracuse, a great number of statues and paintings arrived in Rome to decor public and sacred buildings. According to some authors, the variety of statues and painting was evaluated positively. However, others considered those objects dangerous for a traditional roman customs. In the first part, I focus my attention on the modality of acquisition with more emphasis on the legal aspect. Indeed, during the military campaign and the division of the booty, morality in war has a significant role. Through the re-exams of the campaigns of roman generals, archaeological items will be take into account; although they are mostly known by literary sources. The second part deals with the growth of private artistic collection and with the spread of the artistic taste through the Roman society. Verres and Cicero were mostly inspired by the desire for Greek artistic works of art. However, the desire for luxury objects was supposed to be more widespread. The Antikythera and Mahdia wrecks show that the cargo was very heterogeneous. Some of these products were made for roman customers, others indeed are Greek original masterpieces stripped from Greek public buildings. The research aims to answer to this question: “How can we explain the presence of ancient bronze statues together with a “fresh” items produced by Greek Neoattic workshops?” For these reasons, in the last section I focus on the development of antiquarian market with a particular attention to the acquisition process of such objects.
2017
Collezionismo antico
Bottini di guerra
Età repubblicana
La ricerca intende indagare le diverse modalità attraverso cui i capolavori artistici giunsero a Roma, in un contesto cronologico compreso tra la fine del III secolo a.C. e la metà del I secolo a.C. La conquista di Siracusa rappresenta l’inizio di un processo di acquisizione di opere d’arte che non può prescindere dall’espansionismo romano, prima in Italia meridionale e poi in Oriente. Su questo argomento, già gli autori antichi avevano espresso il loro giudizio, giudicando l’arrivo di opere d’arte greca a Roma talvolta positivamente, talvolta in maniera critica soprattutto alla luce dei costumi tradizionali romani. Dal momento che questi nobilia opera giunsero in Italia come bottini di guerra, si è sentita l’esigenza di riconsiderare alcuni aspetti legati a questa particolare modalità di appropriazione. Attraverso il riesame delle fonti letterarie e del materiale archeologico, si è cercato di stabilire come avvenisse la depredazione di una città e quali oggetti potessero essere saccheggiati. La questione, d’altra parte, è strettamente collegata al tema della condotta morale della guerra, la quale ricompare anche nel momento della spartizione dei proventi bellici. I generali potevano rivendicare tutto ciò che volevano del bottino? Come comportarsi nel caso delle numerose opere d’arte? In questo contesto, si inizia a intravedere la nascita di un gusto artistico e di un collezionismo artistico che nel II secolo a.C. caratterizzerà dapprima i ceti sociali più abbienti per poi diffondersi anche al resto della popolazione romana. All’inizio del I secolo a.C. i casi di Verre e Cicerone dimostrano come il desiderio di possedere capolavori artistici greci avesse ormai raggiunto l’apice. I carichi di alcuni celebri relitti, inoltre, permettono di avere un’idea dei beni di lusso richiesti dalla committenza romana, inducendo a riflettere sulla presenza di originali greci di età ellenistica accanto a copie o prodotti di officine neoattiche. Ciò lascia intendere lo sviluppo di un mercato di antiquariato, destinato a soddisfare i bisogni di committenti romani sempre più desiderosi di possedere “pezzi eccezionali”, dei quali siamo ampiamente informati dalle fonti letterarie e talvolta dall’archeologia. La presenza in contesti archeologici di I secolo a.C. di capolavori artistici molto antichi si spiega non solo alla luce delle conquiste militari ma anche per ragioni di ordine economico. In questo periodo, infatti, molte città greche iniziarono a vendere i loro apparati decorativi per ripagare i debiti maturati con i Romani, determinando l’introduzione sul mercato di oggetti artistici molto antichi e particolarmente ricercati.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Sassù_tesi di dottorato.pdf

Open Access dal 12/06/2018

Descrizione: Tesi di dottorato
Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Creative commons
Dimensione 3.16 MB
Formato Adobe PDF
3.16 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/957914
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact