Il volume traccia un profilo storico della filologia classica negli ultimi due secoli e mezzo, da quando cioè essa si è venuta definendo come disciplina autonoma, focalizzando l’attenzione sugli snodi teorici e metodologici attraverso cui essa si è sviluppata, sulle figure degli studiosi più significativi, sulle discussioni e le polemiche che ne hanno segnato il procedere, sui nessi con lo sfondo istituzionale e il contesto storico in cui ha operato. Il percorso diacronico è scandito in tre parti. Nella prima intitolata Verso una scienza dell’antichità, si parte dal modello della filologia anglosassone di Richard Bentley, fondata essenzialmente sull’“arte della congettura”, per arrivare all’istituzionalizzazione della disciplina nel mondo accademico tedesco grazie a figure quali Heyne e soprattutto Wolf e nella realtà scolastica con le riforme di Wilhelm von Humboldt. Nella seconda parte, L’illusione dell’archetipo. Gli studi classici nella Germania dell’Ottocento, si analizzano i contributi teorici e le principali dispute metodologiche che hanno avuto come protagonisti in quel secolo tra gli altri Lachmann, Hermann, Boeckh, Nietzsche e Wilamowitz. La terza e ultima parte, La filologia classica del Novecento, è dedicata alla ridefinizione degli studi classici in Germania (con Jaeger) e in Italia (con Pasquali), all’apporto della papirologia, alle nuove immagini dell’antichità venute a delinearsi nelle opere di scrittori, narratori, registi e traduttori del nostro tempo, e infine ai personaggi più significativi degli ultimi decenni in parallelo con il progredire dell’antropologia e della storia comparata delle religioni: Snell, Dodds, Vernant, Gentili, Loraux.
Storia della filologia classica
UGOLINI, Gherardo;
2016-01-01
Abstract
Il volume traccia un profilo storico della filologia classica negli ultimi due secoli e mezzo, da quando cioè essa si è venuta definendo come disciplina autonoma, focalizzando l’attenzione sugli snodi teorici e metodologici attraverso cui essa si è sviluppata, sulle figure degli studiosi più significativi, sulle discussioni e le polemiche che ne hanno segnato il procedere, sui nessi con lo sfondo istituzionale e il contesto storico in cui ha operato. Il percorso diacronico è scandito in tre parti. Nella prima intitolata Verso una scienza dell’antichità, si parte dal modello della filologia anglosassone di Richard Bentley, fondata essenzialmente sull’“arte della congettura”, per arrivare all’istituzionalizzazione della disciplina nel mondo accademico tedesco grazie a figure quali Heyne e soprattutto Wolf e nella realtà scolastica con le riforme di Wilhelm von Humboldt. Nella seconda parte, L’illusione dell’archetipo. Gli studi classici nella Germania dell’Ottocento, si analizzano i contributi teorici e le principali dispute metodologiche che hanno avuto come protagonisti in quel secolo tra gli altri Lachmann, Hermann, Boeckh, Nietzsche e Wilamowitz. La terza e ultima parte, La filologia classica del Novecento, è dedicata alla ridefinizione degli studi classici in Germania (con Jaeger) e in Italia (con Pasquali), all’apporto della papirologia, alle nuove immagini dell’antichità venute a delinearsi nelle opere di scrittori, narratori, registi e traduttori del nostro tempo, e infine ai personaggi più significativi degli ultimi decenni in parallelo con il progredire dell’antropologia e della storia comparata delle religioni: Snell, Dodds, Vernant, Gentili, Loraux.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.