Questo capitolo tematizza la posizione obliqua dell’Italia rispetto alle riconfigurazioni “omonazionaliste” delle politiche sessuali statunitensi e nord-europee dopo l’11 settembre. Il termine “omonazionalismo” – coniato da Jasbir K. Puar (2007) per descrivere i meccanismi di collusione tra il progressivo accesso di gay e lesbiche (prevalentemente bianchi) ai registri simbolici e materiali dello stato-nazione e la razzializzazione di popolazioni e soggetti “altri” – può esercitare il suo potenziale critico nel contesto italiano solo se accompagnato da una certa dose di traduzione e spiazzamento. Situata ai margini dell’impero, l’Italia non si presta del tutto a un’importazione immediata del termine. Eppure, da questa posizione “fuori e dentro le democrazie sessuali” (Facciamo Breccia 2011) emergono intersezioni tra politiche della sessualità, razzismo e nazionalismo che il termine “omonazionalismo” può aiutarci a comprendere e che, viceversa, possono illuminare spazi di critica altrimenti invisibili al cuore dell’impero. Dopo una breve introduzione agli aspetti chiave del dibattito europeo e statunitense sull’omonazionalismo, e dopo aver decostruito l’idea secondo cui in Italia, per così dire, l’omonazionalismo non ce lo possiamo (ancora) permettere, il capitolo offre una lettura di due “testi culturali italiani” per mostrare come eterosessismo, omonormatività e razzismo possano articolarsi secondo modalità specifiche ai margini dell’Europa e come un senso peculiare di “perifericità” intervenga in queste intersezioni. La scommessa è che lo scenario italiano – così letto – possa gettare nuova luce sugli scenari omonazionalisti contemporanei in Europa.
Omonazionalismo nel Belpaese?
Colpani, Gianmaria
2015-01-01
Abstract
Questo capitolo tematizza la posizione obliqua dell’Italia rispetto alle riconfigurazioni “omonazionaliste” delle politiche sessuali statunitensi e nord-europee dopo l’11 settembre. Il termine “omonazionalismo” – coniato da Jasbir K. Puar (2007) per descrivere i meccanismi di collusione tra il progressivo accesso di gay e lesbiche (prevalentemente bianchi) ai registri simbolici e materiali dello stato-nazione e la razzializzazione di popolazioni e soggetti “altri” – può esercitare il suo potenziale critico nel contesto italiano solo se accompagnato da una certa dose di traduzione e spiazzamento. Situata ai margini dell’impero, l’Italia non si presta del tutto a un’importazione immediata del termine. Eppure, da questa posizione “fuori e dentro le democrazie sessuali” (Facciamo Breccia 2011) emergono intersezioni tra politiche della sessualità, razzismo e nazionalismo che il termine “omonazionalismo” può aiutarci a comprendere e che, viceversa, possono illuminare spazi di critica altrimenti invisibili al cuore dell’impero. Dopo una breve introduzione agli aspetti chiave del dibattito europeo e statunitense sull’omonazionalismo, e dopo aver decostruito l’idea secondo cui in Italia, per così dire, l’omonazionalismo non ce lo possiamo (ancora) permettere, il capitolo offre una lettura di due “testi culturali italiani” per mostrare come eterosessismo, omonormatività e razzismo possano articolarsi secondo modalità specifiche ai margini dell’Europa e come un senso peculiare di “perifericità” intervenga in queste intersezioni. La scommessa è che lo scenario italiano – così letto – possa gettare nuova luce sugli scenari omonazionalisti contemporanei in Europa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.