La figura di Carlo Bo evoca i ricordi di un ispanismo italiano agli esordi, un’epoca in cui il nome di Federico García Lorca poteva ancora passare inosservato perché pressoché sconosciuto dal pubblico della nostra Penisola. Agli studiosi attuali non può non destare un certo stupore pensare che solo poco più di cinquant’anni fa personaggi come Lorca, Salinas, Guillén, Aleixandre, Alberti venivano percepiti e trattati dai critici non come un canone, ma come delle promesse acerbe e in formazione di una ritrovata ed emergente poesia spagnola. Senza dubbio, il merito di aver diffuso in Italia i fermenti che venivano da un’inquieta terra iberica va riconosciuto ad un novero di personalità di spicco della cultura di allora, tra cui Mario Praz, Mario Luzi, Giacomo Prampolini, Benedetto Croce, Arturo Farinelli, Gilberto Beccari, Mario Puccini, Oreste Macrì e, appunto, Carlo Bo.
La ricezione della letteratura spagnola in Italia: il contributo di Carlo Bo
BELLOMI, Paola
2015-01-01
Abstract
La figura di Carlo Bo evoca i ricordi di un ispanismo italiano agli esordi, un’epoca in cui il nome di Federico García Lorca poteva ancora passare inosservato perché pressoché sconosciuto dal pubblico della nostra Penisola. Agli studiosi attuali non può non destare un certo stupore pensare che solo poco più di cinquant’anni fa personaggi come Lorca, Salinas, Guillén, Aleixandre, Alberti venivano percepiti e trattati dai critici non come un canone, ma come delle promesse acerbe e in formazione di una ritrovata ed emergente poesia spagnola. Senza dubbio, il merito di aver diffuso in Italia i fermenti che venivano da un’inquieta terra iberica va riconosciuto ad un novero di personalità di spicco della cultura di allora, tra cui Mario Praz, Mario Luzi, Giacomo Prampolini, Benedetto Croce, Arturo Farinelli, Gilberto Beccari, Mario Puccini, Oreste Macrì e, appunto, Carlo Bo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.