Lavorando sull'interessante suggestione offerta da Giovanni Reale in un testo del 1999 a proposito dell'eschileo "pathei mathos" (imparare soffrendo), il saggio torna sul mito di Er, della fine della 'Repubblica' di Platone. Suo scopo è chiarire il senso filosofico della scelta sbagliata fatta, al momento della reincarnazione, da alcune anime, che scelgono una vita futura infelice in quanto "inesperte del dolore" (ponon agymnastoi). Al contrario Odisseo, che pure non è un filosofo, è descritto fare la scelta futura migliore e più felice, memore delle pene sopportate nella sua vita precedente. Il nodo, allora, è chiarire quale rapporto intercorra tra filosofia e ponos, sofferenza appunto: probabilmente non vi è autentica postura filosofica senza un'esposizione al dolore e senza il conto saggio che s'impari - come voleva già Eschilo- a farne. Il tema è d'attualità maggiore di quanto si pensi e mostra quanto insensata sia la pregiudiziale, indiscriminata rimozione di ogni sofferenza possibile oggi prescritta e desiderata, alla ricerca, altrettanto insensata, di un piacere compulsivamente declinato. Vero filosofo è dunque colui che impara dalla sofferenza che gli tocca e che del resto sa 'stare' nella sofferenza della sua stessa ricerca di un senso della propria esistenza.
La sofferenza, l'eros e l'Odisseo di Platone
NAPOLITANO, Linda
2015-01-01
Abstract
Lavorando sull'interessante suggestione offerta da Giovanni Reale in un testo del 1999 a proposito dell'eschileo "pathei mathos" (imparare soffrendo), il saggio torna sul mito di Er, della fine della 'Repubblica' di Platone. Suo scopo è chiarire il senso filosofico della scelta sbagliata fatta, al momento della reincarnazione, da alcune anime, che scelgono una vita futura infelice in quanto "inesperte del dolore" (ponon agymnastoi). Al contrario Odisseo, che pure non è un filosofo, è descritto fare la scelta futura migliore e più felice, memore delle pene sopportate nella sua vita precedente. Il nodo, allora, è chiarire quale rapporto intercorra tra filosofia e ponos, sofferenza appunto: probabilmente non vi è autentica postura filosofica senza un'esposizione al dolore e senza il conto saggio che s'impari - come voleva già Eschilo- a farne. Il tema è d'attualità maggiore di quanto si pensi e mostra quanto insensata sia la pregiudiziale, indiscriminata rimozione di ogni sofferenza possibile oggi prescritta e desiderata, alla ricerca, altrettanto insensata, di un piacere compulsivamente declinato. Vero filosofo è dunque colui che impara dalla sofferenza che gli tocca e che del resto sa 'stare' nella sofferenza della sua stessa ricerca di un senso della propria esistenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.