Il saggio articola un' interrogazione sul ‘letterario’, collocandolo nell’attuale panorama critico di matrice angloamericana che in anni recenti ha visto il fiorire di ripetute proposte neoformaliste. Sottolineando come lo sforzo di riabilitare l’idea del close reading nel quadro di un approccio inclusivo di istanze critiche conciliate con assunti neostoricisti, materialisti e, più genericamente, culturalisti, non sia sufficiente a ridefinire un’idea di metodo, quand’anche plurale, il saggio rileva la necessità di tornare a pensare che cosa costituisca la pre-comprensione del letterario indipendentemente dalle sue ricadute ideologiche. La rivendicazione dell’importanza della nozione di ‘forma’, pur essenziale in un contesto di percepita impasse critica, parrebbe infatti orientarsi eccessivamente verso ‘politiche’ (anche di tipo accademico) che di fatto ripropongono, mutatis mutandis, un’idea del letterario funzionale a un discorso che almeno in parte è altro da sé. Al tempo stesso, omettere di ridiscutere a fondo il concetto di opera e di interpretazione a fronte di un quadro epistemico e culturale che ha registrato l’affermarsi nel corso degli anni del così detto performative turn non consente di guardare con sufficiente distacco il senso stesso del nostro rapporto con il letterario: di interrogare, cioè, la relazione tra il testo e il suo contesto, e fra il testo e l’interprete e/o l’esecutore, in una necessaria presa di posizione sul rapporto fra l’atto interpretativo e quello performativo, tra ermeneutica dell’opera e processualità dell’atto-evento, questioni alle quale occorre invece rivolgersi nello sforzo di operare valutazioni non solo sulle opere, ma anche sulle loro interpretazioni/esecuzioni.

Forma, opera, evento.

BIGLIAZZI, Silvia
2014-01-01

Abstract

Il saggio articola un' interrogazione sul ‘letterario’, collocandolo nell’attuale panorama critico di matrice angloamericana che in anni recenti ha visto il fiorire di ripetute proposte neoformaliste. Sottolineando come lo sforzo di riabilitare l’idea del close reading nel quadro di un approccio inclusivo di istanze critiche conciliate con assunti neostoricisti, materialisti e, più genericamente, culturalisti, non sia sufficiente a ridefinire un’idea di metodo, quand’anche plurale, il saggio rileva la necessità di tornare a pensare che cosa costituisca la pre-comprensione del letterario indipendentemente dalle sue ricadute ideologiche. La rivendicazione dell’importanza della nozione di ‘forma’, pur essenziale in un contesto di percepita impasse critica, parrebbe infatti orientarsi eccessivamente verso ‘politiche’ (anche di tipo accademico) che di fatto ripropongono, mutatis mutandis, un’idea del letterario funzionale a un discorso che almeno in parte è altro da sé. Al tempo stesso, omettere di ridiscutere a fondo il concetto di opera e di interpretazione a fronte di un quadro epistemico e culturale che ha registrato l’affermarsi nel corso degli anni del così detto performative turn non consente di guardare con sufficiente distacco il senso stesso del nostro rapporto con il letterario: di interrogare, cioè, la relazione tra il testo e il suo contesto, e fra il testo e l’interprete e/o l’esecutore, in una necessaria presa di posizione sul rapporto fra l’atto interpretativo e quello performativo, tra ermeneutica dell’opera e processualità dell’atto-evento, questioni alle quale occorre invece rivolgersi nello sforzo di operare valutazioni non solo sulle opere, ma anche sulle loro interpretazioni/esecuzioni.
2014
9788846741356
Teoria e critica letteraria; anglistica
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/911185
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact