La letteratura sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ha da sempre principalmente riguardato il concetto di clima di sicurezza - definito come l’insieme delle percezioni riguardanti politiche, pratiche e procedure relative alla sicurezza che influenzano il benessere dei lavoratori - e i comportamenti di sicurezza, rappresentati in termini di comportamenti di compliance – ossia tutti i comportamenti che riguardano l'adesione e il rispetto delle procedure, e più in generale il lavorare in modo sicuro - e i comportamenti di partecipazione alla sicurezza, cioè quei comportamenti volontari che il lavoratore agisce per migliorare la sicurezza nella propria organizzazione. La letteratura sul tema suggerisce inoltre come la tendenza principale della ricerca in questo settore sia stata e sia ancora la capacità del clima di sicurezza di predire i comportamenti di sicurezza, tralasciando una serie di elementi importanti e rappresentativi di nuove prospettive di sviluppo per la ricerca in questo settore. La sfida principale che è emersa da una più ampia review della letteratura riguarda soprattutto l'influenza di altre variabili legate al contesto organizzativo che possono influenzare la performance di sicurezza; in particolare, accanto al clima di sicurezza non si può ignorare l’esistenza nei contesti lavorativi di molteplici climi organizzativi operanti in simultanea, ciascuno con diversi effetti che vanno ad interagire (sommandosi, annullandosi, moltiplicandosi), e con ricadute - ancora poco esplorate - sui comportamenti organizzativi e di conseguenza anche su quelli legati alla sicurezza. Pertanto la finalità principale di questo lavoro di tesi è stata quella di utilizzare un approccio più ampio nello studio delle dinamiche organizzative relative alla sicurezza, e in particolar modo di verificare se altre tipologie di clima organizzativo - oltre al clima di sicurezza - possano avere un impatto sui comportamenti sicuri messi in atto dai lavoratori e sul numero di infortuni sul lavoro nel settore metalmeccanico. Nello specifico, la crescente diversità della forza lavoro nei contesti organizzativi attuali richiede di essere presa in considerazione quando si studia il rapporto tra clima sicurezza e prestazioni di sicurezza; le aziende che desiderino stare al passo con i costanti processi di trasformazione e diversificazione dei mercati odierni, dovranno assumere, coordinare, e sviluppare un'ampia varietà di risorse umane, con conseguenze importanti per le organizzazioni, anche in materia di gestione della sicurezza. Per tale ragione il primo studio del presente lavoro di tesi è focalizzato sulla verifica delle proprietà psicometriche della scala sul clima di diversità sviluppata da Mor Barak, Cherin e Berkman (1998), adattata al contesto italiano. In particolare tale studio rappresenta il primo tentativo di validazione di uno strumento per la valutazione del clima di diversità in un contesto europeo. I risultati mostrano una soluzione tri-fattoriale per il campione italiano e un minor numero di items rispetto alla scala originale; inoltre lo strumento sembra funzionare in modo equivalente sia per gli uomini che per le donne e dimostra buone validità di criterio e discriminante. Pertanto, questo primo studio ci ha consentito di adattare tale strumento al contesto italiano al fine di utilizzarlo negli studi successivi per valutare la relazione tra clima di diversità e comportamenti di sicurezza. Nel secondo studio il costrutto di clima di diversità è stato utilizzato insieme a quello di clima per l'inclusione al fine di verificare il rispettivo impatto sui comportamenti partecipativi di sicurezza a livello individuale, ipotizzando un ruolo di mediazione svolto dalla motivazione del lavoratore a promuovere attivamente la sicurezza sul lavoro. L’innovazione rappresentata da tale studio risiede nel fatto che la letteratura precedente sul tema si era limitata a investigare la relazione tra specifiche e oggettive tipologie di diversità (e.g. differenze nelle caratteristiche sociali e demografiche) dei lavoratori e il loro effetto sull’incidenza di infortuni, senza tenere in considerazione il ruolo giocato dalle percezioni relative alla diversità e a come questa venga gestita in azienda. La scelta di prendere in considerazione anche il costrutto di clima per l’inclusione risiede nel fatto che tale costrutto si fonda sul coinvolgimento attivo e sulla partecipazione dei lavoratori ad attività formali e informali cruciali per l’organizzazione, con ricadute ampiamente dimostrate in termini di qualità del lavoro svolto e benessere dei lavoratori; pertanto è stato ipotizzato che un clima di questo tipo possa avere conseguenze positive anche sui comportamenti di partecipazione alla sicurezza. I risultati dimostrano che il clima di diversità e il clima per l'inclusione sono costrutti differenti ma correlati, e che risultano legati alla sicurezza in modo diverso; infatti il clima di diversità sembra predire i comportamenti di partecipazione alla sicurezza attraverso la mediazione totale svolta dalla motivazione alla partecipazione alla sicurezza, mentre tale motivazione risulta mediare solo parzialmente la relazione tra clima per l’inclusione e gli stessi comportamenti partecipativi nei confronti della sicurezza. Il terzo scopo della presente tesi è stato quello di ampliare l’indagine relativa all’influenza che molteplici climi organizzativi operanti simultaneamente hanno sugli infortuni lavorativi, analizzando i dati a livello di gruppo e utilizzando una tecnica statistica – l’analisi delle corrispondenze multiple – ancora poco considerata nella ricerca sulla sicurezza e più in generale nella letteratura sui climi organizzativi. Oltre al clima di diversità e a quello per l'inclusione, nel presente studio sono stati utilizzati anche i costrutti di clima di sicurezza (e.g., Zohar, 1980; 2000) e clima di comunicazione (Smidts, Pruyn & van Riel, 2001), dal momento che precedenti ricerche hanno sottolineato come prestazione sicure siano strettamente dipendenti dalla qualità della comunicazione e degli scambi sociali tra i lavoratori e i loro supervisori e colleghi. I risultati mostrano la presenza di quattro patterns o configurazioni diverse di climi; tuttavia, la distribuzione degli infortuni non sembra seguire in modo coerente i patterns climatici rilevati; possibili interpretazioni dei risultati riscontrati si rifanno all’effetto alone (Wells, 1907 Thorndike , 1920) e alla letteratura sul "reporting climate" (Probst & Estrada 2010, p. 1443). Riassumendo i risultati dei tre studi è possibile concludere che essi rappresentano un contributo estremamente innovativo alla letteratura sul clima organizzativo e, relativamente alla questione della sicurezza sul lavoro, esplorano percorsi di ricerca non considerati in precedenza.

Main organizational and psychological factors considered by literature about safety concerned the concept of safety climate - defined as individual perceptions about the policies, practices, and procedures related to safety issues affecting well-being at work - and that one of safety behaviors, represented in a dichotomy that comprises both safety compliance and safety participation behaviors. Literature review suggested that the main trend of research in that field has been the focus on the ability of safety climate to predict safety behaviors, not considering some important challenges for research development in this area. The main challenge concerns the influence of other variables related to the social context on safety issues; for instance, the existence of multiple simultaneous organizational climates with different effects on the same safety outcomes. Therefore, the first aim of this PhD thesis was to consider a broader approach when studying organizational dynamics pertaining to safety and to test whether other dimensions of organizational climate can be strictly relevant for safety even if they are not specific to safety. In particular, the increasing presence of diverse workforce in the organizations requires to be taken into account when studying the relationship between safety climate and safety performance; indeed, if companies want to take the most from today’s ever-diversifying markets, they will have to hire, coordinate, and retain a broad base of human resources, with consequences for organizational and group performance, even specifically that one pertaining to safety. For that reason, the first study of the present dissertation has been focused on developing an Italian validation of a useful instrument to measure Diversity Climate, by adapting the Mor Barak, Cherin and Berkman (1998) Diversity Perceptions Scale, the most widely used questionnaire to assess diversity climate, considering the lack of any validated measure of diversity climate in the European context. Results interestingly showed a different factorial solution for the Italian sample using a shorter version than the original scale; moreover the scale seemed to be invariant for both men and women and to show good discriminant and criterion validities. Therefore, this first study allowed us to make this instrument suitable for the Italian context, in order to use it for evaluating whether diversity climate could specifically affect some safety outcomes in the subsequent studies. In the second study the diversity climate measure was used together with a measure of climate for inclusion (Mor Barak, 2005) to test their impact on safety participative behaviors at the individual level and for the first time, by hypothesizing a mediating role performed by the motivation to actively promote safety at work. The choice to consider also the construct of inclusion climate as linked to safety is due to the particular kind of social empowerment and involvement – regardless of workers’ diversities - which form this kind of climate; moreover it has been already demonstrated to influence work quality and behaviors, so we hypothesized that it could also have positive consequences for workers’ involvement and commitment to safety and their safety performance. Results showed that diversity climate and climate for inclusion are different constructs which have different and important impacts on safety; specifically safety participation motivation revealed to fully mediate the relationship between diversity climate and safety participation behaviors, whereas it only partially mediated the relationship between inclusion climate and safety participation behaviors. The third aim of the present dissertation was to enlarge the effort of investigating the impact of distinct facet-specific climates on specific safety behaviors, by exploring the possible influence of multiple existing climates on injury rates at the unit-level and with a qualitative statistical technique - multi-correspondence analysis. In addition to diversity climate and inclusion climate, safety climate (e.g., Zohar, 1980; 2000) and communication climate (Smidts, Pruyn & van Riel, 2001) measures were also used for this purpose, as previous research stressed how safety performance is strictly dependent on the supervisors’ and coworkers’ communication and quality of social exchange. Results showed the presence of four differentiated patterns of climates; however, injury’s distribution did not seem to be coherent with the climates’ patterns, and references to the halo effect (Wells, 1907; Thorndike, 1920) and to the injury “reporting climate” (Probst & Estrada, 2010, p. 1443) have been made to explain those findings. Summarizing the results of the three studies, it is possible to conclude that they represents very innovative contributions to the organizational climate literature, and with regard to the safety area, they explore research avenues not addressed before.

Improving Safety at Work: the Role of Climates

Paolillo, Anna
2015-01-01

Abstract

Main organizational and psychological factors considered by literature about safety concerned the concept of safety climate - defined as individual perceptions about the policies, practices, and procedures related to safety issues affecting well-being at work - and that one of safety behaviors, represented in a dichotomy that comprises both safety compliance and safety participation behaviors. Literature review suggested that the main trend of research in that field has been the focus on the ability of safety climate to predict safety behaviors, not considering some important challenges for research development in this area. The main challenge concerns the influence of other variables related to the social context on safety issues; for instance, the existence of multiple simultaneous organizational climates with different effects on the same safety outcomes. Therefore, the first aim of this PhD thesis was to consider a broader approach when studying organizational dynamics pertaining to safety and to test whether other dimensions of organizational climate can be strictly relevant for safety even if they are not specific to safety. In particular, the increasing presence of diverse workforce in the organizations requires to be taken into account when studying the relationship between safety climate and safety performance; indeed, if companies want to take the most from today’s ever-diversifying markets, they will have to hire, coordinate, and retain a broad base of human resources, with consequences for organizational and group performance, even specifically that one pertaining to safety. For that reason, the first study of the present dissertation has been focused on developing an Italian validation of a useful instrument to measure Diversity Climate, by adapting the Mor Barak, Cherin and Berkman (1998) Diversity Perceptions Scale, the most widely used questionnaire to assess diversity climate, considering the lack of any validated measure of diversity climate in the European context. Results interestingly showed a different factorial solution for the Italian sample using a shorter version than the original scale; moreover the scale seemed to be invariant for both men and women and to show good discriminant and criterion validities. Therefore, this first study allowed us to make this instrument suitable for the Italian context, in order to use it for evaluating whether diversity climate could specifically affect some safety outcomes in the subsequent studies. In the second study the diversity climate measure was used together with a measure of climate for inclusion (Mor Barak, 2005) to test their impact on safety participative behaviors at the individual level and for the first time, by hypothesizing a mediating role performed by the motivation to actively promote safety at work. The choice to consider also the construct of inclusion climate as linked to safety is due to the particular kind of social empowerment and involvement – regardless of workers’ diversities - which form this kind of climate; moreover it has been already demonstrated to influence work quality and behaviors, so we hypothesized that it could also have positive consequences for workers’ involvement and commitment to safety and their safety performance. Results showed that diversity climate and climate for inclusion are different constructs which have different and important impacts on safety; specifically safety participation motivation revealed to fully mediate the relationship between diversity climate and safety participation behaviors, whereas it only partially mediated the relationship between inclusion climate and safety participation behaviors. The third aim of the present dissertation was to enlarge the effort of investigating the impact of distinct facet-specific climates on specific safety behaviors, by exploring the possible influence of multiple existing climates on injury rates at the unit-level and with a qualitative statistical technique - multi-correspondence analysis. In addition to diversity climate and inclusion climate, safety climate (e.g., Zohar, 1980; 2000) and communication climate (Smidts, Pruyn & van Riel, 2001) measures were also used for this purpose, as previous research stressed how safety performance is strictly dependent on the supervisors’ and coworkers’ communication and quality of social exchange. Results showed the presence of four differentiated patterns of climates; however, injury’s distribution did not seem to be coherent with the climates’ patterns, and references to the halo effect (Wells, 1907; Thorndike, 1920) and to the injury “reporting climate” (Probst & Estrada, 2010, p. 1443) have been made to explain those findings. Summarizing the results of the three studies, it is possible to conclude that they represents very innovative contributions to the organizational climate literature, and with regard to the safety area, they explore research avenues not addressed before.
2015
multiple climates; Safety behaviors; safety outcomes; Safety Climate; Diversity Climate; Inclusion Climate; Communication Climate
La letteratura sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ha da sempre principalmente riguardato il concetto di clima di sicurezza - definito come l’insieme delle percezioni riguardanti politiche, pratiche e procedure relative alla sicurezza che influenzano il benessere dei lavoratori - e i comportamenti di sicurezza, rappresentati in termini di comportamenti di compliance – ossia tutti i comportamenti che riguardano l'adesione e il rispetto delle procedure, e più in generale il lavorare in modo sicuro - e i comportamenti di partecipazione alla sicurezza, cioè quei comportamenti volontari che il lavoratore agisce per migliorare la sicurezza nella propria organizzazione. La letteratura sul tema suggerisce inoltre come la tendenza principale della ricerca in questo settore sia stata e sia ancora la capacità del clima di sicurezza di predire i comportamenti di sicurezza, tralasciando una serie di elementi importanti e rappresentativi di nuove prospettive di sviluppo per la ricerca in questo settore. La sfida principale che è emersa da una più ampia review della letteratura riguarda soprattutto l'influenza di altre variabili legate al contesto organizzativo che possono influenzare la performance di sicurezza; in particolare, accanto al clima di sicurezza non si può ignorare l’esistenza nei contesti lavorativi di molteplici climi organizzativi operanti in simultanea, ciascuno con diversi effetti che vanno ad interagire (sommandosi, annullandosi, moltiplicandosi), e con ricadute - ancora poco esplorate - sui comportamenti organizzativi e di conseguenza anche su quelli legati alla sicurezza. Pertanto la finalità principale di questo lavoro di tesi è stata quella di utilizzare un approccio più ampio nello studio delle dinamiche organizzative relative alla sicurezza, e in particolar modo di verificare se altre tipologie di clima organizzativo - oltre al clima di sicurezza - possano avere un impatto sui comportamenti sicuri messi in atto dai lavoratori e sul numero di infortuni sul lavoro nel settore metalmeccanico. Nello specifico, la crescente diversità della forza lavoro nei contesti organizzativi attuali richiede di essere presa in considerazione quando si studia il rapporto tra clima sicurezza e prestazioni di sicurezza; le aziende che desiderino stare al passo con i costanti processi di trasformazione e diversificazione dei mercati odierni, dovranno assumere, coordinare, e sviluppare un'ampia varietà di risorse umane, con conseguenze importanti per le organizzazioni, anche in materia di gestione della sicurezza. Per tale ragione il primo studio del presente lavoro di tesi è focalizzato sulla verifica delle proprietà psicometriche della scala sul clima di diversità sviluppata da Mor Barak, Cherin e Berkman (1998), adattata al contesto italiano. In particolare tale studio rappresenta il primo tentativo di validazione di uno strumento per la valutazione del clima di diversità in un contesto europeo. I risultati mostrano una soluzione tri-fattoriale per il campione italiano e un minor numero di items rispetto alla scala originale; inoltre lo strumento sembra funzionare in modo equivalente sia per gli uomini che per le donne e dimostra buone validità di criterio e discriminante. Pertanto, questo primo studio ci ha consentito di adattare tale strumento al contesto italiano al fine di utilizzarlo negli studi successivi per valutare la relazione tra clima di diversità e comportamenti di sicurezza. Nel secondo studio il costrutto di clima di diversità è stato utilizzato insieme a quello di clima per l'inclusione al fine di verificare il rispettivo impatto sui comportamenti partecipativi di sicurezza a livello individuale, ipotizzando un ruolo di mediazione svolto dalla motivazione del lavoratore a promuovere attivamente la sicurezza sul lavoro. L’innovazione rappresentata da tale studio risiede nel fatto che la letteratura precedente sul tema si era limitata a investigare la relazione tra specifiche e oggettive tipologie di diversità (e.g. differenze nelle caratteristiche sociali e demografiche) dei lavoratori e il loro effetto sull’incidenza di infortuni, senza tenere in considerazione il ruolo giocato dalle percezioni relative alla diversità e a come questa venga gestita in azienda. La scelta di prendere in considerazione anche il costrutto di clima per l’inclusione risiede nel fatto che tale costrutto si fonda sul coinvolgimento attivo e sulla partecipazione dei lavoratori ad attività formali e informali cruciali per l’organizzazione, con ricadute ampiamente dimostrate in termini di qualità del lavoro svolto e benessere dei lavoratori; pertanto è stato ipotizzato che un clima di questo tipo possa avere conseguenze positive anche sui comportamenti di partecipazione alla sicurezza. I risultati dimostrano che il clima di diversità e il clima per l'inclusione sono costrutti differenti ma correlati, e che risultano legati alla sicurezza in modo diverso; infatti il clima di diversità sembra predire i comportamenti di partecipazione alla sicurezza attraverso la mediazione totale svolta dalla motivazione alla partecipazione alla sicurezza, mentre tale motivazione risulta mediare solo parzialmente la relazione tra clima per l’inclusione e gli stessi comportamenti partecipativi nei confronti della sicurezza. Il terzo scopo della presente tesi è stato quello di ampliare l’indagine relativa all’influenza che molteplici climi organizzativi operanti simultaneamente hanno sugli infortuni lavorativi, analizzando i dati a livello di gruppo e utilizzando una tecnica statistica – l’analisi delle corrispondenze multiple – ancora poco considerata nella ricerca sulla sicurezza e più in generale nella letteratura sui climi organizzativi. Oltre al clima di diversità e a quello per l'inclusione, nel presente studio sono stati utilizzati anche i costrutti di clima di sicurezza (e.g., Zohar, 1980; 2000) e clima di comunicazione (Smidts, Pruyn & van Riel, 2001), dal momento che precedenti ricerche hanno sottolineato come prestazione sicure siano strettamente dipendenti dalla qualità della comunicazione e degli scambi sociali tra i lavoratori e i loro supervisori e colleghi. I risultati mostrano la presenza di quattro patterns o configurazioni diverse di climi; tuttavia, la distribuzione degli infortuni non sembra seguire in modo coerente i patterns climatici rilevati; possibili interpretazioni dei risultati riscontrati si rifanno all’effetto alone (Wells, 1907 Thorndike , 1920) e alla letteratura sul "reporting climate" (Probst & Estrada 2010, p. 1443). Riassumendo i risultati dei tre studi è possibile concludere che essi rappresentano un contributo estremamente innovativo alla letteratura sul clima organizzativo e, relativamente alla questione della sicurezza sul lavoro, esplorano percorsi di ricerca non considerati in precedenza.
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