Nel volume si analizzano, in riferimento a Venezia, da un lato le modalità di inserimento degli stranieri e le loro strategie di adattamento alla città, dall’altra la pluralità di interazioni tra la società di accoglienza e le sue minoranze. Venezia, va ricordato, contava tra basso medioevo e prima età moderna comunità consistenti di stranieri, in particolare tedeschi, albanesi, dalmati e slavi, greci, armeni, ebrei e turchi musulmani, oltre ad un numero assai considerevole di schiavi. Si è voluto, dunque, studiare come singoli e minoranze interagivano tra di loro, come comunicavano con il gruppo maggioritario, come percepivano se stessi e la società ospite e come agivano in contesti di stretta prossimità e di assidua frequentazione. Soprattutto si è inteso portare in superficie quanto succedeva nelle strutture sociali di base e nelle aree di interconnessione: là dove i confini culturali e identitari erano più rarefatti e maggiori gli spazi per i compromessi e le reciproche contaminazioni. Ne è risultato il volto, forse più vero, di una società pluralistica di antico regime, fatta, come a Venezia, di convivenze plurime, di innesti regolari di persone, saperi e conoscenze e di confronti quotidiani tra diverse tradizioni culturali e religiose.
Migrazioni mediterranee. Migranti, minoranze e matrimoni a Venezia nel basso medioevo
ORLANDO, Ermanno
2014-01-01
Abstract
Nel volume si analizzano, in riferimento a Venezia, da un lato le modalità di inserimento degli stranieri e le loro strategie di adattamento alla città, dall’altra la pluralità di interazioni tra la società di accoglienza e le sue minoranze. Venezia, va ricordato, contava tra basso medioevo e prima età moderna comunità consistenti di stranieri, in particolare tedeschi, albanesi, dalmati e slavi, greci, armeni, ebrei e turchi musulmani, oltre ad un numero assai considerevole di schiavi. Si è voluto, dunque, studiare come singoli e minoranze interagivano tra di loro, come comunicavano con il gruppo maggioritario, come percepivano se stessi e la società ospite e come agivano in contesti di stretta prossimità e di assidua frequentazione. Soprattutto si è inteso portare in superficie quanto succedeva nelle strutture sociali di base e nelle aree di interconnessione: là dove i confini culturali e identitari erano più rarefatti e maggiori gli spazi per i compromessi e le reciproche contaminazioni. Ne è risultato il volto, forse più vero, di una società pluralistica di antico regime, fatta, come a Venezia, di convivenze plurime, di innesti regolari di persone, saperi e conoscenze e di confronti quotidiani tra diverse tradizioni culturali e religiose.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.