Il mio lavoro di ricerca nasce dalla volontà di mettere a confronto un tema (la lotta contro il Tav), sul quale è stato detto e scritto poco (almeno in ambito scientifico), con un altro (il capitale sociale) che al contrario si è diffuso in tutte le scienze sociali producendo una letteratura molto vasta. Tale confronto – reso necessario dalla crescente importanza che il terzo settore attribuisce a sentimenti quali fiducia e solidarietà – è inoltre considerato in un’ottica Internet-centrica: nell’ultimo quarto di secolo, infatti, le principali aree di interesse sociologico sono state ridefinite proprio in base al rapporto tra la società e il network per antonomasia, tra la democrazia e il web 2.0. Anche i discorsi e gli avvenimenti connessi al Tav sono in continuo divenire, sospesi tra le ragioni del sì e quelle del no, tra chi sostiene la necessità di realizzare opere quali la Torino-Lione e chi invece le considera inutili. Sia chiaro: la mia ricerca non si basa su questo dualismo, mi interessano relativamente le ragioni a favore o contro l’alta velocità ferroviaria. Piuttosto, sono intenzionato a esplorare il mondo dei No Tav con le seguenti finalità cognitive: indagare l’uso (soprattutto quello orientato alla protesta) che essi fanno della CMC (comunicazione mediata dal computer) e di Internet; verificare se e quanto le relazioni fra i No Tav, e quelle tra No Tav e soggetti esterni alla lotta, siano contraddistinte da fiducia e aiuto reciproco (le due dimensioni costitutive del capitale sociale); capire il modo in cui gli strumenti e i percorsi di navigazione online dei No Tav vadano eventualmente a influire sui loro processi di produzione di capitale sociale (associativo, generalizzato nei confronti di persone/istituzioni), e viceversa. Per raggiungere gli obiettivi illustrati, ho ritenuto necessario partire da una fase esplorativa (primavera 2013) del mondo No Tav, realizzando venti interviste interattive online non strutturate e tre osservazioni partecipanti (sempre non strutturate, oltre che interne e covered ). Nello specifico, le venti interviste (della durata media di un’ora e mezza) – effettuate in chat (su Facebook) con altrettanti informatori chiave scelti tramite campionamento di comodo – sono state introdotte dalla seguente grand tour question: “Mi parli del suo impegno No Tav e della protesta in generale”. Protesta che mi ha visto partecipe in prima persona attraverso le seguenti osservazioni: la marcia da Susa a Bussoleno (otto chilometri in provincia di Torino, accompagnati dallo slogan “Resistenza No Tav. Difendi il tuo futuro”) del 23 marzo 2013, contro la linea Torino-Lione; il corteo intitolato “Fermarli è possibile”, del 20 aprile 2013, da Novi Ligure a Pozzòlo Formigaro (quattro chilometri in provincia di Alessandria) contro il Terzo valico dei Giovi, cioè la ferrovia ad alta velocità Tortona/Novi Ligure-Genova, in progettazione dal 1991 per unire il capoluogo ligure alle città di Milano e Torino; la manifestazione “Una sola grande opera: casa e reddito per tutti”, svoltasi il 19 ottobre 2013 a Roma (più di tre chilometri, da Piazza di San Giovanni in Laterano fino al Piazzale di Porta Pia), in cui la lotta contro l’alta velocità ferroviaria si è unita ad altre forme e storie di dissenso. Nella seconda fase del lavoro (giugno-dicembre 2013), invece, si è concretizzato il passaggio dalle interviste singole (e dalle attività di one to one chatting) al focus group, che in questo caso non è il solito strumento da utilizzare esclusivamente nelle fasi esplorative e preliminari di una ricerca ma, al contrario, ne costituisce la tecnica cardine poiché recupera in pieno il valore del gruppo. Una scelta dalla quale sono scaturiti otto focus (full group con otto partecipanti a ogni discussione, selezionati mediante il campionamento a valanga) della durata di un’ora e mezza/due ore: quattro con manifestanti No Tav residenti in Valle di Susa; due con attivisti piemontesi ma non valsusini; due con italiani partecipanti alla protesta e residenti fuori dalla regione Piemonte. Discussioni online e sincrone (ancora in chat) che sono state gestite dal sottoscritto, in qualità di moderatore, tramite una griglia costruita intorno agli obiettivi della ricerca. La terza fase (da gennaio a marzo 2014), infine, è caratterizzata da un ritorno alla sfera individuale con venti e-interview, stavolta semistrutturate (sempre via web), utili ad approfondire le considerazioni ritenute più interessanti fra tutte quelle emerse dai focus group. A differenza della prima fase esplorativa, grazie ai dati raccolti ho potuto ora definire la traccia di intervista, una sorta di perimetro che mi ha aiutato nella selezione dei contenuti da trattare con il soggetto intervistato.

The work of research I have conducted within the Sociology PhD (University of Verona) is focused on the twenty-five years struggle against High-Speed-Railway projects widely concerned, and aims at achieving the following cognitive aims: investigating the use (especially the one focused on protesting) that the activists do of the CMC (Computer Mediated Communication) and of the Internet; checking if and how much the relationship within the No Tav and the one between the No Tav and anybody external to the movement feature confidence and mutual aid (the two constituent aspects of the social capital); understanding how the various online consumption strategies of the No Tav can possibly have an influence on their processes which produce social capital (associative, generally including people/institutions), and viceversa. Therefore, it is an ethnographical research whose first exploratory phase ended in the spring 2013, after twenty individual, interactive, online and non-structured interviews with as many No Tav screened through convenience sampling, and three non-structured participant observations which were internal and uncovered (three marches of protest in Val di Susa, in Novi Ligure and in Rome). In the second phase, ended in January 2014, eight focus group discussions have been carried on online in a synchronous mode (in chat) by a moderator. Four of them were with No Tav demonstrators of Val di Susa, two with activists from Piedmont not coming from Val di Susa and two with Italians taking part in the protest and resident outside Piedmont. All were chosen through avalanche sampling. For each focus conduction (each of them involving eight participants), the moderator has resorted to a structured discussion grid which takes into account the research aims. Finally, the third phase (between February and March 2014) is characterized by a revival of the individual sphere with twenty semi-structured interviews (always via web, in chat) aiming at deepening the most relevant matters resulted from each focus.

Come il vento. Il capitale sociale online del movimento No Tav

Iannaccone, Antonio
2015-01-01

Abstract

The work of research I have conducted within the Sociology PhD (University of Verona) is focused on the twenty-five years struggle against High-Speed-Railway projects widely concerned, and aims at achieving the following cognitive aims: investigating the use (especially the one focused on protesting) that the activists do of the CMC (Computer Mediated Communication) and of the Internet; checking if and how much the relationship within the No Tav and the one between the No Tav and anybody external to the movement feature confidence and mutual aid (the two constituent aspects of the social capital); understanding how the various online consumption strategies of the No Tav can possibly have an influence on their processes which produce social capital (associative, generally including people/institutions), and viceversa. Therefore, it is an ethnographical research whose first exploratory phase ended in the spring 2013, after twenty individual, interactive, online and non-structured interviews with as many No Tav screened through convenience sampling, and three non-structured participant observations which were internal and uncovered (three marches of protest in Val di Susa, in Novi Ligure and in Rome). In the second phase, ended in January 2014, eight focus group discussions have been carried on online in a synchronous mode (in chat) by a moderator. Four of them were with No Tav demonstrators of Val di Susa, two with activists from Piedmont not coming from Val di Susa and two with Italians taking part in the protest and resident outside Piedmont. All were chosen through avalanche sampling. For each focus conduction (each of them involving eight participants), the moderator has resorted to a structured discussion grid which takes into account the research aims. Finally, the third phase (between February and March 2014) is characterized by a revival of the individual sphere with twenty semi-structured interviews (always via web, in chat) aiming at deepening the most relevant matters resulted from each focus.
2015
internet; capitale sociale; terzo settore
Il mio lavoro di ricerca nasce dalla volontà di mettere a confronto un tema (la lotta contro il Tav), sul quale è stato detto e scritto poco (almeno in ambito scientifico), con un altro (il capitale sociale) che al contrario si è diffuso in tutte le scienze sociali producendo una letteratura molto vasta. Tale confronto – reso necessario dalla crescente importanza che il terzo settore attribuisce a sentimenti quali fiducia e solidarietà – è inoltre considerato in un’ottica Internet-centrica: nell’ultimo quarto di secolo, infatti, le principali aree di interesse sociologico sono state ridefinite proprio in base al rapporto tra la società e il network per antonomasia, tra la democrazia e il web 2.0. Anche i discorsi e gli avvenimenti connessi al Tav sono in continuo divenire, sospesi tra le ragioni del sì e quelle del no, tra chi sostiene la necessità di realizzare opere quali la Torino-Lione e chi invece le considera inutili. Sia chiaro: la mia ricerca non si basa su questo dualismo, mi interessano relativamente le ragioni a favore o contro l’alta velocità ferroviaria. Piuttosto, sono intenzionato a esplorare il mondo dei No Tav con le seguenti finalità cognitive: indagare l’uso (soprattutto quello orientato alla protesta) che essi fanno della CMC (comunicazione mediata dal computer) e di Internet; verificare se e quanto le relazioni fra i No Tav, e quelle tra No Tav e soggetti esterni alla lotta, siano contraddistinte da fiducia e aiuto reciproco (le due dimensioni costitutive del capitale sociale); capire il modo in cui gli strumenti e i percorsi di navigazione online dei No Tav vadano eventualmente a influire sui loro processi di produzione di capitale sociale (associativo, generalizzato nei confronti di persone/istituzioni), e viceversa. Per raggiungere gli obiettivi illustrati, ho ritenuto necessario partire da una fase esplorativa (primavera 2013) del mondo No Tav, realizzando venti interviste interattive online non strutturate e tre osservazioni partecipanti (sempre non strutturate, oltre che interne e covered ). Nello specifico, le venti interviste (della durata media di un’ora e mezza) – effettuate in chat (su Facebook) con altrettanti informatori chiave scelti tramite campionamento di comodo – sono state introdotte dalla seguente grand tour question: “Mi parli del suo impegno No Tav e della protesta in generale”. Protesta che mi ha visto partecipe in prima persona attraverso le seguenti osservazioni: la marcia da Susa a Bussoleno (otto chilometri in provincia di Torino, accompagnati dallo slogan “Resistenza No Tav. Difendi il tuo futuro”) del 23 marzo 2013, contro la linea Torino-Lione; il corteo intitolato “Fermarli è possibile”, del 20 aprile 2013, da Novi Ligure a Pozzòlo Formigaro (quattro chilometri in provincia di Alessandria) contro il Terzo valico dei Giovi, cioè la ferrovia ad alta velocità Tortona/Novi Ligure-Genova, in progettazione dal 1991 per unire il capoluogo ligure alle città di Milano e Torino; la manifestazione “Una sola grande opera: casa e reddito per tutti”, svoltasi il 19 ottobre 2013 a Roma (più di tre chilometri, da Piazza di San Giovanni in Laterano fino al Piazzale di Porta Pia), in cui la lotta contro l’alta velocità ferroviaria si è unita ad altre forme e storie di dissenso. Nella seconda fase del lavoro (giugno-dicembre 2013), invece, si è concretizzato il passaggio dalle interviste singole (e dalle attività di one to one chatting) al focus group, che in questo caso non è il solito strumento da utilizzare esclusivamente nelle fasi esplorative e preliminari di una ricerca ma, al contrario, ne costituisce la tecnica cardine poiché recupera in pieno il valore del gruppo. Una scelta dalla quale sono scaturiti otto focus (full group con otto partecipanti a ogni discussione, selezionati mediante il campionamento a valanga) della durata di un’ora e mezza/due ore: quattro con manifestanti No Tav residenti in Valle di Susa; due con attivisti piemontesi ma non valsusini; due con italiani partecipanti alla protesta e residenti fuori dalla regione Piemonte. Discussioni online e sincrone (ancora in chat) che sono state gestite dal sottoscritto, in qualità di moderatore, tramite una griglia costruita intorno agli obiettivi della ricerca. La terza fase (da gennaio a marzo 2014), infine, è caratterizzata da un ritorno alla sfera individuale con venti e-interview, stavolta semistrutturate (sempre via web), utili ad approfondire le considerazioni ritenute più interessanti fra tutte quelle emerse dai focus group. A differenza della prima fase esplorativa, grazie ai dati raccolti ho potuto ora definire la traccia di intervista, una sorta di perimetro che mi ha aiutato nella selezione dei contenuti da trattare con il soggetto intervistato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/879395
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