Per ogni situazione, per ciascuna condizione, ci sono delle convenzioni che la giustificano. Ma ci sono anche delle convenzioni che la criticano. Ma che relazione intercorre tra di esse e l'attore sociale? Infatti, un soggetto può non conoscere i fini del proprio lavoro o il significato di un aiuto pubblico di cui beneficia, ma non è detto che non gli interesserebbe conoscerli. Non è detto che se messo nelle condizioni di poterle esprimere, egli non abbia delle buone e forti ragioni da manifestare in merito. E se anche si rifiutasse scientemente di conoscere il senso ed i meccanismi di quel mondo del lavoro e del welfare di cui è parte, non è assolutamente scontato che il suo disinteresse sia naturale o assoluto. Forse, qualcuno non gli ha mai chiesto sinceramente cosa ne pensa. E, sopratutto, è probabile che nessuno abbia mai valorizzato questo suo pensiero. Ciò, non significa però che le persone non siano in grado, se messe nelle condizioni, di elaborare propri pensieri, non solo sulla realtà che vivono, ma anche sulle convenzioni sociali di cui sono attori. Gli esseri umani hanno questa capacità, che qui abbiamo definito come senso morale. Questo lavoro, insieme a quello di tanti altri, sostiene con forza la necessità di riscoprire questa capacità. Di conferire piena dignità ed importanza al senso morale di soggetti. Questo perché, dal punto di vista scientifico, concordiamo con altri studiosi nel riconoscere che la crisi del lavoro e del welfare che stiamo attraversando sia, innanzitutto, una crisi morale. Il concetto di morale di cui qui ci avvaliamo, come spiegheremo nel testo, non ha nulla a che fare con l'etica e la filosofia della morale. Ma, piuttosto, con quei processi cognitivi ed interattivi che danno vita a quelle costruzioni sociali che chiamiamo valori, norme ed idee, in base alle quali poi orientiamo e conformiamo i nostri comportamenti, individuali e collettivi. Diventiamo consci di queste costruzioni, cioè del senso morale che le manifesta e le trasmette, quando si trovano su piani di legittimazione sociale differenti. Cioè, quando producono delle contraddizioni, non solo logiche ma, prima di tutto, morali. Per quello che qui ci riguarda, ciò che da una prospettiva generale balza all'occhio, è una semplice ma, a nostro avviso, sorprendente contraddizione: come è possibile che le persone accettino di lavorare come lavorano, o di non lavorare come gli verrebbe richiesto dal sistema di lavorare, ricevendo in cambio ciò che qualcun'altro ha deciso per loro? In altre parole, come fanno le persone ad accettare o a trovare un accordo sul valore da dare alle cose, alle azioni ed alla vita (dato che sono in grado di farlo) nella sfera che riguarda la distribuzione delle risorse materiali? Da questo punto di vista, le convenzioni oltre che a giustificare, fungono anche da equivalenti; da pietre di paragone tra noi e gli altri, tra noi e le cose e tra queste ed il mondo. Così, cercare di studiare le convezioni sociali che popolano il senso morale soggettivo significa prima di tutto comprendere come esse vengano apprese, accettate o criticate dai soggetti. In seconda battuta, è altresì possibile osservare come la loro acquisizione o la loro critica siano per essi necessarie per compiere operazioni di associazione e dissociazione durante l'interazione con i simili. Operazioni che li porteranno a trovare un accordo, implicito o esplicito, sulla realtà delle cose ed il suo funzionamento (sul come il mondo dovrebbe essere, piuttosto che sul come realmente è). Perciò, studiare la natura e le funzioni delle convenzioni sociali dalla prospettiva dell'individuo significa cercare di capire perché, da un lato, certe idee, certi valori e certi costumi non cambiano. Dall'altro, invece, è il desiderio di una maggiore consapevolezza sulle possibilità del loro mutamento e sulle sue dinamiche a muovere l'esplorazione del ricercatore. In entrambi i casi, apriamo una finestra sull'agire sociale degli esseri umani, sulla loro capacità di relazionarsi con il contesto sociale in modo attivo e, sulla loro necessità di adattarvisi in modo passivo. Questa, però, è una finestra particolare, che permette di guardare in un cortile mentre ne riflette un altro. È così, infatti, che lo studio delle convenzioni ci consente di indagare le forze e le strutture che la società mette in campo per la sua conservazione o evoluzione. In questo senso, le convenzioni che popolano il mondo del lavoro e del welfare di oggi, ci parlano dell'organizzazione sociale con cui soddisfiamo i nostri bisogni materiali di sopravvivenza e di relazione. Inoltre, esse ci raccontano che posizione occupiamo in questa organizzazione, o quale dobbiamo occupare, in un ottica di conservazione dell'ordine sociale vigente. Così, questo nostro percorso di ricerca dottorale, non solo può essere inteso come un cammino di crescita personale e professionale durato tre anni, ma anche come un vera e propria pista di ricerca suddivisa grossomodo in tre fasi intimamente concatenate tra loro. La prima fase è stata propedeutica alla comprensione di quanto sia importante studiare con metodo scientifico la natura ed il funzionamento delle convenzioni sociali. Questa comprensione è stata possibile grazie alla conduzione di un'analisi esplorativa delle testimonianze di alcuni osservatori privilegiati del mondo del lavoro e del welfare, basata su una branca della Grounded Theory (Analisi Situazionale). Infatti, in questa prima fase del nostro lavoro abbiamo analizzato il contesto socio-economico della realtà post-fordista, cercando di operare una problematizzazione della crisi del mondo del lavoro e del welfare. Questo approccio pragmatico ci ha portato a delineare lo scopo pratico della ricerca, cioè l'intenzione di individuare degli elementi di conoscenza da cui fosse possibile trarre indicazioni teoriche ed operative utili ad affrontare la complessità dei dilemmi a cui il lavoro ed il welfare ci mettono davanti. Ciò, in un ottica, più che di spendibilità, di responsabilità della ricerca sociologica. Successivamente, dopo aver inquadrato le caratteristiche epistemiche del nostro approccio alla realtà sociale, siamo stati in grado di definire i tre obbiettivi euristici di questo lavoro. La loro chiara individuazione ha così collocato il nostro studio in una prospettiva eminentemente esplorativa sulla composizione e sul ruolo del senso morale. La prima fase del lavoro si è così conclusa con la definizione integrale del disegno della ricerca, del suo percorso metodologico e di tutti gli strumenti analitici necessari ad analizzare i dati provenienti dal caso di studio individuato. La seconda fase della ricerca rappresenta il cuore analitico dello studio nel suo complesso. Infatti, è qui che trovano applicazione il modello analitico e lo schema per l'analisi della grammatica morale, che abbiamo rielaborato a partire dall'insegnamento della scuola dell'Economia delle Convenzioni. La raccolta e l'analisi dei dati sono state condotte su due tipi distinti di materiale: testuale e matriciale. Rispettivamente, il momento qualitativo e quantitativo sono stati utili ad esplorare aspetti diversi della stessa realtà morale. Il primo, ci ha permesso di guardare alla composizione del senso morale collettivo che contraddistingue quell'universo di significati a cavallo tra il mondo del lavoro e del welfare. Inoltre, esso ci ha consentito di riconoscere ed analizzare, non solo la struttura del senso morale pure a livello soggettivo, ma anche gli elementi della sua dinamica. Il secondo momento, invece, ci ha dato la possibilità di individuare quei rapporti di associazione statisticamente significativi, che mettono in evidenza l'oggettività dei legami tra le caratteristiche strutturali degli attori sociali studiati (socio-grafiche e socio-economiche) e la natura del loro senso morale. La terza ed ultima fase, poi, ha rappresentato l'opportunità di fare sintesi e di riallacciare un filo logico tra quanto emerso dall'analisi, il quadro contestuale e la cornice teorica iniziale. In questo senso, tutte le evidenze provenienti rispettivamente dall'analisi testuale e da quella matriciale, ci hanno fornito uno spaccato sulle diverse facce del complesso prisma della realtà morale umana. Così, in sede conclusiva, le evidenze scaturite dal nostro lavoro ci hanno consentito di elaborare alcune considerazioni poste su tre livelli diversi: euristico, teorico e pratico. In questo modo, abbiamo cercato di rispondere alla necessità pragmatica iniziale. Infatti, grazie al raggiungimento degli obbiettivi di ricerca che ci eravamo posti, abbiamo potuto esplodere alcune riflessioni, non solo sul piano sociologico, ma anche su quello delle possibili implicazioni tecnico-politiche di questo lavoro.

The aim of this research is to investigate the moral sense in its subjective and collective forms, through the analysis of the empiric manifestations their interaction produces: the social conventions. Particularly, our goal has been focused on the comprehension of the social coordination, that is to say the study of the ways social actors find an agreement on their conducts, both explicitly and implicitly. Therefore, we took advantage from the theoretical equipment made available by the School of the Economy of the Conventions (and especially from the main works of its founders, Luc Boltanski and Laurent Thévenot). In fact, we have recognized the relevance for sociological research to put more strength on the relevance of the role of subjective moral sense in the explanation of social action in advanced capitalist societies. That is why it has been assumed as the main object of our research. But this assumption has not been clear right from the beginning of this study. Tracing an ironic parallel with our object, it has rather been the outcome of a process. Thus, it took shape a three steps sociological research. In the first phase, we could understood the symbolic level of our research and, consequently, draft its design, thanks to an exploratory grounded theory analysis. In the second one, we found a profitable case study by which conduct our core analysis on moral sense. In the third, we come to an end of our work, providing for a beneficial interpretation of the main findings. We have applied this theoretical approach and this research pathway to the pragmatic issues springing from the contemporary socioeconomic crisis. To this end, we have recognized our work field in those social conventions featuring the universe of meanings stemming from the overlapping of two different kinds of social phenomena: the paradigmatic shifts of the capitalist system and the contemporary shrinking of Welfare State. We have read the intertwining among the technological transformations, the globalizing exchanges, the scarcity and the precarization of labor and the reduction of social protection devices as driving elements of renewed social question. In the space shaped by this social question find place the conflict between the common concept of fordist work and the availability of a decent income for individual life building. In general terms, we have become aware of how this space represents for the collective imaginary a symbolic arena, that we called the common world of wealth redistribution, where people define their reciprocity relationships, both materially and culturally. By the study of the justifications populating this common world (social conventions and their related principles of justice), it has been possible to highlight how there exists basically two different forms of the collective moral sense ruling the reciprocity sphere: the distinctive, and the similarity one. Moreover, both forms are ascribable to an anthropological approach that every social actors shows when he is called to judge the generalized other. Both forms are made by two different sets of social conventions, which each one calls for a diverse anthropological approach. On one side, the distinctive form is featured by selective and conditional conventions, on the other, the similarity one is made up by universal and unconditional conventions. Reckoning also with the role played by the universal equivalent (money) in the objectification of our actors redistributive bonds, we could recognize how the existing need for reciprocity (belonging to both forms) can be collectively satisfied also by a redistributive way apparently exchange free (Universal and Unconditional Basic Income). In fact, we took advantage of an empirical case of study (the Mag6 affaire), where an experimentation of unconditional cash transfer has been carried on by an heterogeneous group of people on two different, but strictly linked, levels of reality: the reflexive and the practical. Methodologically, we used a mixed method for data collection and their analysis. This method is known in literature as simultaneous nested research design. Thanks to this, we succeeded in exploring two different aspects of the moral sense. The qualitative one is related to the composition of its nature and of its dynamic model of transformation. Instead, the quantitative one has helped us to explore the existence of possible associations between social conventions and actors' socioeconomic characteristics. From both this moment we got several kinds of outcomes useful, not only to describe moral sense and its dynamic, but also to stress the contradictions related to social action that arise from the clash between people' believes (collective moral sense) and what they believe in (subjective moral sense). Finally, these outcomes have been used to satisfy our initial aim of finding elements to expand the social knowledge at our disposal to cope with contemporary social question. Thus, we conclude the third and last phase of our work through the exposition of three different types of operative conjectures, by which our findings can be employed. We made some reflections and suggestion, severally, at the heuristic level, at the theoretical and at the practical one. Specifically, we observed how a sociological reading of our outcomes opens up to some new research pathways, to different deep theoretical considerations on social phenomena (like identity, integration and reciprocity) and, last but not least, to some political and operational involvements.

Il Senso Morale. Studio sulle convenzioni sociali nella sfera d'azione della reciprocità Il caso della sperimentazione Mag6 sul Reddito di Esistenza universale ed incondizionato

Muzzioli, Simone Michelangelo
2015-01-01

Abstract

The aim of this research is to investigate the moral sense in its subjective and collective forms, through the analysis of the empiric manifestations their interaction produces: the social conventions. Particularly, our goal has been focused on the comprehension of the social coordination, that is to say the study of the ways social actors find an agreement on their conducts, both explicitly and implicitly. Therefore, we took advantage from the theoretical equipment made available by the School of the Economy of the Conventions (and especially from the main works of its founders, Luc Boltanski and Laurent Thévenot). In fact, we have recognized the relevance for sociological research to put more strength on the relevance of the role of subjective moral sense in the explanation of social action in advanced capitalist societies. That is why it has been assumed as the main object of our research. But this assumption has not been clear right from the beginning of this study. Tracing an ironic parallel with our object, it has rather been the outcome of a process. Thus, it took shape a three steps sociological research. In the first phase, we could understood the symbolic level of our research and, consequently, draft its design, thanks to an exploratory grounded theory analysis. In the second one, we found a profitable case study by which conduct our core analysis on moral sense. In the third, we come to an end of our work, providing for a beneficial interpretation of the main findings. We have applied this theoretical approach and this research pathway to the pragmatic issues springing from the contemporary socioeconomic crisis. To this end, we have recognized our work field in those social conventions featuring the universe of meanings stemming from the overlapping of two different kinds of social phenomena: the paradigmatic shifts of the capitalist system and the contemporary shrinking of Welfare State. We have read the intertwining among the technological transformations, the globalizing exchanges, the scarcity and the precarization of labor and the reduction of social protection devices as driving elements of renewed social question. In the space shaped by this social question find place the conflict between the common concept of fordist work and the availability of a decent income for individual life building. In general terms, we have become aware of how this space represents for the collective imaginary a symbolic arena, that we called the common world of wealth redistribution, where people define their reciprocity relationships, both materially and culturally. By the study of the justifications populating this common world (social conventions and their related principles of justice), it has been possible to highlight how there exists basically two different forms of the collective moral sense ruling the reciprocity sphere: the distinctive, and the similarity one. Moreover, both forms are ascribable to an anthropological approach that every social actors shows when he is called to judge the generalized other. Both forms are made by two different sets of social conventions, which each one calls for a diverse anthropological approach. On one side, the distinctive form is featured by selective and conditional conventions, on the other, the similarity one is made up by universal and unconditional conventions. Reckoning also with the role played by the universal equivalent (money) in the objectification of our actors redistributive bonds, we could recognize how the existing need for reciprocity (belonging to both forms) can be collectively satisfied also by a redistributive way apparently exchange free (Universal and Unconditional Basic Income). In fact, we took advantage of an empirical case of study (the Mag6 affaire), where an experimentation of unconditional cash transfer has been carried on by an heterogeneous group of people on two different, but strictly linked, levels of reality: the reflexive and the practical. Methodologically, we used a mixed method for data collection and their analysis. This method is known in literature as simultaneous nested research design. Thanks to this, we succeeded in exploring two different aspects of the moral sense. The qualitative one is related to the composition of its nature and of its dynamic model of transformation. Instead, the quantitative one has helped us to explore the existence of possible associations between social conventions and actors' socioeconomic characteristics. From both this moment we got several kinds of outcomes useful, not only to describe moral sense and its dynamic, but also to stress the contradictions related to social action that arise from the clash between people' believes (collective moral sense) and what they believe in (subjective moral sense). Finally, these outcomes have been used to satisfy our initial aim of finding elements to expand the social knowledge at our disposal to cope with contemporary social question. Thus, we conclude the third and last phase of our work through the exposition of three different types of operative conjectures, by which our findings can be employed. We made some reflections and suggestion, severally, at the heuristic level, at the theoretical and at the practical one. Specifically, we observed how a sociological reading of our outcomes opens up to some new research pathways, to different deep theoretical considerations on social phenomena (like identity, integration and reciprocity) and, last but not least, to some political and operational involvements.
2015
"Economia delle Convenzioni"; Basic Income; distribuzione del reddito; morale; Welfare state; consumo; postmoderno; società civile; lavoro e globalizzazione
Per ogni situazione, per ciascuna condizione, ci sono delle convenzioni che la giustificano. Ma ci sono anche delle convenzioni che la criticano. Ma che relazione intercorre tra di esse e l'attore sociale? Infatti, un soggetto può non conoscere i fini del proprio lavoro o il significato di un aiuto pubblico di cui beneficia, ma non è detto che non gli interesserebbe conoscerli. Non è detto che se messo nelle condizioni di poterle esprimere, egli non abbia delle buone e forti ragioni da manifestare in merito. E se anche si rifiutasse scientemente di conoscere il senso ed i meccanismi di quel mondo del lavoro e del welfare di cui è parte, non è assolutamente scontato che il suo disinteresse sia naturale o assoluto. Forse, qualcuno non gli ha mai chiesto sinceramente cosa ne pensa. E, sopratutto, è probabile che nessuno abbia mai valorizzato questo suo pensiero. Ciò, non significa però che le persone non siano in grado, se messe nelle condizioni, di elaborare propri pensieri, non solo sulla realtà che vivono, ma anche sulle convenzioni sociali di cui sono attori. Gli esseri umani hanno questa capacità, che qui abbiamo definito come senso morale. Questo lavoro, insieme a quello di tanti altri, sostiene con forza la necessità di riscoprire questa capacità. Di conferire piena dignità ed importanza al senso morale di soggetti. Questo perché, dal punto di vista scientifico, concordiamo con altri studiosi nel riconoscere che la crisi del lavoro e del welfare che stiamo attraversando sia, innanzitutto, una crisi morale. Il concetto di morale di cui qui ci avvaliamo, come spiegheremo nel testo, non ha nulla a che fare con l'etica e la filosofia della morale. Ma, piuttosto, con quei processi cognitivi ed interattivi che danno vita a quelle costruzioni sociali che chiamiamo valori, norme ed idee, in base alle quali poi orientiamo e conformiamo i nostri comportamenti, individuali e collettivi. Diventiamo consci di queste costruzioni, cioè del senso morale che le manifesta e le trasmette, quando si trovano su piani di legittimazione sociale differenti. Cioè, quando producono delle contraddizioni, non solo logiche ma, prima di tutto, morali. Per quello che qui ci riguarda, ciò che da una prospettiva generale balza all'occhio, è una semplice ma, a nostro avviso, sorprendente contraddizione: come è possibile che le persone accettino di lavorare come lavorano, o di non lavorare come gli verrebbe richiesto dal sistema di lavorare, ricevendo in cambio ciò che qualcun'altro ha deciso per loro? In altre parole, come fanno le persone ad accettare o a trovare un accordo sul valore da dare alle cose, alle azioni ed alla vita (dato che sono in grado di farlo) nella sfera che riguarda la distribuzione delle risorse materiali? Da questo punto di vista, le convenzioni oltre che a giustificare, fungono anche da equivalenti; da pietre di paragone tra noi e gli altri, tra noi e le cose e tra queste ed il mondo. Così, cercare di studiare le convezioni sociali che popolano il senso morale soggettivo significa prima di tutto comprendere come esse vengano apprese, accettate o criticate dai soggetti. In seconda battuta, è altresì possibile osservare come la loro acquisizione o la loro critica siano per essi necessarie per compiere operazioni di associazione e dissociazione durante l'interazione con i simili. Operazioni che li porteranno a trovare un accordo, implicito o esplicito, sulla realtà delle cose ed il suo funzionamento (sul come il mondo dovrebbe essere, piuttosto che sul come realmente è). Perciò, studiare la natura e le funzioni delle convenzioni sociali dalla prospettiva dell'individuo significa cercare di capire perché, da un lato, certe idee, certi valori e certi costumi non cambiano. Dall'altro, invece, è il desiderio di una maggiore consapevolezza sulle possibilità del loro mutamento e sulle sue dinamiche a muovere l'esplorazione del ricercatore. In entrambi i casi, apriamo una finestra sull'agire sociale degli esseri umani, sulla loro capacità di relazionarsi con il contesto sociale in modo attivo e, sulla loro necessità di adattarvisi in modo passivo. Questa, però, è una finestra particolare, che permette di guardare in un cortile mentre ne riflette un altro. È così, infatti, che lo studio delle convenzioni ci consente di indagare le forze e le strutture che la società mette in campo per la sua conservazione o evoluzione. In questo senso, le convenzioni che popolano il mondo del lavoro e del welfare di oggi, ci parlano dell'organizzazione sociale con cui soddisfiamo i nostri bisogni materiali di sopravvivenza e di relazione. Inoltre, esse ci raccontano che posizione occupiamo in questa organizzazione, o quale dobbiamo occupare, in un ottica di conservazione dell'ordine sociale vigente. Così, questo nostro percorso di ricerca dottorale, non solo può essere inteso come un cammino di crescita personale e professionale durato tre anni, ma anche come un vera e propria pista di ricerca suddivisa grossomodo in tre fasi intimamente concatenate tra loro. La prima fase è stata propedeutica alla comprensione di quanto sia importante studiare con metodo scientifico la natura ed il funzionamento delle convenzioni sociali. Questa comprensione è stata possibile grazie alla conduzione di un'analisi esplorativa delle testimonianze di alcuni osservatori privilegiati del mondo del lavoro e del welfare, basata su una branca della Grounded Theory (Analisi Situazionale). Infatti, in questa prima fase del nostro lavoro abbiamo analizzato il contesto socio-economico della realtà post-fordista, cercando di operare una problematizzazione della crisi del mondo del lavoro e del welfare. Questo approccio pragmatico ci ha portato a delineare lo scopo pratico della ricerca, cioè l'intenzione di individuare degli elementi di conoscenza da cui fosse possibile trarre indicazioni teoriche ed operative utili ad affrontare la complessità dei dilemmi a cui il lavoro ed il welfare ci mettono davanti. Ciò, in un ottica, più che di spendibilità, di responsabilità della ricerca sociologica. Successivamente, dopo aver inquadrato le caratteristiche epistemiche del nostro approccio alla realtà sociale, siamo stati in grado di definire i tre obbiettivi euristici di questo lavoro. La loro chiara individuazione ha così collocato il nostro studio in una prospettiva eminentemente esplorativa sulla composizione e sul ruolo del senso morale. La prima fase del lavoro si è così conclusa con la definizione integrale del disegno della ricerca, del suo percorso metodologico e di tutti gli strumenti analitici necessari ad analizzare i dati provenienti dal caso di studio individuato. La seconda fase della ricerca rappresenta il cuore analitico dello studio nel suo complesso. Infatti, è qui che trovano applicazione il modello analitico e lo schema per l'analisi della grammatica morale, che abbiamo rielaborato a partire dall'insegnamento della scuola dell'Economia delle Convenzioni. La raccolta e l'analisi dei dati sono state condotte su due tipi distinti di materiale: testuale e matriciale. Rispettivamente, il momento qualitativo e quantitativo sono stati utili ad esplorare aspetti diversi della stessa realtà morale. Il primo, ci ha permesso di guardare alla composizione del senso morale collettivo che contraddistingue quell'universo di significati a cavallo tra il mondo del lavoro e del welfare. Inoltre, esso ci ha consentito di riconoscere ed analizzare, non solo la struttura del senso morale pure a livello soggettivo, ma anche gli elementi della sua dinamica. Il secondo momento, invece, ci ha dato la possibilità di individuare quei rapporti di associazione statisticamente significativi, che mettono in evidenza l'oggettività dei legami tra le caratteristiche strutturali degli attori sociali studiati (socio-grafiche e socio-economiche) e la natura del loro senso morale. La terza ed ultima fase, poi, ha rappresentato l'opportunità di fare sintesi e di riallacciare un filo logico tra quanto emerso dall'analisi, il quadro contestuale e la cornice teorica iniziale. In questo senso, tutte le evidenze provenienti rispettivamente dall'analisi testuale e da quella matriciale, ci hanno fornito uno spaccato sulle diverse facce del complesso prisma della realtà morale umana. Così, in sede conclusiva, le evidenze scaturite dal nostro lavoro ci hanno consentito di elaborare alcune considerazioni poste su tre livelli diversi: euristico, teorico e pratico. In questo modo, abbiamo cercato di rispondere alla necessità pragmatica iniziale. Infatti, grazie al raggiungimento degli obbiettivi di ricerca che ci eravamo posti, abbiamo potuto esplodere alcune riflessioni, non solo sul piano sociologico, ma anche su quello delle possibili implicazioni tecnico-politiche di questo lavoro.
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Tipologia: Tesi di dottorato
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