Il complesso di San Zeno, situato in prossimità della riva destra dell'Adige, lievemente discosto dall'antico centro urbano di epoca romana, rappresenta, fin dai secoli più alti del medioevo, uno dei principali fulcri della vita culturale, religiosa ed artistica della città di Verona. Le progressive fortune di questo insediamento, che accolse una delle realtà benedettine più rilevanti del Nord della penisola italiana, si riverberano nella straordinaria quantità di opere d'arte e nelle complicate stratificazioni architettoniche occorse in ben oltre un millennio di vita. Varie testimonianze storiche e alcune leggende agiografiche sembrerebbero confermare proprio in questo sito la presenza del sepolcro di san Zeno, l'eminente e colto prelato vissuto nel IV secolo, e, molto presto, la presenza di un edificio di culto ad esso collegato, di cui non restano tracce. Permangono, invece, resti significativi di una fase di ampliamento d'epoca carolingia, cui appartiene un importante ciclo di affreschi, ascrivibile agli inizi del IX secolo, solo recentemente riconosciuto.La fase di maggiore sviluppo dell'abbazia si colloca, però, fra l'XI e il XII secolo, quando furono integralmente riedificati il campanile, il corpo basilicale, il chiostro e, verosimilmente, altre parti del monastero, secondo i modi di un linguaggio romanico che si stava imponendo endemicamente in area padana: proprio in questa fortunata congiuntura lavorò a San Zeno una delle maggiori personalità artistiche del momento, lo scultore Nicolò, che lasciò nel protiro di facciata e in alcuni pannelli adiacenti al portale la testimonianza della propria indiscussa maestria. Non si possono, tuttavia, dimenticare le significative modifiche portate alla fabbrica fra XII e XIII secolo, con l’inserimento del famoso rosone, ruota della fortuna, in facciata e con la costruzione della grande cripta in onore del santo patrono.Queste e innumerevoli altre opere d'arte furono testimoni di importanti vicende storiche, fra le quali i soggiorni di numerosi imperatori che, giunti a sud delle Alpi per necessità politiche o per impellenti esigenze militari, stabilirono a San Zeno la propria temporanea dimora. La presenza di uno di essi, nientemeno che il dotto Federico II di Svevia, fu probabilmente la ragione per la realizzazione dello straordinario ciclo pittorico duecentesco della torre abbaziale, all'interno di una loggia, che di certo rivestiva una funzione nodale nell'accoglienza degli ospiti più illustri dell’abbazia.L'ultima intensa campagna di lavori, prima di una lenta e graduale stagione di declino, si ebbe all'inizio del Trecento con la ricostruzione del chiostro e quindi, al volgere del secolo, con l'erezione del nuovo catino absidale, dove il lessico del gotico più maturo trovò una squisita formulazione in un elegante ed accentuato verticalismo. Proprio al centro del nuovo presbiterio, solo qualche decennio più tardi, fu collocata la pala che l'abate Gregorio Correr commissionò ad Andrea Mantegna, testimonianza capitale del Rinascimento nell’Italia settentrionale.Per i tipi di Cierre è in preparazione un volume di grande formato che, attraverso un appassionante percorso per immagini, vuole narrare la storia e, al contempo, mostrare le ricchezze artistiche del complesso abbaziale, accumulatesi nel corso dei secoli grazie alla perizia virtuosa degli artefici e alla sensibilità della loro committenza. Alternando inquadrature d'insieme e sguardi ravvicinati, che consentono di vedere per la prima volta dettagli spesso inaccessibili, il volume restituisce un ritratto inedito della basilica dedicata al santo patrono, simbolo di Verona e punto d’incontro di un articolato tessuto sociale fra medioevo ed età moderna.

San Zeno in Verona

FRANCO, Tiziana;CODEN, Fabio
2014-01-01

Abstract

Il complesso di San Zeno, situato in prossimità della riva destra dell'Adige, lievemente discosto dall'antico centro urbano di epoca romana, rappresenta, fin dai secoli più alti del medioevo, uno dei principali fulcri della vita culturale, religiosa ed artistica della città di Verona. Le progressive fortune di questo insediamento, che accolse una delle realtà benedettine più rilevanti del Nord della penisola italiana, si riverberano nella straordinaria quantità di opere d'arte e nelle complicate stratificazioni architettoniche occorse in ben oltre un millennio di vita. Varie testimonianze storiche e alcune leggende agiografiche sembrerebbero confermare proprio in questo sito la presenza del sepolcro di san Zeno, l'eminente e colto prelato vissuto nel IV secolo, e, molto presto, la presenza di un edificio di culto ad esso collegato, di cui non restano tracce. Permangono, invece, resti significativi di una fase di ampliamento d'epoca carolingia, cui appartiene un importante ciclo di affreschi, ascrivibile agli inizi del IX secolo, solo recentemente riconosciuto.La fase di maggiore sviluppo dell'abbazia si colloca, però, fra l'XI e il XII secolo, quando furono integralmente riedificati il campanile, il corpo basilicale, il chiostro e, verosimilmente, altre parti del monastero, secondo i modi di un linguaggio romanico che si stava imponendo endemicamente in area padana: proprio in questa fortunata congiuntura lavorò a San Zeno una delle maggiori personalità artistiche del momento, lo scultore Nicolò, che lasciò nel protiro di facciata e in alcuni pannelli adiacenti al portale la testimonianza della propria indiscussa maestria. Non si possono, tuttavia, dimenticare le significative modifiche portate alla fabbrica fra XII e XIII secolo, con l’inserimento del famoso rosone, ruota della fortuna, in facciata e con la costruzione della grande cripta in onore del santo patrono.Queste e innumerevoli altre opere d'arte furono testimoni di importanti vicende storiche, fra le quali i soggiorni di numerosi imperatori che, giunti a sud delle Alpi per necessità politiche o per impellenti esigenze militari, stabilirono a San Zeno la propria temporanea dimora. La presenza di uno di essi, nientemeno che il dotto Federico II di Svevia, fu probabilmente la ragione per la realizzazione dello straordinario ciclo pittorico duecentesco della torre abbaziale, all'interno di una loggia, che di certo rivestiva una funzione nodale nell'accoglienza degli ospiti più illustri dell’abbazia.L'ultima intensa campagna di lavori, prima di una lenta e graduale stagione di declino, si ebbe all'inizio del Trecento con la ricostruzione del chiostro e quindi, al volgere del secolo, con l'erezione del nuovo catino absidale, dove il lessico del gotico più maturo trovò una squisita formulazione in un elegante ed accentuato verticalismo. Proprio al centro del nuovo presbiterio, solo qualche decennio più tardi, fu collocata la pala che l'abate Gregorio Correr commissionò ad Andrea Mantegna, testimonianza capitale del Rinascimento nell’Italia settentrionale.Per i tipi di Cierre è in preparazione un volume di grande formato che, attraverso un appassionante percorso per immagini, vuole narrare la storia e, al contempo, mostrare le ricchezze artistiche del complesso abbaziale, accumulatesi nel corso dei secoli grazie alla perizia virtuosa degli artefici e alla sensibilità della loro committenza. Alternando inquadrature d'insieme e sguardi ravvicinati, che consentono di vedere per la prima volta dettagli spesso inaccessibili, il volume restituisce un ritratto inedito della basilica dedicata al santo patrono, simbolo di Verona e punto d’incontro di un articolato tessuto sociale fra medioevo ed età moderna.
2014
9788883147739
Verona; San Zeno; architettura; scultura; pittura; Medioevo; Scultura paleocristiana; scultura romanica; Pittura romanica; Pittura carolingia; pittura gotica; arte e architettura medievale; rinascita carolingia; rinascita ottoniana; architettura gotica; pittura tardo gotica; scultura gotica; architettura romanica; architettura tardo gotica; architettura carolingia; architettura paleocristiana; scultura bizantina; porte bronzee medievali
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/847366
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