Il lavoro intende verificare se l'uso platonico di metafore e miti ("immagini parlate") dia continuità e consistenza a una riflessione di carattere morale. Punto d'avvio è l'immagine della 'Repubblica' dov'è descritto l'inganno prospettico indotto nella vista dalla 'skiagraphìa', tecnica dell'uso a distanza di ombre, per alterare le dimensioni naturali e proporre - a chi guardi da lontano e dal basso - apparenze di realtà. La poesia tragica, rappresentando piaceri e dolori dei propri personaggi in modo del pari prospetticamente alterato, induce effetti illusori sull'anima degli spettatori, creandole conflitti negativi in sede morale, ma soprattutto dolorosa confusione, fonte d'infelicità. Dunque, per una condotta corretta e base, invece, della "vita più dolce", va acquisita ( e poi 'agìta') una misurata visione prospettica: sia di sé, come anima incarnata in un corpo sensibile, sia dei molto modi del godimento e della sofferenza di cui, come anima incarnata e non semplice corpo, si è capaci. Una proposta, questa di Platone, ben più articolata e ricca di quella ascetica e rigoristica tradizionalmente ascrittagli, non priva poi d'interessanti legami con problemi contemporanei.
'Prospettive' del gioire e del soffrire nell'etica di Platone. II edizione in ristampa anastatica e aggiornata
NAPOLITANO, Linda
2013-01-01
Abstract
Il lavoro intende verificare se l'uso platonico di metafore e miti ("immagini parlate") dia continuità e consistenza a una riflessione di carattere morale. Punto d'avvio è l'immagine della 'Repubblica' dov'è descritto l'inganno prospettico indotto nella vista dalla 'skiagraphìa', tecnica dell'uso a distanza di ombre, per alterare le dimensioni naturali e proporre - a chi guardi da lontano e dal basso - apparenze di realtà. La poesia tragica, rappresentando piaceri e dolori dei propri personaggi in modo del pari prospetticamente alterato, induce effetti illusori sull'anima degli spettatori, creandole conflitti negativi in sede morale, ma soprattutto dolorosa confusione, fonte d'infelicità. Dunque, per una condotta corretta e base, invece, della "vita più dolce", va acquisita ( e poi 'agìta') una misurata visione prospettica: sia di sé, come anima incarnata in un corpo sensibile, sia dei molto modi del godimento e della sofferenza di cui, come anima incarnata e non semplice corpo, si è capaci. Una proposta, questa di Platone, ben più articolata e ricca di quella ascetica e rigoristica tradizionalmente ascrittagli, non priva poi d'interessanti legami con problemi contemporanei.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.