Si tratta dell'edizione e traduzione italiana del trattato sui moriscos scritto da Pedro de Valencia nel 1606. Il testo è corredato da un'ampia introduzione sull'autore, una figura di primissimo piano nella vita culturale della monarchia degli Asburgo tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, anche se fino a qualche decennio fa praticamente ignorato. Straordinario ellenista, biblista, eccellente filologo e latinista, molti dei suoi innumerevoli scritti si misurano anche con le più svariate e complesse questioni della Spagna dei Secoli d’Oro.Il Trattato sui moriscos di Spagna, scritto nel 1606, pochi anni prima della loro espulsione, e indirizzato al confessore del re, è in contrasto con la decisione, poi adottata dalla Corona, di espellerli. L’opuscolo nasce da un bisogno di riforma della monarchia, dal problema sempre più acuto della distribuzione della ricchezza, dall’esigenza di un cristianesimo che converta alla parola di Cristo attraverso la comprensione e l’indulgenza e dal tentativo di conciliare diverse culture. I moriscos sono l’altro rispetto agli spagnoli. Dello scritto di Valencia si conservano tre copie contenute in due codici della Biblioteca Nacional di Madrid. Due copie si trovano nel manoscritto 7845: la prima è compresa tra le carte 4-42 (d’ora in avanti S1), la seconda tra le carte 45-102r (d’ora in avanti S2). La carta 44, di mano diversa, presenta una rapida presentazione della vita e delle opere di Valencia. Mentre S1presenta una grafia del XVII secolo, S2 una grafia del XIX secolo e segue in maniera fedele il testo di S1, anche se talora sono presenti alcune varianti nelle parole ai margini, che cercano di meglio precisare i riferimenti di Valencia. La terza copia si trova nel manoscritto 8888, compresa tra le carte 3r-160r (d’ora in avanti M). Si tratta di un codice datato 1 novembre 1777. La trascrizione, con grafia molto curata, è eseguita, come si legge nella carta 160v, da un manoscritto, oggi perduto, datato ad Avila il 5 dicembre 1613, ossia otto anni dopo la redazione del testo di Valencia. Rispetto al codice del Mss7845, il testo viene preceduto dalla lettera Al padre maestro fray Diego de Mardones, confesor del Rey Nuestro Señor (cc. 1-3r). Nella traduzione/edizione sono stati tenuti costantemente presente i tre manoscritti, correggendo alcuni errori dell’edizione di Rafael González Cañal (Pedro de Valencia, Obras completas, IV/2, León, Universidad de León, 1999, pp. 67-139. Anche l’apparato critico esplicativo fornito dall’editore spagnolo, cui pure si deve in buona parte la localizzazione delle numerosissime citazioni che intessono il discorso di Valencia, è stato rivisto e corretto. In modo particolare abbiamo individuato, localizzato o meglio precisato i riferimenti contenuti, talora completamente omessi, nelle note 2, 3, 5, 12, 13, 14, 20, 23, 24, 25, 26, 27, 31, 36, 43, 48, 56, 57, 58, 61, 62,63, 65, 67, 72, 73, 85, 85, 87, 89, 90, 93, 97, 98, 99, 102, 104, 105, 107, 112, 121, 131, 134, 136, 138, 139, 149, 150, 151, 156,160, 162, 164, 165, 170, 173, 177, 179, 181. Diversamente dall’edizione spagnola, sono sempre state tradotte sia le citazioni latine sia quelle in greco.
Pedro de Valencia, Trattato sui moriscos di Spagna. Introduzione, edizione e note di Felice Gambin. Alla traduzione ha collaborato Silvia Monti
GAMBIN, Felice
2013-01-01
Abstract
Si tratta dell'edizione e traduzione italiana del trattato sui moriscos scritto da Pedro de Valencia nel 1606. Il testo è corredato da un'ampia introduzione sull'autore, una figura di primissimo piano nella vita culturale della monarchia degli Asburgo tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, anche se fino a qualche decennio fa praticamente ignorato. Straordinario ellenista, biblista, eccellente filologo e latinista, molti dei suoi innumerevoli scritti si misurano anche con le più svariate e complesse questioni della Spagna dei Secoli d’Oro.Il Trattato sui moriscos di Spagna, scritto nel 1606, pochi anni prima della loro espulsione, e indirizzato al confessore del re, è in contrasto con la decisione, poi adottata dalla Corona, di espellerli. L’opuscolo nasce da un bisogno di riforma della monarchia, dal problema sempre più acuto della distribuzione della ricchezza, dall’esigenza di un cristianesimo che converta alla parola di Cristo attraverso la comprensione e l’indulgenza e dal tentativo di conciliare diverse culture. I moriscos sono l’altro rispetto agli spagnoli. Dello scritto di Valencia si conservano tre copie contenute in due codici della Biblioteca Nacional di Madrid. Due copie si trovano nel manoscritto 7845: la prima è compresa tra le carte 4-42 (d’ora in avanti S1), la seconda tra le carte 45-102r (d’ora in avanti S2). La carta 44, di mano diversa, presenta una rapida presentazione della vita e delle opere di Valencia. Mentre S1presenta una grafia del XVII secolo, S2 una grafia del XIX secolo e segue in maniera fedele il testo di S1, anche se talora sono presenti alcune varianti nelle parole ai margini, che cercano di meglio precisare i riferimenti di Valencia. La terza copia si trova nel manoscritto 8888, compresa tra le carte 3r-160r (d’ora in avanti M). Si tratta di un codice datato 1 novembre 1777. La trascrizione, con grafia molto curata, è eseguita, come si legge nella carta 160v, da un manoscritto, oggi perduto, datato ad Avila il 5 dicembre 1613, ossia otto anni dopo la redazione del testo di Valencia. Rispetto al codice del Mss7845, il testo viene preceduto dalla lettera Al padre maestro fray Diego de Mardones, confesor del Rey Nuestro Señor (cc. 1-3r). Nella traduzione/edizione sono stati tenuti costantemente presente i tre manoscritti, correggendo alcuni errori dell’edizione di Rafael González Cañal (Pedro de Valencia, Obras completas, IV/2, León, Universidad de León, 1999, pp. 67-139. Anche l’apparato critico esplicativo fornito dall’editore spagnolo, cui pure si deve in buona parte la localizzazione delle numerosissime citazioni che intessono il discorso di Valencia, è stato rivisto e corretto. In modo particolare abbiamo individuato, localizzato o meglio precisato i riferimenti contenuti, talora completamente omessi, nelle note 2, 3, 5, 12, 13, 14, 20, 23, 24, 25, 26, 27, 31, 36, 43, 48, 56, 57, 58, 61, 62,63, 65, 67, 72, 73, 85, 85, 87, 89, 90, 93, 97, 98, 99, 102, 104, 105, 107, 112, 121, 131, 134, 136, 138, 139, 149, 150, 151, 156,160, 162, 164, 165, 170, 173, 177, 179, 181. Diversamente dall’edizione spagnola, sono sempre state tradotte sia le citazioni latine sia quelle in greco.File | Dimensione | Formato | |
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